Dopo un avvio interlocutorio, la terza stagione di Better Call Saul sta regalando grandi ritorni e un ritmo sempre più alto. Ma – soprattutto – ci sta restituendo man mano i tasselli alla base della genesi di Saul Goodman. Come più volte sottolineato, la trasformazione di Jimmy si va concretando non solo dal punto di vista caratteriale ma anche fisico. Gli ammiratori di Breaking Bad conosceranno bene il simbolismo che ammanta i lavori di Vince Gilligan (un bello spunto in merito lo trovate in questo articolo).
Ma anche chi non è passato dalla visione preliminare della Serie Madre si sarà accorto come pure in Better Call Saul nulla è lasciato al caso. I colori, le meta-citazioni, le inquadrature prolungate, le scenografie: tutto viene a legarsi in un magnifico mosaico capace di distillare il senso più ampio e profondo al racconto.
Questo articolo avrà allora il fine di concentrarsi principalmente sul cambiamento fisico di Jimmy McGill in Saul Goodman. Il tutto riletto anche alla luce di una passata intervista dell’Esquire a Jennifer Bryan, costumista di Better Call Saul.
Iniziamo dall’abito: Jimmy fin dalla prima stagione di Better Call Saul indossa un doppiopetto che pare sempre identico in ogni episodio. In realtà si tratta di abiti molto simili tra loro la cui somiglianza è dovuta a un preciso fine simbolico. “Non c’è niente di più appariscente di un doppiopetto. L’uomo che lo indossa, secondo me, lo fa per essere notato”, afferma la Bryan.
Ecco che si manifesta allora il primo dettaglio della personalità di Saul: rispetto al fratello, austero avvocato dalla ferrea integrità, Jim è una persona affabile, colloquiale e poco professionale nei modi. È istrionico, irresistibile e magnetico. Appariscente e teatrale.
I suoi sono i modi del televenditore; o, per dirla all’americana, del bus-bench lawyer, cioè di quegli avvocati a basso costo che si fanno pubblicità sulle panchine della fermata del bus. Non è un caso allora che nessun altro in Better Call Saul indossi doppiopetti: è il tratto distintivo di Jimmy-Saul e solo a lui deve essere associato.
Ma soffermiamoci per un momento anche sui colori e sull’aspetto di quest’abito.
Gli individui che si ritengono dal ‘lato giusto della legge’ hanno colori militari quali il blu marino e il verde; gli altri, i truffatori e delinquenti, il rosso, l’arancione e il colore del deserto del New Mexico. Saul cavalca le due sponde: il suo colore è il marrone.
Il marrone, cioè il colore che si produce dall’incontro di blu, rosso e giallo (il colore del deserto), rappresenta allora questa sfaccettata natura di Saul. Il suo stare in equilibrio continuo tra i due opposti. Un esempio illuminante è il caso di Kim: per restituirle la Mesa Verde, Jimmy incastra il fratello. Da un lato c’è il senso di giustizia nei confronti di Kim, dall’altro l’inganno e il raggiro. Saul non è né “buono” (blu, verde) né cattivo (rosso, arancione, giallo): è marrone.
Altro esempio della morale ambigua di Saul è quello che traspare nel caso Kettleman (prima stagione). Per convincere la famiglia a restituire il maltorto Jimmy si serve del buon vecchio Mike che si introduce nella casa dei coniugi e asporta i soldi. Da un lato il desiderio di far giustizia, dall’altro l’uso di metodi per nulla ortodossi.
A proposito dei Kettleman: qual è il loro colore? Forse l’avrete notato: è il rosso, il colore della truffa. Se pure infatti appaiono come una rispettabile e amorevole famiglia, i coniugi sono palesemente colpevoli di un furto milionario.
Un dettaglio importante che possiamo rileggere alla luce di queste considerazioni sul cromatismo è quello che emerge nell’episodio 2×06. In quella circostanza Jimmy, soffocato nel prestigioso quanto monotono lavoro alla Davis & Main, si sofferma con sguardo nostalgico su un variopinto pupazzo pubblicitario.
Guardate bene i colori: ancora il rosso e il verde la cui unione genera il marrone! Il pupazzo è espressione della natura più profonda di Jimmy, di quel Saul – dagli abiti policromatici – che preme per venire alla luce.
Indugiamo ancora qualche istante sull’abito di Jimmy: i bottoni sono posizionati eccessivamente in alto tanto che Gilligan – a quanto rivela la costumista – li definì “bottoni-capezzolo”; a ben guardare sono anche di plastica. Inoltre, il taschino si colloca sul lato sbagliato ed è molto decentrato, e in linea generale il vestito non calza bene, risultando troppo largo.
Tutto è posto in una evidente e stridente contrapposizione rispetto invece all’eleganza raffinatissima di Howard Hamlin e del suo costosissimo abito italiano con bottoni in madreperla.
Come sottolineato nella recensione del secondo episodio della terza stagione, Howard rappresenta il rinomato ma ingessato avvocato la cui compostezza non gli permette di “rovinarsi i suoi mocassini [Gucci, nell’originale inglese] da trecento dollari” (1x 04). Jim è l’opposto: non ha paura di sporcarsi le mani, di ricorrere a metodi poco leciti, di esporsi in prima persona. Un avvocato alla buona, schietto e pragmatico.
Nel terzo episodio di quest’ultima stagione di Better Call Saul un prolungato fermo immagine ci restituisce anche la tipologia di scarpe indossata da Jimmy. Si tratta di mocassini a morsetti in “stile-Gucci”. In realtà Jennifer Bryan chiarisce anche questo punto: “Non sono scarpe Gucci. Ho trovato i mocassini più economici e lontani dal modello Gucci, ma con i morsetti. Ho staccato i morsetti e riattaccati con una graffetta.”
Tutto per sottolineare la qualità infima delle calzature, simbolo dei mezzi modesti di Jimmy, avvocato da “bush-bench”.
Altro elemento accessorio del vestiario del futuro Saul Goodman è l’anello. Esso appare per la prima volta nell’episodio conclusivo della prima stagione dal titolo “Marco”. In quell’occasione Jimmy rivela: “non li ho mai portati gli anelli”. A seguito della morte di Marco però decide di indossarlo come pegno e ricordo della loro amicizia. Ma perché la telecamera si dilunga tanto su questo dettaglio?
L’anello rappresenta il simbolo di un affiatamento fondato su truffe e raggiri, attività in cui i due amici sono estremamente abili. Nello stesso episodio avverrà la svolta morale del protagonista che rivolgendosi a Mike dirà:
Era un sogno forse o era vero che sulla mia scrivania c’erano un milione e seicento mila dollari in contanti. […] Non lo sapeva nessuno che eravamo riusciti a prenderli. […] Perché non lo abbiamo fatto, che cosa ce lo ha impedito? […] Io lo so qual è la cosa che mi ha fermato e quella cosa non mi fermerà più.
Allontanandosi dal parcheggio lo sorprendiamo a canticchiare Smoke on the Water, come faceva Marco. Anche in quell’immagine l’anello è ben messo in evidenza.
È la parte “oscura” di Jimmy, l’emblema del vecchio Slippin’ Jimmy che ritorna prepotentemente in gioco. Come ci ricorda Chuck, “le persone non cambiano. Tu sei Slippin’ Jimmy!” (1×09).
Insomma, se pure non deve sorprendere l’attenzione ai dettagli che Vince Gilligan presta sempre nei suoi lavori, questo approfondimento sul vestiario ci mostra una volta per tutte quanto simbolismo si nasconda tra le pieghe di un Better Call Saul sempre più Serie Tv autonoma e originale rispetto a Breaking Bad.