Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul sesto episodio della sesta stagione di Better Call Saul
“Dio mio, mi stai ammazzando con quel sedere”.
La traduzione letterale dell’ultima parola sarebbe ben più squallida e volgare di così, ma la sostanza resta. La sostanza di una battuta come tante altre, in Breaking Bad. Non una citazione iconica, non un momento chiave della serie. Non una frase che si staglia nella memoria, ma una di quelle che offrono al massimo una colorita caratterizzazione al personaggio che l’ha pronunciata in una delle sue primissime apparizioni, Saul Goodman. Perché la scena la ricordano tutti, ma non per l’evidente e ingiustificabile molestia dell’avvocato nei confronti della sua assistente, Francesca, martoriata dalle inappropriate avance di un datore di lavoro viscido e misogino. Non per quella, perché parliamo dell’ottavo episodio della seconda stagione, il primo in cui Saul compare e che si intitola, per l’appunto, Better Call Saul. Parliamo dell’episodio e di una scena nello specifico che si conclude con l’improbabile rapimento di Saul e una battuta evocata per anni, quella sì, dai fan di Better Call Saul che cercavano di collegare i destini di Nacho (Ignacio) Varga e Lalo Salamanca alla trama della serie madre: “È stato Ignacio, vi manda Lalo?”.
Della battuta rivolta tra sé e sé all’esausta Francesca, tuttavia, non è rimasta manco l’ombra. Ed è un errore, perché quella frase assume ora un senso completamente diverso, visto che non immagineremmo mai Jimmy McGill, l’uomo che si nasconde dietro la maschera di Saul Goodman, pronunciarla con quel tono da pervertito. E potrebbe darci un’idea significativa di quello che potrebbe succedere negli ultimi episodi di uno dei migliori spin-off di tutti i tempi, visto che il prequel non ha ancora dato una risposta a uno dei suoi dilemmi più pressanti: che fine farà Kim Wexler, del tutto inesistente in Breaking Bad?
Potrebbe sembrare una questione irrilevante, vista la caratterizzazione piuttosto approssimativa che avevamo avuto di Saul Goodman nella serie madre. Approssimativa non per carenze nella scrittura, ma perché avevamo conosciuto solo la maschera, il personaggio pubblico. La macchietta, la facciata di Saul Goodman. A eccezione di rarissimi casi in cui era emerso l’uomo in una sfumatura più intima (come dimenticare l’intenso dialogo finale con Walter White?), del legale conoscevamo solo gli aspetti più superficiali, il suo brutale cinismo, la sua avidità, il suo essere sempre comunque sopra le righe. L’azzeccagarbugli del popolo e dei criminali, nulla più. Un personaggio pittoresco e volgarotto che quella frase avrebbe potuto pronunciarla senza alcun problema, senza sorprenderci. D’altronde questa è stata la prima e non certo l’ultima, purtroppo: è parte di uno schema ben definito nel comportamento deviato riservato alla collaboratrice. Ma la molestia nei confronti di Francesca non è irrilevante anche ai fini della trama, affatto. È altro, ed è al momento inspiegabile.
Non è parte del Saul pubblico, del suo personaggio: in quel momento vediamo Saul interagire con qualcun altro senza aver bisogno di tenere la maschera sul viso. Saul è solo con lei, pronuncia l’ultima battuta senza che lei nemmeno lo senta ed è, per un momento, Jimmy. Jimmy McGill. Ma non il Jimmy McGill che abbiamo imparato a conoscere e amare nel corso delle sei stagioni di Better Call Saul: non un’evoluzione del personaggio, ma un’involuzione dell’uomo. Un uomo che sembra non aver più la minima fiducia nelle donne, palesa viltà e frustrazione, pare odiarle e le tratta orribilmente, nei peggiori modi possibili. Senza giustificazioni, senza scusanti anche solo parziali, mai possibili. Questo Saul sembra non aver mai conosciuto Kim Wexler e aver dato vita a una delle storie d’amore più belle e intense nella storia delle serie tv. Quindi no, non è irrilevante. Ed è stato lo stesso Bob Odenkirk, straordinario interprete di Saul Goodman, ad aver espresso in passato delle perplessità sulla brutta battuta, in cui non riconosceva il personaggio a cui presta il volto da oltre dieci anni. Lo disse nel 2020, nel corso di un’intervista rilasciata a Variety:
“L’unica cosa che non va ancora bene succede quando la sua assistente se ne va nella prima scena e fa qualche battuta in cui desidera il suo sedere. Perché dovrebbe farlo? Non capisco”.
Odenkirk conosce Saul Goodman meglio di chiunque altro, eppure lui stesso non capiva quella battuta. Non è difficile essere d’accordo e non lo è stato fin dal momento in cui abbiamo imparato a conoscere Jimmy, al di là delle leggerezze giovanili. L’attore lo disse mentre era in onda la quinta stagione di Better Call Saul ma, a distanza di due anni, mentre è in corso la sesta e mancano solo sette episodi alla conclusione della serie, ancora è impossibile dare una spiegazione soddisfacente a quella scena. Non tanto per quello che abbiamo visto di Saul Goodman in Breaking Bad, in linea col personaggio, ma per quello che sta vivendo Jimmy in Better Call Saul.
Jimmy, stando a quanto abbiamo visto finora, è un uomo che ha trovato in Kim la più grande certezza della sua vita. La ama ed è amato da lei, la protegge ed è protetto da lei, ha un rapporto pressoché simbiotico con la moglie e non potrebbe mai in alcun modo rivolgere quelle parole né alla segretaria Francesca né a qualunque altra donna del mondo. È un uomo che oscilla tra la legalità e il crimine con crescente scaltrezza e confidenza nei propri mezzi, ha un’enormità di limiti ed è discutibile e condannabile attraverso un’infinità di punti di vista, ma non è un uomo tanto volgare e non è, tantomeno, misogino. Non a questo punto della storia, almeno. Soprattutto, è un uomo innamorato di una donna che ha segnato a fondo la sua vita.
In sostanza, il percorso che lo porterà a diventare il Saul Goodman che avevamo conosciuto in Breaking Bad è ancora lunghissimo. La sua timeline attuale dista d’altronde ancora quattro anni da quella in cui è iniziata la serie madre (dal 2004 al 2008) e già una settimana fa avevamo sottolineato l’esigenza di porre una pietra angolare nel suo percorso di sviluppo, a proposito delle considerazioni legate al destino finale di Howard Hamlin. Ma così come sembra esser plausibile l’idea che possa presto ritrovarsi sulla coscienza la morte di un uomo innocente, pare debba succedere qualcosa di importante anche nella sua vita sentimentale. Qualcosa di tragico e imperdonabile, non necessariamente legato alla morte di qualcuno.
Allo stato attuale, abbiamo solo una certezza: Peter Gould e Vince Gilligan non lasciano mai niente, ma davvero niente, al caso. E non immaginiamo uno scenario in cui i due autori facciano semplicemente finta di non aver mai messo in bocca a Saul le parole rivolte a Francesca: avremmo potuto ipotizzarlo per qualunque altra serie (o quasi) ma non è il loro modus operandi, non è lo stile meticoloso attraverso cui hanno dato vita a uno degli universi narrativi più geniali e sfaccettati di tutti i tempi. Anche se è probabilissimo che nessuno avesse in testa l’idea di realizzare uno spin-off incentrato su Saul Goodman, nel momento in cui venne scritta la battuta. Quindi Kim Wexler, l’amatissima Kim di Jimmy, non esisteva ancora in alcun modo.
Ma ora Kim esiste, eccome se esiste. E tra il personaggio di Breaking Bad e il protagonista di Better Call Saul si è creato un solco che solo un passaggio traumatico, molto intenso, potrà in qualche modo colmare senza creare una falla narrativa significativa. Al di là di ogni possibile teoria, dovremo arrivare al Saul che odia le donne, le tratta come se fossero degli oggetti e non esce dal personaggio nemmeno quando potrebbe. Dovremo arrivarci ed è difficile arrivarci prescindendo dalla fine della storia d’amore con Kim, seppure non impossibile. Ma non solo: il Saul che si comporta in un modo tanto deviato, in un momento in cui non aveva un solo motivo per non essere se stesso, non sembra esser solo un uomo che ha perso l’amore della vita, ma uno che da quell’amore è stato anche ferito nel profondo. Anche se ci sono varie altre ipotesi da considerare.
Jimmy, per esempio, potrebbe aver affrontato un dolore per la presunta perdita tale da averlo portato a rifugiarsi nel suo personaggio, fino a essersi perso dentro di lui. Oppure il suo atteggiamento misogino potrebbe essere parte di una machiavellica copertura attuata per proteggere Kim, latitante o presente off screen in Breaking Bad, architettata nei minimi dettagli per tenere all’oscuro degli eventi anche Francesca: se ne parla da anni e nessun elemento ha ancora confutato le teorie che regalerebbero un lieto fine alla loro intensa storia d’amore. Ma non possiamo escludere nemmeno di avere a che fare con un uomo ferito dalla persona che più ha amato al mondo, sua moglie. Non possiamo, perché il Saul Goodman di Breaking Bad sembra tutto, meno che un uomo innamorato. E sembra fin troppo disilluso. Quindi le cose sono due: o recita benissimo o maschera malissimo i suoi sentimenti.
I prossimi episodi di Better Call Saul potrebbero quindi aprire degli scenari ritenuti al momento improbabili, e portare Saul a perdere Kim nel peggior modo possibile: non attraverso la sua morte, non attraverso una fuga di lei (magari con l’intervento di Ed, evocato a più riprese nell’episodio di martedì scorso) o la decisione di cambiare vita e lasciare la strada sbagliata dopo l’ultima inversione di marcia, ma attraverso un suo tradimento, fatale nello spezzare il loro legame una volta per tutte. Perché non possiamo escludere manco questo: alla luce di quella maledetta battuta (e di altri momenti che vanno in quella direzione), il Saul di Breaking Bad non sembra essere solo un uomo che ha perso la sua Kim, ma un uomo che non la ricorda manco positivamente. Un inquietante fantasma, più che un dolce ricordo.
Il perché non è al momento ipotizzabile, anche se su Reddit si sono configurati vari scenari più o meno plausibili in questo senso, ma quel che è certo è che una fine tanto traumatica della loro storia d’amore farebbe ancora più male dell’eventuale dipartita prematura di Kim. Oppure è stata solo una battuta, per davvero. Un’imperdonabile battuta out of character che oggi non ha più senso. Un piccolo neo, una sfortunata parentesi in un racconto, quello di Breaking Bad e Better Call Saul, che non ha mai lasciato niente al caso. In cui otto parole, otto maledette parole, potrebbero fare tutta la differenza del mondo ma sembra si concilino male con tutto quello che abbiamo visto finora nello spin-off. Sette episodi, tuttavia, sono lunghissimi, gli autori potranno fare i conti con la questione e il tempo per portare Jimmy e Kim a un punto di rottura del genere è ancora tanto. E chissà, potrebbero anche spingere le ambizioni della donna oltre l’amore per il suo compagno.
Allora sì, la battuta assumerebbe un sottotesto diverso. Diversissimo. E più di ogni colore, più di ogni altro indizio, potrebbe averci dato la risposta che attendiamo da troppo tempo: Kim Wexler si dissolverà, dopo esser diventata la vera Walter White di Better Call Saul. E ci darà una pugnalata al cuore mentre spezzerà quello di Jimmy, una di quelle da cui sarebbe difficile riprendersi. Trasformando così un’indecente battuta in un presagio. E il presagio nell’amara conferma di aver sempre avuto la soluzione sotto al naso.
Antonio Casu