Behind The Series è la rubrica di Hall of Series in cui vi raccontiamo tutto quel che c’è dietro le nostre serie tv preferite. Sul piano tecnico, registico, intimistico, talvolta filosofico.
In principio era il Verbo. È con queste parole che il più apocalittico tra gli apostoli apre il suo Vangelo e ci parla dell’origine di ogni cosa, di quell’archè (dal greco ἀρχή che significa “principio”) a cui i filosofi greci attribuivano la creazione del mondo. E il principio per Giovanni, e conseguentemente per la religione cristiana, non è che la parola divina attraverso la quale Dio crea l’esistenza stessa. Potremmo dire, quindi, che tutto inizia da una buona storia. Il nostro terzo appuntamento, Good Omens, non fa che questo insomma: raccontare una storia, raccontare LA storia, che ha dato inizio al tutto.
Come le due serie trattate precedentemente nella nostra rubrica, anche Good Omens si caratterizza da una narrazione complessa e stratificata, per giunta su un argomento complesso che affonda le sue radici non solo nella mitologia cristiana ma anche nel cuore più profondo della fede personale. Quest’articolo dedicato al “dietro le quinte” della serie ha come scopo quello di raccontare una storia che non è solo quella di Good Omens, ma quella di una fede e di una dottrina, di un sistema di credenze antico e a tratti ancora misterioso.
Good Omens: gli scrittori e il contesto
Ti aspetti che Adamo ed Eva neri possano irritare qualcuno, visto che qualche devoto assume fossero bianchi?
Stiamo parlando di uno show basato sull’idea che l’Anticristo potrebbe effettivamente essere un bravo ragazzo, nel quale un demone e un angelo stanno lavorando contro gli ordini del Paradiso e dell’inferno per fermare l’Apocalisse e salvare il mondo. Su questa base, credo che un Adamo e una Eva neri possano essere un buon modo per far sapere a chiunque si offenda per uno qualsiasi di questi concetti che può smettere di guardare subito. È più sicuro spegnere. Sei solo a tre minuti. Se sei già offeso, continuerai ad avere problemi dopo.
Intervista a Neil Gaiman – Autore e sceneggiatore di Good Omens
Come ogni buona storia, Good Omens parte da un’idea e dalla penna di qualcuno. Più precisamente, dalla penna magica di Terry Pratchett e Neil Gaiman che nel 1990 decisero di unire le forze per riscrivere una delle storie più difficili del mondo nello stile più irriverente possibile. Entrambi atei, nascono e crescono in ambienti religiosi dai quali assorbono tutte le istanze e i temi che inseriranno nelle loro opere principali. Pratchett cresce in un ambiente anglicano e, ciononostante, spingerà per il suicidio assistito quando il suo Alzheimer diventerà troppo invalidante. Il suo stile umoristico e parodistico si riflette anche nel modo in cui affronta la morte e sarà un’impronta indelebile per Good Omens.
La stiamo prendendo abbastanza filosoficamente e, se possibile, con discreto ottimismo. Vorrei attirare l’attenzione a chiunque stia leggendo il messaggio che questo dovrebbe essere interpretato come “non sono morto”. Lo sarò, ovviamente, in qualche punto futuro, così come chiunque altro.
La sua opera principale rimane la saga di Mondo Disco, dove racconta in modo estensivo un gran numero di miti e leggende del fantasy moderno. Tuttavia, il racconto che ci preme sottolineare è “Small Gods” (Piccole Divinità) nel quale ironizza sulla religione e, soprattutto, sul suo ruolo nel potere politico.
Neil Gaiman ha un rapporto con la religione molto particolare: nato ebreo, si ritrova a far parte con la famiglia del culto Scientology.
Credo potremmo dire che Dio esiste nell’Universo DC. Non metterei la mano sul fuoco riguardo l’esistenza di Dio in quest’universo. Non so, credo si sia il 50% di possibilità che esista davvero. Non mi importa così tanto.
Come Pratchett, Gaiman utilizza la religione come mezzo per raccontare qualcos’altro e non come scopo della narrazione. In American Gods, per esempio, usa come pretesto lo scontro tra i nuovi e i vecchi dei per raccontare qualcosa di più profondo: come il potere vero sia nelle mani dell’uomo e non della divinità, la quale non può fare altro che cercare di convincere l’uomo ad ascoltarla e alimentarla. Perché in fin dei conti è questo che lega questi due scrittori: il profondo umanesimo.
Così, quando scriveranno Good Omens, scriveranno la storia di due esseri divini che, conquistati dall’umanità, decideranno di mandare all’aria un piano millenario anziché perderla. Tutto, dallo scopo dei due protagonisti alla natura stessa di quello che dovrebbe essere l’antagonista designato dal piano divino, passa dall’umanità: fragile, indecisa, peccaminosa, superficiale, ma potente. Nel senso più elevato del termine.
La cornice narrativa: il Libro della Genesi, il Libro della Rivelazione
Le attuali teorie sulla creazione dell’universo sostengono che, se è stato davvero creato e non è solo apparso, diciamo, spontaneamente, questo è successo venti miliardi di anni fa. E l’età della Terra si aggirerebbe intorno ai quattro miliardi e mezzo di anni: queste date sono sbagliate.
La voce di Dio – Good Omens
Good Omens si apre innanzitutto col Verbo. Dio ci parla dell’inizio del mondo e ci dice che tutto ciò che conosciamo è sbagliato. Fin da subito la serie esplicita quindi il suo scopo, che è quello di raccontare la vera storia delle origini. A cominciare dalle premesse, è chiaro che la prima e più grande cornice nella quale si muove la serie sia quella della Bibbia, soprattutto nel suo primo e ultimo capitolo. Il Libro della Genesi è citato fin da subito e nelle sue parti iniziali: creazione e peccato originale. Che decidiamo di adottare la Genesi come un resoconto fattuale o un libro allegorico, è importante perché stabilisce da subito la natura del libero arbitrio, le sue conseguenze e l’importanza delle leggi divine, tutti elementi che saranno fondamentali nella serie.
Crowley: Magari ha esagerato un po’, era la loro prima violazione. Cosa c’è di sbagliato nel conoscere la differenza tra il bene e il male?
Azraphel: Beh, dev’essere particolarmente grave… Altrimenti non li avresti indotti in tentazione.
Il Libro della Rivelazione, ovvero l’Apocalisse di Giovanni, è l’ultimo atto della Bibbia ed è considerato ancora oggi uno dei testi più difficili da interpretare. Escatologico e profetico, l’Apocalisse utilizza immagini, simboli e visioni per indagare quale sarà il destino dell’uomo e dell’umanità. In particolare, profetizza la seconda venuta di Gesù e l’instaurazione definitiva del regno di Dio attraverso il Giudizio Universale: il giudizio delle azioni fatte dagli uomini e la loro conseguente destinazione all’Inferno o al Paradiso. L’Anticristo viene simbolicamente rappresentato come la “bestia che viene dal mare” che costringe tutti gli uomini ad adorarla. Interessante osservare come sia il Giudizio Universale sia i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse facciano parte del disegno divino e siano, quindi, elementi considerati necessari al Regno dei Cieli.
Azraphel: Vinceremo noi, certo.
Crowley: Lo credi veramente?
Azraphel: Ci mancherebbe. Il Paradiso, alla fine, trionfa sempre sulle tenebre. Andrà tutto a meraviglia.
Da qui Good Omens dipinge l’Apocalisse come un piano combinato sia dalle forze del Male che da quelle del Bene, mentre i due protagonisti al centro desiderano aiutare l’umanità dipinta come unica vera vittima della Fine dei Tempi.
Nelle pagine: il potere delle parole
Dio: Ecco il momento: il nome. Il nome decreterà il suo scopo, la sua funzione, la sua identità. Questo è il momento che metterà in moto l’Armageddon. Il cane emise un ringhio carico di minaccia. Il tipo di ringhio che inizia dal fondo della gola e finisce su quella di qualcun altro.
Adam: Lo chiamerò Dog. Non dà problemi un nome del genere.
Ovviamente per raccontare una buona storia le parole sono fondamentali e nel caso di Good Omens questo è vero non solo perché le parole hanno un significato intrinseco, ma perché hanno letteralmente il potere di plasmare la realtà. Partendo da Adam Young, l’Anticristo, che già dal nome porta con sé tutto un insieme di simbolismi. Adam, in ebraico, vuol dire “uomo” e non può essere un caso che il ragazzo si dimostri molto più umano di quello che le corti divine si aspettassero. Così come il nome del Cerbero gli ha instillato un comportamento canino, così il nome Adam potrebbe aver decretato nell’Anticristo alcune caratteristiche tipiche dell’Adamo originario: il primo vero umanista che mette in discussione l’ordine divino.
Non capiva perché le persone avessero fatto tutte quelle storie sul mangiare quel frutto comunque, ma la vita sarebbe stata molto meno divertente se non l’avessero fatto. E non c’era mai stata una mela, secondo Adam, che non valesse i problemi nei quali s’erano cacciati per mangiarla.
Good Omens, libro
Nel corso della serie, poi, Adam dimostrerà come le sue parole e i suoi pensieri plasmino sempre la realtà e persino il regno delle possibilità dei suoi nemici. Ma Good Omens è piena di esempi che dimostrano come il potere delle parole sia il più grande di tutti: le profezie di Agnes sono a tutti gli effetti realtà in potenza e hanno il destino di avversarsi.
In questo ci vediamo la mano dello scrittore di storie che crea una struttura a livelli in cui esistono meta-libri e meta-parole che plasmano contemporaneamente la nostra realtà e quella all’interno della serie.
Prima Novella: Azraphel e il Paradiso
Azraphel: Sono orgoglioso di potervi comunicare che l’anticristo si sta dirigendo verso la luce.
Gabriele: Davvero notevole, Azraphel, ottimo lavoro come al solito.
Michele: Certo. Ma, Azraphel, noi saremmo comprensivi se fallissi. Dopotutto, le guerre vanno vinte.
Uriele: Non evitate.
Aziraphale/Azraphel, uno dei due protagonisti della storia, è un angelo che si allea col demone Crowley per evitare l’Apocalisse e continuare a godere dei piaceri terreni: collezionare libri, mangiare e bere tè. In Good Omens è il Guardiano della Porta Orientale dell’Eden e proprietario della spada infuocata, sebbene non esista davvero un angelo con questo nome in nessuna tradizione religiosa. Nonostante gli angeli a guardia del Paradiso siano i cherubini, è interessante sottolineare come Gaiman abbia incluso Azraphel nella gerarchia angelica dei Principati che, secondo la tradizione, sono i guardiani della storia. Il loro ruolo principale è quello di guidare l’umanità e ispirare la nascita di nuove idee. La spada infuocata che Azraphel dona agli uomini, invece, è di solito attribuita a Uriele.
In Good Omens, gli angeli sono rappresentati come creature in grado di discernere bene e male. Secondo la teologia di Agostino di Ippona, infatti, Dio concede loro la possibilità di libero arbitrio ma non quella del pentimento, concessa solo agli uomini. Gli altri tre angeli della serie sono in realtà arcangeli, indicati nella teologia come capi-angelo. La Bibbia segnala un solo vero arcangelo, Michele (principe delle milizie celesti e avversario del drago), ma col tempo si sono affermati anche Gabriele (il messaggero), Uriele (il fuoco) e Raffaele (il guaritore). In Good Omens non si vedono mai né il Paradiso né Dio. Vediamo solo una stanza enorme, fredda, vuota a simboleggiare un Paradiso senza Dio. E, senza Dio, persino gli arcangeli deviano dal percorso divino e si umanizzano: diventano meschini, assetati di potere, inumani nel più umano modo possibile.
Con il Paradiso, Gaiman e Pratchett ironizzano sul “Piano Ineffabile”, talmente sconosciuto che gli stessi angeli non sanno come comportarsi, intrappolati nella rigida condizione di agenti divini incapaci di provare empatia e senza immaginazione. Privi di guida, creano un proprio “Grande Piano” e si umanizzano, sostituendosi a Dio stesso.
Seconda novella: Crowley e l’Inferno
Ligur: Si tratta dell’anticristo.
Crowley: Sì, gran giovanotto, tutto suo padre […]
Hastur: I Quattro Cavalieri faranno l’ultima cavalcata. Avrà inizio l’Armageddon. Lo scontro finale per il quale stiamo lavorando da quando ci siamo ribellati, noi siamo i Caduti. Non dimenticarlo mai.
Crowley, l’altro protagonista di Good Omens, è il demone che si allea con Azraphel per evitare l’Apocalisse. Come quest’ultimo, possiede piaceri terrestri a cui non vorrebbe rinunciare: la musica rock, la sua Bentley d’epoca e i pranzi con Azraphel. Rappresenta il demone della tentazione, ossia il serpente che ha convinto Eva a mangiare il frutto. In realtà questo ruolo è teologicamente attribuito ai falsi idoli prima e a Satana poi. Il nome Crowley è spesso attribuito a demoni, ma è in realtà inesistente nella Bibbia: esso è il cognome dell’esoterista Aleister Crowley, per molti il padre del satanismo moderno. Crowley ricorda spesso con rammarico la caduta degli angeli ribelli. Questo aspetto, completamente assente nell’Antico Testamento e nel Nuovo, si comincia a presentare solo nell’Apocalisse.
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
Apocalisse 12, 7-9
Successivamente sarà la grande popolarità della Divina Commedia ad attestare la tradizione. Da questo momento in poi, l’ex Serafino Lucifero verrà assimilato a Satana e alcuni dei suoi demoni agli angeli ribelli. Tra questi, in Good Omens, ritroviamo: Hastur che è in realtà una divinità immaginaria dello scrittore Lovecraft, Ligur – probabilmente derivante la Lloigor, altra divinità lovcraftiana – e Dagon, il signore delle mosche, che viene citato da Il Paradiso Perduto di John Milton come uno degli angeli caduti. A conti fatti l’unico demone nominato nella Bibbia e nei Vangeli è il capo dell’inferno in Good Omens: Beelzebub/Belzebù.
Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: “Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni”.
Vangelo Secondo Matteo, XII 24
Come per il Paradiso, anche con l’Inferno non abbiamo un diretto contatto con Satana, che si mostrerà solo nelle battute finali della serie. Il Paradiso senza Dio e l’Inferno senza Lucifero: da una parte a sottolineare che è l’umanità il centro di ogni cosa, dall’altra a simboleggiare ancora una volta il profondo ateismo dei due autori, per i quali non esistono “agenti magici” superiori all’essere umano.
Dietro le pagine: Il Piano Ineffabile e il libero arbitrio
Gabriele: Non puoi semplicemente rifiutare chi sei. La tua nascita, il tuo destino fanno parte del Grande Piano.
Azraphel: È l’ineffabile Piano?
Il potere creatore delle parole torna prepotentemente verso la fine della serie, a rivelare qualcosa che era da sempre sotto gli occhi di tutti: il Grande Piano non è l’Ineffabile Piano. In un gioco linguistico degno della retorica classica, diventa lapalissiano che il Piano Ineffabile di Dio, in quanto conosciuto dal solo Dio, non possa essere conosciuto anche dalle gerarchie divine che, quindi, stanno perseguendo un molto più prosaico piano personale. Attraverso la storia di due entità divine antitetiche, Good Omens paradossalmente racconta la storia dell’umanità e di come questa prenda il sopravvento sugli agenti divini e non il contrario. Ritorna quindi il tema già affrontato in American Gods: ovvero quello di una sorta di “secolarizzazione della divinità”, che non è altri che una manifestazione dell’umanità stessa.
Lo scontro tra determinismo e libero arbitrio si incarna lungo tutta la serie in Crowley e Azraphel, due esseri divini che scelgono sapientemente di stare dalla parte dell’umanità, e in ultima istanza in Adam che sceglie l’amicizia, la famiglia adottiva, l’umanità insomma sull’Apocalisse alla quale è destinato. Sarà lo stesso Adam, inoltre, a sottolineare come entrambe le parti stiano perseguendo scopi egoistici e non il piano di Dio. Il finale quindi disinnesca l’Apocalisse come evento escatologico divino e lo degrada a mero veicolo di conquista del potere, svilisce la guerra secolare con i Quattro Cavalieri a una scaramuccia da bambini e Satana viene scacciato da una sola, precisa, presa di posizione mentre Dio, grande assente, lo continuerà a essere fino alla fine e probabilmente per sempre.