-
Gustavo Fring, l’americano che gioca a fare il messicano
L’uccisione brutale di Maximino Arciniega è lo spartiacque decisivo anche per definire l’evoluzione caratteriale del villain che abbiamo imparato ad apprezzare in Breaking Bad. L’esperienza in Messico l’ha segnato al punto da trasformare l’uomo, nella vita e negli affari. Al narcisismo e alla fame di potere che l’hanno sempre contraddistinto, si è aggiunta una sete di vendetta che l’ha portato fino in cima al mondo. Un percorso lento e inesorabile. Cinico e brutale. La coltellata al cuore inferta dai Salamanca l’ha immerso in un loop compulsivo di onnipotenza che ha annichilito ogni altro sentimento o pulsione. La cura di ogni dettaglio è una naturale conseguenza, la fiducia incondizionata non è contemplata. Fring ha vissuto con un solo pensiero, fino ad ottenere la sua vendetta da re del microcosmo della droga.
Il passaggio esistenziale del cileno, appena accennato in Breaking Bad, potrebbe essere approfondito in Better Call Saul attraverso gli occhi dello stesso Fring. Un po’ come abbiamo fatto con Walter White, uno col quale il proprietario dei Los Pollos Hermanos ha tanto in comune.