Vai al contenuto
Home » Recensioni

Better Call Saul – 4×07: un capolavoro racchiuso in 6 minuti

Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

I primi sei minuti di questo sesto appuntamento stagionale di Better Call Saul. I primi, incredibili, devastanti sei minuti. Come definirli se non un capolavoro? Termine abusato, certo, ma mai pregnante come in questo caso. In quei geniali sei minuti c’è tutta Better Call Saul e l’essenza di Vince Gilligan. C’è il senso di distanza, il simbolismo assurdo e così dannatamente concreto di due modi di vedere il mondo. In quei pochi minuti c’è il senso di tutto. Condensato là, c’è l’universo.

L’universo racchiuso in un atomo, in un granello ultracompatto di calore e energia che precede il tempo e lo spazio. Là c’è il mondo prima del Big Bang. Prima che la luce divina e cosmogonica della telecamera di Gilligan illuminasse ogni cosa e desse origine a ogni evento. Prima che Better Call Saul si espandesse in una storia lunga quattro stagioni e non ancora conclusa.

In quei sei minuti, il tempo non esiste ancora ma l’universo immaginifico di Gilligan si scinde già in due realtà.

Sono due mondi, due morali, due spazi confinanti ma irrimediabilmente separati. Due realtà parallele destinate a non incrociarsi mai. Da un lato Kim, dall’altro Jim. Da un lato l’avvocatessa in carriera col raffinato nome sulla porta, dall’altro Jimmy con il bigliettino da visita tutto slogan e colori sgargianti. Qui le scatole dei telefoni dell’ennesimo raggiro, lì gli incartamenti della Mesa Verde. Tutto è simmetrico, corre parallelo al suo contraltare. Luce e ombra. Morale positiva e negativa. Due mondi confinanti ma non sovrapponibili. Irriducibili essenze di due vite.Better Call Saul

Blu e Giallo. Kim e Jim. L’avvocatessa nel suo tailleur monocromatico è sempre più blu, allineata al mondo di chi sta “al di qua della Legge”. In Jimmy domina invece il giallo. Quella tonalità che aveva affogato lo scorso episodio. L’unione, cioè, del verde e del rosso, simbolo di un uomo a cavallo tra i due estremi, tra la morale del bene (rosso come blu) e quella del male (verde).

Così quando spaccia i telefoni prepagati Jim diventa verde nella sua tuta. E poi rosso. E ancora viola. Viola che è unione di blu e rosso. Nuovamente i due estremi. Tutto si riavvolge mentre, dall’altro lato dello schermo, nell’altro mondo concomitante, Kim cambia abito ogni giorno senza cambiarlo mai. Perché per lei l’unica costante è il blu. 

Niente mezze misure, niente scorciatoie. Solo blu. Pura Kim Wexler.

Anche nel finale, in quel finale in cui accade qualcosa di sorprendente, Kim rimane Kim. Non cede al raggiro, alla soluzione facile. Troverà un altro modo mescolando le carte – anzi, i pastelli colorati – ma senza mai dimenticare che per dipingere la sua vita non userà più altro che blu. Accade qualcosa di incredibile, dicevamo. Già perché quei due universi paralleli, quelle realtà irrimediabilmente divise da un muro di moralità sembrano collassare l’una sull’altra. I colori si mescolano, l’ambiente esplode di vivacità, la vita inaspettatamente si anima.Better Call Saul

Fino ad allora un filtro blu e uno giallo avevano depurato i rispettivi spazi. Appare chiaramente in una costruzione registica da capogiro al minuto 2.39. Il blu della parete di fondo straborda dai suoi limiti e ricopre tutto l’universo di Kim. Dall’altro lato il giallo della spremuta impregna le pareti, gli abiti, l’universo di un uomo troppo complesso per essere solo blu o rosso. Le contraddizioni di Jim sono tutte lì, in quel giallo che unisce verde e rosso. Spaccia legalmente telefoni. Ma lo fa ben sapendo l’uso che i suoi clienti ne faranno. Jimmy: equilibrista di due mondi.

Un signore del tempo. Capace di riavvolgere l’universo, di attraversare le dimensioni superando la linea che separa due mondi. Un salto e lo ritroviamo nel blu di Kim. Il suo ingresso scuote quel blu, lo destabilizza. I colori si confondono in una lotta finale senza vincitori. Uno sopra l’altro, uno dentro l’altro. Kim e Jim, due mondi che non smettono di collassare, di collidere.

È possibile una sintesi finale di quell’universo? È possibile che quell’universo prodotto da un originario “ciak!” venga a ricomporsi? Forse.

Forse due linee parallele che corrono all’infinito in un indeterminato punto del loro percorso vengono a sovrapporsi. A noi piace pensare di sì. Piace pensare che in quel singolare momento dell’universo, là dove è l’infinito, le rette si incontrino. Solo per un istante. Solo per un momento infrangano le regole della fisica, le riscrivano, si intersechino, si uniscano. E poi nuovamente, con un delicato inchino, si dicano addio.Better Call Saul

A noi piace pensare che Kim e Jim vivranno un momento finale, l’incontro conclusivo di due anime e due realtà. E per un attimo solo percepiscano quell’eternità infinita che altri non è che amore. Poi sarà il nero. Il buio nel lato di schermo di Kim (minuto 5.18). Il blu morirà e un mondo collasserà. Non sappiamo quando, ma succederà. Di quelle due vite rimarrà solo la più complessa, ostinata, contraddittoria e intrigante.

Ci sarà il giallo di Saul, filtro davanti a tutto lo schermo del nostro sguardo. E in un futuro ancora lontano ma percepibile il tempo per ogni cosa si compirà. Sarà l’epoca dell’irreversibile. Dell’universo che raggiunge il grado massimo di entropia. Tutto rimarrà fermo, finito e mai più ci sarà vita, solo l’eternità. Quello sarà il bianco e nero di Gene, morte della vivacità cromatica di un universo in divenire che non esisterà più.

Ma c’è tempo, ancora. C’è la vita ostinata, il letto che unisce dove la linea nera separa.

Kim beve a lavoro mentre Jimmy dà da mangiare al pesce a casa: le preoccupazioni lavorative contrapposte alla leggerezza. C’è tempo per un mondo che incontra l’altro, perché Kim abbia “un piano migliore”, il blu quieti il giallo e lo porti dalla sua parte. Per un ultimo tentativo almeno. E il tramite che unisce quei due mondi, che li sovrappone per un attimo finale, è anche l’unica cosa che li accomuna. La volontà di aiutare chi se lo merita. Huell, nella fattispecie, diviene così portale d’accesso tra le due dimensioni, trait d’union tra Kim e Jim.Better Call Saul

C’è un universo in quei sei minuti di Better Call Saul. Possiamo capirlo solo a posteriori. Solo quando il Big Bang è avvenuto e tutto si espande. Ma è già tutto lì. In sei minuti e in due colori. Cari lettori, riprendete quei sei minuti. Isolatevi dal mondo, cogliete ogni dettaglio. Ogni colore contrapposto, ogni immagine simmetrica. Per un attimo calatevi nell’universo in divenire di Vince Gilligan. Di un regista che ti fa commuovere con due colori e altrettante persone.

Qualche sguardo, tanto simbolismo e la carica cromatica di chi sa fare poesia muovendo come un pennello la sua telecamera. Di chi osserva e rende osservabile un mondo di cui è creatore e amorevole Padre. Di chi, da ultimo, fa sì che anche noi possiamo amare quell’universo pazzesco che è Better Call Saul.

Un saluto agli amici di Better Call Saul – Italia

LEGGI ANCHE – Better Call Saul, le origini del potere: chi si nasconde dietro l’impero di Gustavo Fring?