Siamo nel bel mezzo del nulla: erba secca, terra rossa, nuvole spesse come carta velina che, novelle Ponzio Pilato, lasciano che i raggi del sole si abbattano impietosamente sulle vittime, i carnefici e i legali protagonisti di questa scena.
Imbavagliati e legati come salami troviamo l’avvocato Jimmy McGill e due poveri diavoli da lui assoldati, dall’altra il terrificante Tuco Salamanca, uno dei più pericolosi trafficanti di droga del New Mexico, accompagnato dal suo vice Nacho Varga e altri sgherri.
Si ma perché siamo qui? Cosa ha fatto incazzare così tanto il boss da trascinare quelle tre mezze cartucce fin laggiù? Per chi ancora non lo conoscesse (nel caso, MOLTO MALE!), l’avvocato McGill è un tipetto estremamente particolare che nel corso della sua vita ha manifestato più volte un qual certo talento per le truffe, gli inganni e gli stratagemmi, cosa che apparentemente è in contraddizione con la sua professione, ma che quel genietto dal viso affusolato riesce a gestire in maniera unica. Tuttavia, proprio a causa di una di queste truffe e di una serie di fantozziane coincidenze, lui e i suoi due complici (dei giovani skater), hanno pestato i piedi alla fragile nonnina di Tuco Salamanca il quale, una volta scoperto che quei balordi l’avevano chiamata “brutta vecchiaccia”, non ha trovato sufficienti buone ragioni per non portarli laggiù e scotennarli. Per ora.
Tuco parte alla carica e inizia a interrogare Jimmy, ritenuto la mente dell’operazione, il quale incredibilmente racconta tutta la verità senza dire nemmeno una minuscola bugia: si è trattato di un orribile malinteso, il bersaglio era un altro (la ricchissima e misteriosa famiglia Kettleman) e sia lui che i ragazzi non hanno assolutamente nessun problema con i criminali e soprattutto con la dolce abuelita, la nonna.
Gli occhi iniettati di sangue del boss fissano quelli azzurri e terrorizzati di McGill per tutto il tempo, senza scomporsi mai, ma la risposta appare piuttosto chiara quando Nacho porta a Tuco una cassetta piena di attrezzi da tortura : non crede a una sola parola.
Finora i muscoli facciali di Jimmy sono stati tesi come corde di violino, dalla sua fronte è colato sudore stile Niagara e la sua voce è apparsa costantemente ansiosa e spaventata; forse è anche per questo che quando Tuco minaccia di tagliargli un dito con delle tronchesi fa il suo ingresso in scena l’alter ego di McGill, Saul Goodman, che con una leggendaria faccia tosta e sangue vicinissimo ai famosi -273,15 °C dello zero assoluto improvvisa :
“Sono l’agente speciale Jeffrey Steel, FBI. Sono sotto copertura, mi avete beccato, sono la punta di diamante e sarà meglio che mi liberiate”
Tuco ci casca, ma Nacho, infinitamente più saggio e furbo, smaschera abbastanza rapidamente il bluff di Saul e la situazione si ripropone, al punto che è Jimmy a ritornare al comando riproponendo la versione onesta della faccenda :
“Sono James Morgan McGill, faccio l’avvocato, ero a caccia di affari. E’ la verità, se trovi una Bibbia lo giuro! La storia dell’FBI l’ho inventata, mi dispiace. Io non vi conosco e non voglio conoscervi. Si è trattato di un errore, di uno stupido errore, me ne assumo la piena responsabilità. Se ci lasciate andare dimenticheremo tutto, vero ragazzi?”
Già, i ragazzi. Finora i due skater hanno fatto da sottofondo all’intera scena con le loro grida di terrore e i loro lamenti, smorzati dal nastro adesivo che gli sigilla la bocca.
Dopo un intenso colloquio, i due leader criminali stabiliscono che freddare un avvocato potrebbe provocare troppe gatte da pelare all’organizzazione e inoltre quell’ometto ha mostrato rispetto, mentre invece quei due teppisti che hanno osato chiamare abuelita “brutta vecchiaccia” verranno puniti, e non poco.
A questo punto Saul se ne andrebbe felice e contento di averla scampata, ma Jimmy no. Sente la responsabilità di aver trascinato quei due in un pasticcio che non erano in grado di gestire fin dal principio e con la sua parlantina imbastisce una sorta di processo dove lui recita la parte di avvocato difensore e Tuco quella di giudice supremo. In una contrattazione che ha del surreale si passa dall’ironia dettata dalla rapidità del dialogo tra le due parti e dalla distanza tra domanda e offerta (occhio nero vs. cravatta colombiana) alla drammaticità suggerita dall’ansimare degli imputati e dalla minuzia di particolari con cui Salamanca descrive le macabre punizioni che ha intenzione di infliggergli.
Il tornado di parole sconfina nell’ultima, rocambolesca discussione che è veramente troppo spassosa per non venire riportata:
Gli potrebbe slogare le caviglie! Vanno sullo skateboard, è in quel modo che fanno le truffe, se gli toglie quello li colpirà nel vivo – Io non gli slogo le caviglie, prima gli spezzo le braccia e poi le gambe – Aspetti, mi dice quando abbiamo iniziato a parlare di braccia? – Allora gli taglio le gambe! – Si può anche fare…ma si era detto di spezzargliele e così andiamo nella direzione sbagliata – Ok, gli spezzo le gambe – Quante gambe? – Due, hanno due gambe – Una gamba! Una ciascuno – Una gamba per ciascuno? – Una gamba per ciascuno per un totale di ben 2 gambe! Li guardi : non andranno sullo skate per 6 mesi e avranno paura di lei per tutta la vita. Lei avrà dimostrato di essere un leader, ma imparziale e giusto…- Ok, una gamba per uno (stretta di mano)
Di lì a poco Tuco si scatena in tutta la sua animalesca violenza, urlando e sbraitando nei confronti dei malcapitati, con il rumore delle ossa sbriciolate ad accompagnare il tutto. Jimmy rimane in disparte, inorridito, ma anche sollevato.
Più tardi, quando l’avvocato accompagna i ragazzi all’ospedale, uno dei due gli dice “sei il peggior avvocato del Mondo!”, accusa alla quale il protagonista replica prontamente: “ti ho appena fatto commutare una condanna a morte in 6 mesi di libertà vigilata! Io sono il migliore del Mondo…”.
Chi è Jimmy McGill, il migliore o il peggiore? Oppure è un’altra cosa, un’altra persona, quel Saul Goodman che ha fatto capolino in questa faccenda e che sembra destinato a diventare la personalità dominante? E’ veramente difficile definire un personaggio così poliedrico e creativo che per definizione sfugge a tutte le categorie e ai giudizi, in primis quelli dati da sé stesso. Probabilmente queste due personalità non esistono nemmeno, esiste solo un uomo che non ha ancora scelto chi vuole diventare ed esiste questo legame inscindibile tra ciò che è giusto fare e i compromessi estremi in cui spesso rimane invischiato, che lo accompagnano da tutta la vita e che rende ancora meno chiara la strada che vuole intraprendere : per stabilirlo non resta che vedere il resto delle stagioni di Better Call Saul, perché il cammino dell’avvocato più sgangherato della TV è ancora lunghissimo!