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È il momento giusto per i thriller psicologici su Apple TV+, e l’ha dimostrato anche Before

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Una caratteristica che contraddistingue il catalogo di Apple TV+, di cui Before è una delle ultime aggiunte, sta nella limitata quantità di titoli, se paragonati alle altre piattaforme. Pochi, vari ed eterogenei, che compongono una libreria coesa, precisa e facilmente recuperabile. Bastano, infatti, pochi mesi, per vedere tutti i validissimi prodotti che Apple TV+ ha da proporre. Una minor quantità che non inficia assolutamente con la qualità, ma anzi la evidenzia. Dalla comedy Ted Lasso, alla sci-fi Fondazione, passando per le spy-story e i dramma, le serie firmate Apple TV sono molto diverse le une dalle altre, anche se forse un comune denominatore esiste.

Più della trama in sé, infatti, grandissimo spazio viene riservato ai personaggi. Le storie di questi costituiscono il cuore delle vicende, sia che siano ambientata in un campo da calcio britannico o nello spazio di un lontano futuro. I personaggi diventano specchio di emozioni, sogni e paure in cui ognuno di noi riesce facilmente a ritrovarsi e a immedesimarsi. Forti di una sceneggiatura che rende loro onore, i personaggi di queste serie sono ciò che ha fatto davvero la fortuna della maggior parte dei titoli del catalogo.

Negli ultimi anni, l’interesse nei confronti della “mente” dei personaggi ha portato alla realizzazione di più serie incentrate sui temi della psicologia e della salute mentale. Un argomento finalmente sdoganato (almeno in parte) e molto vivo nel nostro presente che ha preso piede attraverso un vero e proprio filone televisivo. The Patient, The Shrink Next Door e Shrinking rappresentano tre prospettive differenti sulla terapia, attraverso tre protagonisti nettamente diversi l’uno dall’altro. Dove Shrinking e The Shrink Next Door optano per l’humor, spesso nerissimo, per dare enfasi a tematiche complesse, The Patient utilizza, invece, il thriller psicologico.

Lo stesso genere che la più recente Before ha deciso di fare suo, mischiandolo all’horror.

Da sempre, i thriller psicologici hanno un potere magnetico. Ci attirano in un vortice di tensione e paranoia che ci coinvolge fisicamente ed emotivamente. A differenza dei thriller tradizionali, in cui l’azione è guidata da eventi esterni quali omicidi, fughe o intrighi, il thriller psicologico gioca con le menti dei personaggi e, di riflesso, con quella degli spettatori. Ma cosa rende questo genere così affascinante? All’interno di questo fruttuoso sottogenere del thriller, lo scontro tra il protagonista e il suo avversario si gioca tutto su un piano mentale. L’eroe malinconico del thriller è tormentato da traumi, disturbi mentali o segreti sepolti nel suo subconscio.

La sua battaglia interiore diventa il fulcro della storia, trasformando il thriller stesso in un viaggio dentro le profondità della psiche umana. Ed è d’altronde anche questo il motivo per cui la narrazione risulta spesso inaffidabile. Chi racconta la storia – sia esso un narratore esterno o il protagonista – non è sempre degno di fiducia e il plot twist di tanti titoli risiede proprio in una rivelazione finale che ribalta la storia per intero.

Spesso il pubblico scopre che ciò che ha visto o creduto fino a un certo punto della trama non era reale. Flashback ingannevoli, sogni scambiati per realtà, manipolazioni mentali: tutto è costruito per tenere lo spettatore in bilico tra il vero e il falso. Nel thriller psicologico, la tensione nasce dall’incertezza e dal non detto. Silenzio, sguardi prolungati, dettagli insignificanti che acquisiscono significato con il tempo. Ogni elemento contribuisce a costruire un’atmosfera inquietante. Il ritmo può essere lento, ma ogni scena è carica di un senso di minaccia latente.

Il dottor Adler in una delle sue allucinazioni in Before
Credits: Apple TV+

Prima di Before, non possiamo non citare un altro esempio eccellente del genere. Anche questo disponibile sul catalogo Apple TV+.

Stiamo parlando di Disclaimer, la miniserie con protagonista Cate Blanchett e diretta da Alfonso Curaon, che racconta di un thriller nel thriller. I primi episodi dello show ci introducono tre diverse storie, intrinsecamente connesse tra loro. Tre punti di vista della stessa vicenda di cui non si conosce mai davvero la verità, almeno fino a quella spaventosa rivelazione. Disclaimer è abilissima nel giocare con la nostra percezione. Puntata dopo puntata, mentre gli avvenimenti di quella calda estate italiana prendono forma, siamo pienamente convinti di aver capito tutto. I ruoli di vittima e carnefice sono ben definiti, vostro onore la giuria si è espressa.

Tutti gli elementi cari al thriller psicologico vengono esasperati trascinando lo spettatore nello stesso vortice senza uscita in cui precipitano i personaggi di Disclaimer.

Nella miniserie, ogni dettaglio apparentemente insignificante sembra celare un’ombra più profonda, un inganno sottile che sfida anche le menti più razionali. Alfonso Cuaron attinge dai grandi maestri, ma arricchisce la narrazione con un’intensità sensuale e viscerale. Il tradimento diventa il fulcro emotivo della vicenda, una passione inarrestabile che trascina Jonathan tra le braccia di Catherine. E siamo così sicuri che sia andata così, siamo talmente convinti che quella mostrata sia l’unica verità da sentirci fisicamente male quando, invece, ci rendiamo conto di aver sbagliato tutto. Disclaimer è davvero uno dei più grandi esempi di thriller psicologico degli ultimi anni e la riprova che la strada intrapresa da Apple TV+ nei confronti del genere è quella giusta.

Talmente giusta da aver portato alla produzione di un’altra miniserie uscita anch’essa quest’anno: Before.

Stavolta il thriller psicologico rimane più lineare, mescolandosi a elementi di orrore lovercraftiano. Eli Adler è uno psichiatria infantile, in lutto da quando sua moglie si è uccisa tagliandosi i polsi nella vasca da bagno. In fase di diniego assoluto, Eli non trova una motivazione per andare avanti. Né nel lavoro, né tantomeno nella figlia o nella nipote, in cui sembra non riuscire a costruire un rapporto sincero. Come se non bastasse, la moglie Lynn gli appare in visioni sempre più terrificanti, suggerendo segreti non ancora del tutto esplorati.

Poi, una notte, Eli fa la conoscenza di un bambino silenzioso e strano di nome Noah, che non ha mai visto prima. Il bambino, comparso alla sua porta dal nulla e in preda al sonnambulismo sembra connesso alla moglie Lynn ed è questo che spinge Eli a indagare. Man mano che il rapporto tra i due si intensifica, l’uomo si rende conto di quanti segreti avesse in realtà celato Lynn nel loro matrimonio e di come riguardassero anche lui. Il passato, il presente e il futuro si intrecciano in Before attraverso ricordi e immagini di altre vite, mentre una presenza strisciante minaccia il piccolo Noah.

Quanto c’è di reale nelle visioni che riguardano il bambino? E la percezione di Eli è limpida o influenzata dal rapporto con il suo piccolo paziente?

Una scena tratta dalla serie tv 'Before', una delle nuove serie tv da vedere dell'ultimo periodo
Credits: Apple Tv+

Il protagonista di Before (qui la nostra recensione) è, a tutti gli effetti, un narratore inattendibile. Il trauma della morte della moglie, il suo coinvolgimento in prima persona nel suicidio, il senso di colpa e la paura, sono elementi che contribuiscono a rendere Eli un personaggio di cui non ci si può fidare. La miniserie ci spinge fin da subito a fare nostra questa consapevolezza, mettendo così in discussione ogni decisione dello psichiatra. Il suo interesse nei confronti del caso di Noah rasenta l’ossessione, tanto da portarci a sospettare che sia tutto nella sua testa, che ogni collegamento con la moglie defunta sia frutto della sua immaginazione.

D’altro canto, però, è sempre Before a trasformarci in detective in cerca del minimo indizio. Le visioni che tormentano Eli e i vermi che infestano Noah sono troppo chiari e vividi per essere una mera illusione. Mano mano che la storia procede, poi, i due tipi di incubi si intrecciano tra loro creando un ponte tra la vicenda personale di Eli e quella di Noah. Nel mezzo aleggia il fantasma di Lynn. Gli indizi sparsi nel corso delle puntate hanno il duplice e opposto intento di confonderci e metterci nella giusta direzione. Sta a noi decidere a cosa vogliamo credere.

La stessa indecisione che affligge anche il protagonista. Lui, un uomo di scienza che crede fino al midollo solo nell’esistenza del tangibile, che si ritrova a mettere in discussione ogni sua credenza. Noah, infatti, lo spinge a credere in un altrove, in una spiritualità che li coinvolge da vicinissimo e li lega con questo filo invisibile attraverso i secoli. La confusione volutamente trasmessa dalla trama si traduce in una confusione narrativa ed estetica che abbraccia ogni aspetto.

Before confeziona la follia e la impacchetta in un thriller psicologico.