Behind The Series è la rubrica di Hall of Series in cui vi raccontiamo tutto quel che c’è dietro le nostre serie tv preferite. Sul piano tecnico, registico, intimistico, talvolta filosofico. Oggi parliamo di Queste Oscure Materie.
Ogni serie tv porta con sè il proprio bagaglio culturale: che si tratti di riflessioni filosofiche più o meno celate, le storie non sono altro che modi di fantasia per parlare, per cercare comprensione o per ammonire. Una serie come Queste Oscure Materie racchiude al proprio interno uno dei messaggi più eversivi possibili all’interno di un involucro fantasy. Questo genere rappresenta, sin dalla sua nascita, un ottimo modo per avvicinare i più giovani a questi grandi temi umani.
La serie della BBC si basa sulla triolgia di Philip Pullman, autore britannico noto per la sua mentalità anticlericale. Anche se il genere fantasy da sempre è strettamente collegato alla religione – basta pensare all’allegoria di Aslan ne Le Cronache di Narnia di C. S. Lewis – Pullman scrive la trilogia di Queste Oscure Materie cercando di essere quanto più diretto possibile nel rappresentare il proprio pensiero, già a partire dal titolo.
Questultimo deriva infatti da una citazione presente all’interno del famosissimo poema di John Milton dal titolo “Paradiso Perduto“:
In questo abisso selvaggio, / Il grembo della natura e forse la sua tomba, / Né di mare, né terra, né aria, né fuoco, / Ma tutti questi al concepimento mischiati / Confusamente, e quindi sempre in conflitto, / Finché il creatore onnipotente ordini loro / Da queste oscure materie di creare altri mondi
L’intenzione è quella quindi di scrivere un equivalente di quest’opera avendo come target di riferimento i ragazzi. La serie, che ha saputo mantenere molto dello spirito originario della trilogia, non si allontana dalla feroce critica dell’istituzioni religiose, ma la carica di significati ancora più sinistri: il Magisterium, questo regime religioso il cui unico obiettivo è mantenere il proprio controllo e la propria egemonia culturale, viene rappresentato in modo estremamente forte ed evocativo. I palazzi, i modi di vestire, la rigida gerarchia, perfino l’utilizzo di un motivo geometrico stilizzato, tutto rimanda all’immaginario di un altro regime storicamente esistito, altrettanto pericoloso e insidioso ovvero quello Nazista.
In opposizione al Magisterium si pone, nella prima stagione, un solo uomo: Lord Asriel, padre della protagonista Lyra, pronto a tutto pur di fare ciò che vuole. Solo con la seconda stagione, però, gli spettatori scoprono qual è il suo piano: non solo vuole andar contro il Magisterium, ma è pronto ad affrontare l’Autorità (l’equivalente di Dio) e dare inizio a un guerra epica che vede in contrapposizione due idee molto complesse quali il destino e il libero arbitrio.
La complicata relazione moderna con la religione
All’interno della serie di Queste Oscure Materie sono presenti numerose allegorie. Con questo termine di solito si tende a indicare una figura retorica tramite cui l’autore esprime all’interno di un concetto un significato secondario diverso da quello letterale, accessibile solo ai lettori tramite determinate conoscenze o chiavi di lettura. In questo caso, le allegorie vengono utilizzate nella serie – e automaticamente nella trilogia stessa – proprio per questo stretto collegamento tra genere fantasy e religiosità.
La possibilità di utilizzarle in maniera assolutamente critica, però, permette a Pullman di parlare di concetti di solito rifiutati dal genere, soprattutto in collegamento con protagonisti tutt’altro che adulti. La prima allegoria riguarda l’esistenza stessa dei daimon. Questi esseri, strettamente collegati al proprio padrone, sono una rappresentazione esterna e tangibile della loro anima: nessuno può vivere senza poichè nel mondo di Lyra questo è considerata una vera e propria aberrazione. Esistono poi molte regole a riguardo che, a loro volta, sono significative per illustrare al meglio altri concetti: il daimon è di sesso opposto rispetto a quello del o della padrona.
Nessuno può toccare il daimon di qualcun altro perchè rappresenta un travalicamento del consenso, lasciando i personaggi in uno stato di shock e disgusto. E, punto più importante, i daimon tendono a fissarsi nelle fattezze di un animale specifico solo con l’arrivo della pubertà, mentre i daimon dei bambini possono trasformarsi in qualsiasi cosa.
Questo viene strettamente collegato al grande problema che il Magisterium sta cercando di eradicare dal mondo: il peccato. All’inizio della prima stagione scopriamo infatti l’esistenza di questa sostanza invisibile a occhio nudo che viene chiamata Polvere: la Polvere circonda tutti gli adulti su cui si deposita copiosamente, mentre sembra ignorare i bambini. Da questa scoperta il Magisterium arriva a una preoccupante conclusione: per mantenere integra l’innocenza dei bambini bisogna assicurarsi che non crescano mai e, visto che il collegamento con la crescita sta nel cambiamento definitivo dei daimon, solo dividendo padrone e anima ciò potrà avvenire.
Se quindi in passato la religione è servita come metodo per plasmare la mentalità degli uomini e come mezzo per assicurare un conforto di fronte a temi come il senso della vita, l’era moderna ha sradicato questa funzione, mostrando le modalità di controllo che quest’ultima attua di fronte al bisogno di affermazione della libertà individuale.
L’idea dunque di dover preservare quanto più possibile l’innocenza dei bambini è comunque un modo di pensare non così lontano da altri metodi di controllo ben presenti all’interno della nostra realtà: il tutto nasce nel periodo Romantico dove gli esseri più “puri” e incontaminati dal male sono i bambini. Queste Oscure Materie però cerca di mostrare le implicazioni più preoccupanti e dannose che derivano da questo modo di vedere la prima fase della vita degli uomini.
Lyra viene trattata come una bambina innocente – a partire dalla stessa madre, la Signora Coulter – quando le viene impedito di conoscere, di scegliere e di decidere: anche quando la nostra protagonista è strettamente contraria viene forzata a fare ciò che le viene detto dagli adulti fino al momento in cui, ribellandosi, decide di camminare in autonomia e fare ciò che vuole.
È questa dunque l’affermazione del libero arbitrio della protagonista? La risposta è in realtà più complicata di così.
Il paradossale destino di Lyra
Altra caratteristica tipica del genere fantasy, in Queste Oscure Materie viene svelata agli spettatori l’esistenza di una profezia riguardante la nostra protagonista. Nel momento in cui fugge e, seguendo le orme di suo padre Lord Asriel, inizia la propria avventura attraversando lo squarcio tra il suo mondo e gli altri, senza saperlo Lyra mette in moto il suo destino.
È la strega Serafina Pekkala ha descrivere, nel sesto episodio della seconda stagione, ciò che dovrà fare la nostra protagonista illustrando perfettamente il grande paradosso della serie:
“Siamo tutti in balia del fato. Ma dobbiamo tutti agire come se non lo fossimo o morire per disperazione. C’è una curiosa profezia riguardante la bambina: è destinata a porre fine al destino. Dovrà però farlo senza sapere cosa sta compiendo, come se fosse la sua natura e non il suo destino a guidarla. Se farà ciò che le viene detto tutto fallirà; la morte attraverserà i mondi e sarà il trionfo della disperazione per sempre. Gli universi diventeranno nient’altro se non macchine a incastro, cieci e vuoti di ogni sentimenti, pensiero e vita.”
Importantissimo è dunque il conflitto tra destino e libero arbitrio: con questi due concetti apparentemente opposti, così vicini alla spiritualità e alla religione, due fazioni nascono per combattere la guerra più importante di tutte. Da un lato c’è il Magisterium (a cui capo c’è Dio stesso, l’Autorità) che cerca di controllare il destino di tutti, impedendo ai singoli di fare ciò che vogliono, ma convincendoli di dover operare per via di un misterioso piano. Dall’altro, invece, c’è Lord Asriel pronto ad assurgere al ruolo di ribelle per affermare la propria indipendenza, la propria libertà di agire e pensare.
Lyra, però, è la variabile incognita all’interno di questa guerra, il vero motore del tutto: ecco perchè nella seconda stagione viene introdotto il personaggio di Mary Malone, dottoressa in fisica che, impegnata in studi sulla materia oscura, viene incaricata di salvaguardare e accompagnare nella scelta la nostra portagonista.
La profezia diventa quindi il mezzo tramite cui lo spettatore viene a scoprire il paradossale destino di Lyra: senza che lei ne sappia nulla, proprio come l’eroina di una tragedia greca, compierà libere scelte che la porteranno a distruggere per sempre il destino.
Un altro elemento che la rende prescelta è sicuramente il suo speciale rapporto con l’aleitometro: questo strumento quasi “magico” – o meglio, divino – le permette di scoprire la verità. Nonostante la lettura dei simboli presenti possa essere possibile solo dopo molto studio, Lyra è capace di leggerlo con estrema facilità, interpretandone i significati con sicurezza e velocità. Il suo “potere” deriva infatti dal proprio ruolo all’interno della storia: solo fidandosi delle proprie letture la protagonista saprà cosa fare, come agire e dove andare. È dunque un vero e proprio potere che le permette di accedere alla conoscenza quando tutte le altre vie le vengono sbarrate.
La sete di conoscenza di Lyra ricorda in sè forse il più famoso episodio del libro della Genesi: se Will rappresenta Adamo e Mary Malone il “serpente” pronto a tentare i due, la nostra protagonista è invece Eva e il suo percorso la porterà a perdere la propria “innocenza” in nome della conoscenza.
Perdere la Grazia è un trionfo
Come è stato precentemente illustrato, Queste Oscure Materie potrebbe essere descritto come un “Paradiso Perduto” per adolescenti. Con la stesura del poema John Milton, in teoria, cerca di dare ai lettori un modo per giustificare la volontà di Dio. Ciò che invece ottiene (secondo molti studiosi, William Blake tra tutti) è esattamente l’opposto: mostra la ragione, tutta moderna, di voler svincolarsi dai modi divini per affermare il primato dell’intelligenza umana.
Ecco perchè nella serie – e ancora di più nella trilogia – l’emancipazione e la crescita di Lyra rappresentano sì la perdita della sua innocenza, ma risultano in un trionfo.
Scoprire l’amore nell’evoluzione del rapporto con Will, decidere autonomamente cosa fare è ciò che permette alla protagonista di decidere cosa essere. Più si addentra in questo percorso di crescita, più la conoscenza le apre le porte della ragione, donandole il diritto di scegliere come vuole vivere.
Molto simile a questo percorso è quello di un altro personaggio secondario: Lee Scoresby. L’aeronauta, sempre nel sesto episodio della seconda stagione, regisce negativamente alla scoperta di star andando incontro a un destino di cui non può essere l’artefice. Nel libro – e in un riadattamento molto ben fatto, anche nella serie tv – afferma infatti:
Parli di destino [si rivolge a Serafina Pekkala n.d.r.] come se fosse tutto già deciso. E io non sono sicuro di voler accettare di entrare in una guerra di cui non so nulla. Dov’è il mio libero arbitrio?
Scoresby passa la sua vita compiendo scelte in nome della propria libertà: il suo mestiere non deriva da una passione, quanto da un bisogno, un mezzo per raggiungere un fine. Il suo daimon infatti non è un uccello come quello delle streghe – che sentono il bisogno di volare come se fosse un bisogno primordiale simile al respirare -, ma è una lepre. Il suo iniziale obiettivo è quello di accumulare abbastanza denaro da comprare un’appezzamento di terra e “non dover più staccare i piedi da terra”.
Allora perchè decide più e più volte di aiutare Lyra? Anche e soprattutto quando fare ciò implica prendere parte a una guerra in cui non crede? La risposta è molto semplice: per amore.
Tanto lui quanto Will, Ma Costa, Iorek Byrnison e così via compiono le loro scelte in totale autonomia perchè le fanno pensando al bene della protagonista: solo così il destino di Lyra può avvenire, solo così può mettere fine al destino stesso.
La terza e ultima stagione di Queste Oscure Materie illustrerà la parte finale del viaggio di Lyra: un percorso non facile e per cui dovrà sacrificare moltissimo, a partire dalla propria innocenza. Il risultato permetterà però di affermare un’idea molto moderna: Dio (o in questo caso l’Autorità) è morto e l’uomo non avrà più bisogno di lui – nè del Magisterium – per dare un senso alla propria vita.