Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Better Call Saul
“Chicanery”. Un “imbroglio”, secondo una traduzione letterale dalla lingua inglese. Ma più di un “imbroglio”. Qualcosa di più sottile e subdolo, nelle sue sfumature. Un “cavillo”, se si va un po’ più a fondo. Ma non basta ancora: “Chicanery” evoca un atto al confine con la genialità, nella sua malizia. Quasi un attestato di stima mal riposta nei confronti di un avvocato in cattiva fede, se si contestualizza il termine in un ambito più strettamente legale. Un inganno legato a un sotterfugio, un sofisma. “Chicanery”, insomma, è una parola straordinaria da utilizzare con grande cura, nel suo radicato cinismo. E non poteva trovare un’alternativa migliore nel racchiudere l’essenza di uno degli episodi più iconici di Better Call Saul, il quinto della terza stagione. Un episodio intenso, emozionante e fondamentale. Per certi versi, il più importante in assoluto. Perché ha rappresentato un crocevia nel destino di una delle serie tv più belle di sempre. È, infatti, l’episodio in cui abbiamo capito una volta per tutte che Better Call Saul fosse molto più di uno spin-off degno di Breaking Bad. Molto più di una grande serie tv, come aveva già dimostrato fin dalle prime puntate.
Better Call Saul, nel momento in cui sono scorsi i titoli di coda di Chicanery, si è ritrovata immersa nelle luci di un sole sorgente. All’alba, dopo aver attraversato la notte. All’alba di un capolavoro, poi sublimatasi nella commovente cavalcata che ha consegnato la serie tv alla leggenda.
Lo certifica un dato, su tutti. Per quello che vale, Chicanery è il quinto migliore in episodio in assoluto di Better Call Saul su IMDb, con un punteggio monstre di 9.7. Impressiona che si tratti “solo” del quinto, con una soglia così alta. Ma impressiona ancora di più pensare che sia l’unico della golden five proveniente dalle prime quattro stagioni. Gli altri, infatti, si distribuiscono tra la quinta – con Bagman e Bad Choice Road, entrambi arrivati a 9.8 – e la final season: Saul Gone, il finale di serie, è arrivato a sua volta a 9.8, mentre Plan and Execution, il midseason conclusosi con la tragica dipartita di Howard Hamlin, è arrivato al glorioso – e insindacabile – punteggio di 9.9. Insomma, Chicanery è l’episodio che più di ogni altro ha permesso a Better Call Saul di fare il definitivo salto di qualità, toccando vette di scrittura, recitazione e messa in scena viste in precedenza in pochissime altre produzioni. Esempi rarissimi e sporadici di maestria cinematografica, prestati alla serialità televisiva.
Jimmy e Chuck
“Chicanery”, si diceva. E il pensiero corre immediatamente a Jimmy McGill e alla sua interpretazione creativa – molto creativa – del ruolo di un avvocato. Un utilizzo spudorato e spietato della legge, strumento plasmato nelle sue mani per permettergli di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Una scorciatoia, ma anche una via di fuga. Un atto sovversivo per ribaltare le sorti di un destino che l’aveva confinato a un’esistenza mediocre, da subalterno. Da underdog, snobbato dai poteri forti. Un’esistenza in cui essere un avvocato pareva essere una forzatura, anche nel momento in cui aveva dimostrato di poterlo essere più che degnamente, persino ad alti livelli. Ma non era abbastanza, per uno come lui. Era arrivato dove voleva, ma non alle sue condizioni. Era stato ingabbiato, dentro una prigione dorata. E guardato comunque dall’alto verso il basso, da chi contava davvero. Senza libertà creative, senza licenze artistiche. A Jimmy era stato concesso di essere un McGill, ma non di essere il vero Jimmy. Uno che smette di esistere, senza “chicaneries”. E un McGill, in realtà, non era mai stato davvero per l’unico soggetto che davvero contava: l’altro McGill. Un McGill che pensava però di essere il solo vero McGill: Chuck, suo fratello.
Non poteva accettarlo, lui. La maschera della rettitudine, l’incarnazione della legalità. L’essenza più pura della legge, nel suo ruolo sociale ed esistenziale. Quanto di più possa definire un essere umano come tale. “Fiat iustitia, ruat caelum”, insegnava d’altronde una celebre locuzione latina. “Sia fatta giustizia (e) cada il cielo“: giustizia a tutti i costi, al di là delle conseguenze. Perché “la legge è troppo importante”, e lo è ancora di più dell’amore per un fratello. Un ragazzo, Jimmy, che aveva seguito le orme di Chuck col sentimento onesto di chi cercava di seguire le orme del suo eroe, a modo suo. E che non si era mai arreso all’idea di non poter essere qualcuno al di fuori dell’identità da fratello minore. Ma Chuck non sapeva vederlo così: Jimmy con un titolo da avvocato in tasca era, secondo lui, uno scimpanzé con una mitragliatrice tra le mani. Un oltraggio, da un lato, ma anche un pericolo. Perché Chuck, seppure annebbiato dai fumi di una frustrazione provata da chi era sempre stato, nonostante tutto, meno popolare e coccolato del fratello, era stato l’unico a capirlo davvero, meglio di chiunque altro: Jimmy, secondo Chuck, “ha un modo di fare le cose peggiori per ragioni che sembrano quasi nobili… e il modo in cui mio fratello tratta la legge – mi spezza il cuore”. A un certo punto, però, viene colpito a morte dallo scimpanzé, nel momento in cui decide o di giocare al suo stesso gioco e combattere nel fango in un terreno non suo. Al termine di uno scontro combattuto dentro l’aula di un tribunale, in una delle mezzore più memorabili nella storia delle serie tv.
Imbrogli
Già, l’aula di un tribunale. Il tempio di Chuck, l’arena di Jimmy. L’inevitabile terreno di scontro tra i due fratelli, arrivati a un punto di rottura definitivo nel momento in cui gli imbrogli hanno avuto la meglio sul buon senso. E l’etica ha ceduto il passo alle simulazioni e alle dissimulazioni di due uomini che non hanno mai trovato il codice ideale per far coesistere l’evidente amore reciproco e le ancora più evidenti divergenze. Succede allora che Jimmy inganni Chuck per farsi giustizia andando al di sopra della legge, attraverso un trucco che porta a screditarlo: è sufficiente lo scambio di due numeri, su un importante documento. Ma poi Chuck inganna Jimmy, per ottenere una confessione che ritiene giusta e sacrosanta, senza rendersi conto di aver parlato, in quel momento, la stessa lingua del fratello. Una lingua che lui, tuttavia, non sapeva padroneggiare. Inganni, imbrogli. Reciproci. E costanti. Un flusso di menzogne e verità occultate, negli anni: celate dietro un fine superiore, dietro i quali occultare istinti di autoconservazione e paure. Gli stessi che portano Chuck, nel flashback che apre l’episodio, a ingannare l’ex moglie, poi usata successivamente da Jimmy per destabilizzare il fratello in tribunale (ma anche per offrirgli una via d’uscita, una liberazione, un sostegno per negarle la verità sulla malattia che l’affliggeva). Ingannata attraverso il supporto di Jimmy, così come Jimmy viene poi supportato da Kim in uno scambio di ruoli che restituisce ciclicità a una tragedia in cui i protagonisti si intercambiano costantemente.
Mentre ci si nasconde dietro l’amore per la legge o per una donna, la mira primaria è la protezione di se stessi. Un’autodifesa che sconfina nella ricerca di una facile soluzione, in modo da evitare l’ammissione di una scomoda verità. E affrontarne le conseguenze, al di là della dimensione di dolo. Si arriva allora all’imbroglio degli imbrogli: la “chicanery”, il colpo di genio. L’opera d’arte, maliziosa. Persino un esercizio di stile, nell’ideazione, l’elaborazione, la definizione e l’esecuzione di un piano semplicemente perfetto. Lo scacco al re, la condanna inferta a Chuck: non una sentenza sommaria, ma la messa a nudo della verità sulla natura dei problemi fisici di un fratello incapace di accettare la propria condizione, fino a quando non subisce la massima umiliazione e viene messo al tappeto. A casa sua, nel tempio in cui si sentiva una divinità. Jimmy, allora, evoca lo spirito di Saul, assume i contorni di Gene, abbraccia se stesso e allo stesso tempo soffre nel farlo. Tituba ma è implacabile, pur con gli occhi lucidi, nel provocare l’inevitabile reazione del fratello e vincere, in qualche modo, una causa che sarebbe stata persa per chiunque altro. Rimanendo ancorato a un mondo della legge che aveva fatto di tutto per rigettarlo. Mentre un’insegna, carica di simbolismi, campeggia nella penombra dell’aula, spezza il silenzio tombale seguito all’esplosione di Chuck e indica l’uscita a un uomo che la via d’uscita non aveva saputo trovarla: “Exit“. La stessa che illumina Jimmy e gli indica il percorso da affrontare per la dolorosa libertà che lo condurrà tra le braccia dello spiegato Goodman.
I simboli e i richiami
Come sempre accade all’interno della complessa narrazione di Better Call Saul, infatti, in Chicanery non mancano elementi dalla forte carica simbolica e richiami di vario tipo che intrecciano il passato, il presente e il futuro di questa straordinaria avventura seriale. Non è un caso infatti che l’insegna luminosa, soffusa eppure capace di abbracciare nella sua interezza l’aula con la sua aura, sia di colore rosso: un colore caldo che all’interno di Better Call Saul richiama il pericolo imminente e le regole infrante, scappatoie al di fuori della legge. Il “fuoco” che ha la meglio sul rispetto della legge e la rettitudine del “ghiaccio”, come testimoniato da una delle migliori teorie sul simbolismo cromatico di Better Call Saul. Il ghiaccio, infatti, è incarnato, come sempre, dalle cravatte di Howard – contrapposta a quella “calda” di Jimmy – e dagli abiti di Kim, ma anche dall’algida luce blu del telefono di Rebecca che avvolge la buia abitazione di Chuck, al pari dell’insegna rossa nell’aula di tribunale.
Il fuoco irrompe in scena anche attraverso i coni arancioni sui quali le camere indugiano a fondo in due occasioni distinte: al momento dell’arrivo di Jimmy e Kim, a piedi, e di Chuck e Howard, in auto. E che si riflette, subdolamente, nella lancetta dell’orologio presente in aula. Una lancetta che scandisce i secondi che precedono l’esecuzione di Chuck, e che indica un orario dai tratti beffardi: 12.16. Un riferimento, chiaro, al numero 1216 scambiato da Jimmy col 1261 per fregare Chuck. E a un altro scambio, un’altra simulazione, un altro errore mai commesso.
All’inizio dell’episodio, infatti, Chuck motiva all’ex moglie l’insolita scelta di illuminare casa sua con delle candele attraverso un presunto scambio di domicili operato dalla società elettrica: il civico 512 di Chuck era stato quindi confuso con il 215 di uno sconosciuto, portando al distacco della corrente. Ovviamente, come ben sappiamo, è una menzogna. Pari a quella messa in scena da Jimmy per incastrarlo, donando ulteriore ciclicità a una narrazione che trova la sua linfa vitale anche in continui richiami e riferimenti a se stessa e ad altre opere. Come fa, per esempio, nel momento in cui Jimmy chiede al fratello se avrebbe nascosto la malattia se si fosse trattato di un tumore ai polmoni e non la sindrome che sosteneva di avere: lo spettro di Walter White irrompe in quel momento in scena, in relazione al fatto che il chimico avesse inizialmente nascosto la malattia – per l’appunto, un tumore ai polmoni – alla moglie Skyler.
Inoltre, mentre Chuck sta esercitando la sua testimonianza, menziona come amasse suo fratello proprio come il fratello amava Unabomber. Questo è, con ogni probabilità un riferimento al paragone di Marie Schrader tra Walter White e lo stesso Unabomber. Mentre la scena finale è un omaggio a The Caine Mutiny, uno dei film preferiti di Vince Gilligan e di Mike Ehrmantraut, dal momento in cui l’avevamo visto guardarlo in un episodio di Breaking Bad: Madrigal.
Non è ancora tutto: in Chicanery vediamo insieme per la prima volta gli spazzolini di Jimmy e Kim, come spesso vedremo nelle puntate successive. Evocano l’intimità raggiunta dai due amanti, protagonisti di una delle più belle storie d’amore nella storia delle serie tv. Per la prima volta vediamo anche Huell, ingaggiato da Jimmy per infilare la batteria nella tasca di Chuck, e il pesce rosso che diventerà a sua volta una presenza costante in Better Call Saul: secondo un’interpretazione che avevamo offerto tempo fa, simboleggia la coscienza e l’innocenza di Jimmy (ma anche di Kim, successivamente), smarrite nella sua anima. Esordisce in scena dentro una busta di plastica, come pretesto per permettere a Jimmy di incontrare il veterinario: non è un caso infatti che Caldera gli dica che stia soffocando, sia in carenza d’ossigeno e abbia bisogno di uno spazio più confortevole. È la coscienza di Jimmy a esser rimasta senz’aria, soffocata dal diabolico piano di un uomo che ha agito cinicamente, a discapito del fratello. Rappresenta, per molti versi, uno spartiacque nell’esistenza dell’avvocato e l’inizio di una nuova era. Come una nuova era è incarnata da questo episodio, semplicemente straordinario da ogni punto di vista possibile e immaginabile.
Tutto, meno che una “chicanery”. Da riguardare per un milione di volte, trovando sempre una sfumatura inattesa, una nuova prospettiva, un nuovo punto di vista. Un nuovo dettaglio che consegnerà Better Call Saul alla leggenda.
Senza aver paura, per alcun motivo, che possa trattarsi di un inganno.
Antonio Casu