Parla di una storia d’amore autodistruttiva: di quelle che per un po’ vanno bene, ma che si sa che non potranno durare se non si vuole che qualcuno faccia una brutta fine.
– Sergio Pizzorno
Quando Sergio Pizzorno scrive Goodbye Kiss per i Kasabian non può avere sotto gli occhi Better Call Saul, né Jimmy e Kim ma in lui è fin troppo chiara l’immagine di un amore che alcuni di noi sono chiamati a vivere almeno una volta nella vita. È un amore che ha la sua condanna scritta in fronte, un amore che sappiamo già, fin da quel primo, intensissimo bacio che non porterà a un lieto fine. Eppure scegliamo di viverlo lo stesso, di affondare in quel sentimento fatale e mortale perché l’emozione prevarica il finale e il viaggio vale più dell’arrivo. Decidiamo di ignorare le “red flags“, di non ascoltare gli amici e i nostri stessi presentimenti perché in un senso che non ci è del tutto chiaro percepiamo che ha senso viverlo, che ha senso perdersi e consumarsi in quel turbine emotivo.
Condannati in partenza, ci siamo incontrati con un bacio d’addio
Sembra di vederli Kim e Jimmy in Better Call Saul, una accanto all’altro, irrimediabilmente stretti in un abbraccio mortale, in un’emozione travolgente che non ha bisogno di parole, che si alimenta di sguardi e complicità. Un’intimità unica che ha però al suo interno già la condanna, la data di scadenza, inevitabile, che un amore così distruttivo porta con sé. Kim e Jimmy sono due anime che danzano e si intrecciano, che si riconoscono in qualcosa nonostante la diversità di idee. Entrambi percepiscono fin dal principio quale sarà il finale, entrambi sanno che si alimentano solo dell’eccesso, del rischio e dell’inganno. Sanno in cuor loro che la quotidianità del teneri amanti, la semplicità di una vita vissuta insieme, è loro irrimediabilmente preclusa.
Lo presagisce la telecamera, quando nel meraviglioso avvio della 4×07 divide i due personaggi con uno split screen fatale che sancisce una distanza irreparabile proprio nella loro quotidianità, nei gesti più profani ma anche intimi (lavarsi i denti, lavorare, pranzare, prepararsi per la notte e coricarsi). E ce lo ripete ancora, prepotentemente, quando nella 5×09 ritorna la routine contrapposta e ora grottescamente ribaltata di Kim che beve l’acqua e Jimmy la sua urina, l’una impegnata in cause pro bono, l’altro nella criminalità del deserto. Il bacio d’addio è lì, drammaticamente vivo fin dal primo incontro, presenza oscura che aleggia tra i due amanti e li condanna (to doom, “canta” Pizzorno, verbo che indica un destino di rovina già scritto) alla separazione.
Tutto aveva preso il via, io non avevo scelta, tu mi dicesti che non t’importava perché l’amore è difficile da trovare
Lo sussurra Kim, lo ripete a sé stessa, lo urla a Jimmy, se ne convince e convince il suo compagno che si può continuare l’uno al fianco dell’altra, che bisogna allontanare quelle presenze oscure e mortali che circondano il loro rapporto perché l’amore è raro, dobbiamo aggrapparci all’amore, dobbiamo farlo nostro quest’amore, nutrirci e nutrire l’amore. Quando in Better Call Saul la loro relazione inizia non c’è scampo, il sentimento è così travolgente che non c’è via d’uscita, corre veloce e non si può scendere dal treno lanciato in corsa. Bisogna proseguire e sperare, volere, credere che l’amore vincerà. Fidati di me, resistiamo.
Forse i giorni che avevamo sono andati, vivendo nel silenzio troppo a lungo, apri gli occhi e cosa vedi? Niente più risate né fotografie
È il silenzio morale, la distanza irreparabile di due anime che hanno una concezione della vita diametralmente opposta, che non possono coniugare il giallo del deserto, dell’inganno, della criminalità con il blu della giustizia e dell’onestà. E allora addio ai bei momenti, addio alla gioia fugace di un amore nato già morto, addio alle fotografie e ai ricordi di un amore che si è consumato nel suo stesso inganno. È tempo di aprire gli occhi e capire che è tutto finito e forse mai iniziato.
Girandoci lentamente e guardando alle nostre spalle -vedi?- nessuna parola può salvare tutto questo: tu sei a pezzi e io incazzato
Eccolo il momento più duro, il momento dell’eterno addio, della distanza finale, di Kim e Jimmy, di due amanti ormai irreparabilmente spacciati che però si incontrano ancora, un’ultima volta, in quella telefonata, in quella maledetta 6×12 in cui ascoltiamo Gene vomitare tutta la sua rabbia addosso a una Kim distrutta. Una Kim che ha scelto per tanto tempo di non vivere più, di rinchiudere dentro di sé tutto il dolore, salvo poi lasciarlo esplodere in un finale di episodio catartico e devastante. L’amore li ha dilaniati, la distanza morale condannati e ora c’è tempo solo per un riscatto personale, per tornare padroni, ognuno, delle rispettive vite mentre il sentimento è volato via, straziato da un bacio d’addio scoccato già tanti anni prima.
Me ne vado, come ci si aspetta che faccia, che sia l’uomo che dovrei essere, il rock’n’roll ci ha resi pazzi, spero un giorno di incontrarti di nuovo
Running wild, fugge in una corsa selvaggia e liberatoria Kim. Fugge Gene, fugge davanti alla povera Marion, a quel gesto di follia finale che stava per compiere, a quel tremendo omicidio che la sua rabbia stava alimentando. Fugge, lasciando che la dolce nonnina chiami la polizia, lasciando e sperando che lo arrestino. Gene realizza d’improvviso cosa è diventato, lo fa in un’istante, mentre gli tornano in mente le parole disperate di Kim che gli chiede di costituirsi. Torna a essere Jimmy per un secondo, prima di rimettersi la maschera di Saul.
Il rock’n’roll per lui e Kim è sempre stato l’ebbrezza del raggiro, della truffa. Quello che li aveva riavvicinati nel finale di quinta stagione, a un passo dalla separazione, era stato l’inganno, l’eccitante rock’n’roll di chi immaginava, intimo e complice, un possibile modo di punire Howard. Kim aveva capito che l’inganno era l’unico modo per tenere legato a sé Saul e in nome dell’amore aveva rinunciato a se stessa e alla sua morale. Così si era condannata alla rovina esistenziale senza poter evitare, comunque, che l’amore implodesse sotto i colpi di un destino già scritto. Ora è tutto finito perché ci siamo consumati.
Vai per la tua strada, io andrò per la mia, nessuna parola può salvarci, questo stile di vita ci ha resi così.
Vivere di eccessi a portato entrambi alla rovina, non esiste più nulla da dire, nulla che possa ricomporre la frattura, non resta che separarsi, non rimane altro che tentare di ricomporre le proprie vite e le proprie identità. Così fa Kim tornando probabilmente al suo impegno per il prossimo, a quelle cause pro bono che tanta felicità le davano. Così Jimmy, percorrendo una strada diversa ma pure di riscatto morale, nella sua accettazione della condanna, nella scelta di pagare per le sue colpe, senza più maschere, senza più mentire a se stesso.
Spero che un giorno ci incontreremo di nuovo.
Sembra sussurrarlo James McGill al processo, facendosi chiamare per nome, pronunciando la sua confessione totale. Una confessione non solo legale ma anche morale, proclamata guardando negli occhi Kim. Nei occhi di entrambi c’è quella speranza, la speranza di un nuovo incontro. Nonostante tutto il dolore, la sofferenza, il danno emotivo prodotto, rimane qualcosa nel fondo del vaso di Pandora ormai scoperchiato. Da tanti mali lì, in un recesso nascosto e ombroso c’è ancora una flebile fiamma, una nota di colore che nel grigiore del finale rianima la vita, ricompone due anime che non erano fatte per stare insieme e che pure non possono far altro che sperare e desiderare di incontrarsi di nuovo.
Ecco allora di nuovo Kim e Jimmy, l’una accanto all’altro, in quell’incontro d’addio che aveva aperto Better Call Saul e che ora viene a chiuderlo. Eccoli, spalle al muro, separati dalle sbarre della Legge e da un destino d’addio già scritto, eppure irrimediabilmente intrecciati, indissolubilmente attirati l’uno contro l’altra, l’una nell’altro. Ecco il colore, il rosso di una fiammella che torna a dar calore, che lascia sperare che quell’incontro sia soltanto l’ennesimo bacio d’addio di un incontro di anime che neanche il tempo ha potuto contrastare.