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Bel-Air è più di un semplice reboot: la Recensione di un esperimento riuscito

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla prima stagione di Bel-Air

Bel-Air è probabilmente una delle serie tv più attese dell’inverno, per lo meno per tutti quelli che erano bambini negli anni novanta e non si sono persi una puntata di Willy, il Principe di Bel-Air. La vecchia sitcom è diventata quasi un cult e di conseguenza un reboot poteva rivelarsi una scelta pericolosa. Se da una parte la famiglia Banks è stata una squadra vincente, dall’altra la possibilità di non reggere il confronto con i nostri migliori ricordi d’infanzia era un rischio più che probabile.

Da grandi aspettative derivano grandi responsabilità e quindi, alla fine di questa prima stagione, è lecito chiedersi: ma Bel-Air ce l’ha fatta?

Innanzitutto va detto che le analogie fra questo reboot e The Fresh Prince sono davvero pochissime. A ben pensarci si riducono praticamente ai soli nomi dei protagonisti. Dimenticatevi la sitcom, le risate finte e i siparietti comici, perché in Bel-Air ci sono momenti davvero toccanti e drammatici, si affrontano temi profondi e in qualche caso scomodi. Qualche battuta c’è, ma in generale, si ride davvero pochissimo.

È una mossa intelligente, se non forse l’unica possibile. Probabilmente niente avrebbe potuto davvero reggere il confronto con la brillantezza e la freschezza della cultura pop anni Novanta, con la quale molti di noi sono cresciuti. Quindi l’upgrade intelligente doveva essere per forza quello di allontanarsi completamente da questi, che erano gli aspetti fondanti di Willy il Principe di Bel-Air, e approfittare per raccontare una storia attuale e schietta. Dall’immagine social di Hilary, alla sessualità fluida di Ashley, fino ai problemi fra polizia e uomini di colore. Sono moltissimi i temi di attualità che vengono toccati in Bel-Air e che, in questa prima stagione, vengono usati per presentarci i nuovi volti di nomi che ben conosciamo.

La seconda grande premessa da fare è che questa è Bel-Air, non è Willy il Principe di Bel-Air e questo si riflette nel fatto che questo reboot è molto più corale rispetto alla sitcom. Willy è sempre il protagonista, è il suo personaggio che funge da motore per molti avvenimenti raccontati nella storia. Il suo arrivo innescherà una piccola rivoluzione nella famiglia Banks, ma la sua non sarà l’unica storyline.

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Ciascun personaggio gode di uno spessore inedito e di uno spazio tutto per sé all’interno delle 10 puntate, ma sarà molto difficile riconoscere i protagonisti della serie madre. Sparito completamente il Carlton fan di Steve Wonder, al suo posto troverete un personaggio decisamente più cupo e tormentato, afflitto da un grosso problema di dipendenza, dovuta alla difficoltà di gestire l’ansia e lo stress. Di conseguenza non esiste nemmeno quel legame speciale fra Willy e Carlton, che ha caratterizzato ogni puntata della vecchia sitcom. Troviamo invece due rivali, che solo negli ultimi episodi daranno l’impressione di potersi avvicinare un po’, ma è ancora un rapporto molto abbozzato. Al contrario zio Phil sembra molto più accogliente nei confronti di Willy rispetto a quello che avevamo conosciuto negli anni Novanta, ma è anche un personaggio molto più sicuro, deciso, risoluto quasi al limite della freddezza. D’altra parte Willy stesso è molto meno spensierato e scherzoso e anzi, in quei rari momenti in cui cerca volutamente di ricordarci lo storico Will Smith, risulta quasi stridulo. Per quanto riguarda le donne della famiglia Banks, non sono più il corollario delle avventure di Willy e Carlton, ma sono personaggi rilevanti e decisamente impegnati: zia Vivian è un’artista che cerca di ritrovare la strada abbandonata qualche anno prima in favore della famiglia. È lei la più affine a Willy perché è lei, e solo lei, che condivide con il nipote la difficoltà di non tradire se stessi nel passaggio dalla caotica Philadelphia, alla soleggiata Bel-Air. Hilary è un’ ottima cuoca, che sfrutta i social per proporre le sue ricette e una idea moderna, intelligente e combattiva di donna afroamericana dall’animo intraprendente, anzi imprenditoriale. Infine Ashley è impegnata nella lotta climatica e con il susseguirsi delle puntate (e delle esperienze personali) anche in quella dei diritti lgbtq. La vera sorpresa arriva però con Geoffrey, che da mite maggiordomo dall’umorismo inglese, si trasforma in quello che a tutti gli effetti si potrebbe definire il braccio destro del boss. Geoffrey protegge, indaga, nasconde, sembra in grado di fare qualsiasi tipo di lavoro, anche quello sporco, senza lasciar trasparire alcuna emozione.

La famiglia Banks e il mondo in cui è inserita sono assolutamente perfetti. Sono tutti meravigliosi, ricchi, istruiti, interessanti e diciamolo, anche un filino stereotipati. In più di un’occasione si pensa che sia tutto un pochino troppo: esagerato l’hotel a cinque stelle in cui Hilary vive a tempo indeterminato. Esagerato Carlton campione di Lacross e voce solista del coro gospel, nonché terzo miglior studente della scuola. Esagerata la capacità quasi divina di Geoffrey di sapere in ogni momento dove sono tutti i membri della famiglia. Esagerati anche i pettorali di zio Phil, soprattutto per chi si ricordava di zio Zucchino. I Banks sono irraggiungibili, nonostante in alcuni momenti affrontino problemi davvero terreni. In fondo Will si trova a casa loro per una brutta faccenda di pistole, risse e bande, ma non si dubita mai, nemmeno per un secondo, che non ne usciranno tutti vincenti.

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La serie era stata inizialmente pensata per almeno due stagioni e in effetti una sola è ancora troppo poco per poter decidere se Bel-Air sia un prodotto che funziona davvero. Diciamo che per ora sono state fatte le presentazioni, ma vorremmo conoscerla meglio. Va comunque ammesso che non è da poco riuscire a risvegliare l’interesse per dei personaggi che pensavamo fossero ormai superati. Illuminarli di una luce inedita ha creato degli spunti interessanti: ecco che Philip prenderà la sorprendente decisione di rinunciare alla carriera in favore della famiglia. Ci si trova ad affrontare il tormentato rapporto fra Will e suo padre, che si propone come un vero e proprio antagonista nella vita della famiglia Banks e infine ci verrà data la possibilità di vedere un po’ più da vicino il rapporto fra Vivian e Viola, la madre di Will. Perfino Jazz avrà la sua rivincita con Hilary. Insomma c’è tantissima carne al fuoco in questi primi dieci episodi, il che ci fa ben sperare per i prossimi. Quando i reboot vengono da serie che sono diventate un successo gigantesco, vedi How I Met Your Father, hanno molto da dimostrare e non è possibile farlo in una manciata di puntate, nonostante partire con il piede giusto sia fondamentale. Bel-Air allora è promossa, sulla fiducia, ma pur sempre promossa.

In una delle ultime scene la zia Vivian di Bel-Air si troverà al cospetto delle Vivian e Viola degli anni novanta, che le chiederanno cosa l’abbia spinta a tentare nuovamente la carriera in ambito artistico. La scena si conclude con il monologo di Vivian che parla in maniera molto accorata di Willy e di come il suo modo di vivere la vita buttandosi, credendoci, sognando e appassionandosi l’abbia aiutata a ritrovare se stessa. È in questa immagine che ritroviamo il collante perfetto fra la sitcom anni novanta e la nuova serie: Will è un personaggio con tanto cuore e pochissima razionalità. Impulsivo, ma completamente positivo, capace di correre dei rischi inutili per seguire i propri sogni, ma anche i propri ideali. Non è frivolo, ma è leggero. Per questo ci piaceva e ancora ci piace.

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