BoJack Horseman e Better Call Saul sono serie diversamente ma irrimediabilmente profonde. Sia a Raphael Bob-Waksberg che a Vince Gilligan interessa fortemente scavare nelle profondità dei loro personaggi, per metterne in evidenza pregi e difetti, caratteristiche e contraddizioni. In questa sede, proveremo a notare quanto in comune ci sia tra due donne (o meglio, tra una gatta e una donna) condannate ad aiutare soggetti irrecuperabili, come BoJack Horseman e Jimmy McGill. Parliamo, dunque, di Princess Carolyn e Kim Wexler.
Come suggerisce il titolo, può essere interessante partire innanzitutto dalle definizioni di egoismo e altruismo. L’egoismo può essere definito come quell’insieme di comportamenti finalizzati unicamente al conseguimento dell’interesse del soggetto che ne è l’autore. L’altruismo, invece, è l’atteggiamento di chi orienta la sua opera verso il fine di raggiungere il bene altrui. La prima osservazione che intuitivamente possiamo fare è che siamo di fronte a un ossimoro: spesso, infatti, le due parole sono segnalate come l’una il contrario dell’altra dai vocabolari. Ma perchè, allora, esiste effettivamente una correlazione tra i due concetti? Del resto, in Better Call Saul e in BoJack Horseman i due personaggi vivono molto per se stesse oltre che per gli altri. Forse la filosofia ha dato una risposta.
È stato Kant il primo a cercare di creare una classificazione della fenomenologia dell’egoismo, distinguendo tra egoismo logico (l’individuo giudica inutile sottoporre il proprio pensiero al giudizio altrui), egoismo estetico (il criterio del bello coincide con il proprio gusto personale) ed egoismo morale (il vantaggio personale è il fine supremo della condotta). Ma il vero punto di svolta nello studio del rapporto tra questi concetti contrapposti arriva grazie all’opera del francese Auguste Comte, uno dei principali esponenti della filosofia positivista nonchè considerato il coniatore del termine “altruismo”. Quando si parla di Comte, dobbiamo seguire due strade.
Innanzitutto egli teorizzò che egoismo e altruismo fossero in realtà istinti umani perfettamente simili: mentre l’egoismo tende infatti alla conservazione del singolo individuo, l’altruismo è fondamentale per la conservazione della specie e persino, nelle forme più evolute, si può dire – sempre con Comte – che l’altruismo abbia giocato un ruolo rilevante nel mantenimento e nello sviluppo sociale del genere umano. Quello che quindi Smith chiamava simpatia e che Rousseau chiamava pietà, viene classificato da Comte come altruismo.
L’altra strada, invece, è quella che conduce a parlare del cosiddetto egoismo psicologico. Una materia controversa e molto dibattuta perchè si sofferma su come le cose appaiono e non su come dovrebbero essere. Si tratta di una concezione per cui gli esseri umani sono sempre motivati dai propri interessi legittimi ovvero dalla convenienza, anche in azioni che sembrano mostrarsi come atti di altruismo. Si ritiene che quando le persone decidono di aiutare gli altri, alla fine, lo facciano semplicemente per ricavarne dei benefici personali. Ad esempio, secondo alcuni psicologi e sociologi non esiste un altruismo totalmente disinteressato e gratuito, in quanto un beneficio (non materiale) del donatore potrebbe sempre essere individuato.
Alla luce di tutto questo, è facile intuire quanto la scrittura di personaggi come Princess Carolyn e Kim Wexler sia influenzata da questo genere di studi filosofici e psicologici. La gatta di BoJack Horseman, per sua stessa ammissione, non riesce a non aiutare compulsivamente gli altri. Certo, BoJack è uno dei destinatari principali, ma spesso la vediamo stimolare anche altri personaggi, come Diane o Todd o ancora Mister Peanutbutter. I suoi “pep talk” sono famosi, e tutti hanno inizio con:
“You gotta get your s**t together”.
Ma quanto effettivamente Princess Carolyn lo fa per gli altri? C’è un limite, oltre il quale ciò che rimane è solo il suo interesse ad assecondare questo bisogno di altruismo? C’è, innegabilmente, dell’egoismo nel suo altruismo: aiutare gli altri per aiutare se stessa. Princess Carolyn è una persona buona, ma anche molto cinica. Motivo per cui, a quarant’anni, non è riuscita ancora a costruire una famiglia.
Anche qui, tuttavia, c’è stato un turning point per la gatta: un’adolescenza passata ad aiutare la madre, ad attendere di essere promessa sposa a qualcuno di una classe sociale più elevata della sua hanno mortificato la sua personalità. Mai più al servizio degli altri: purtroppo per lei, ha continuato ad aiutare gli altri, ma sempre con quel pizzico di convenienza per se stessa. Probabilmente, l’altro punto di svolta sarà (nella sesta stagione) la sua relazione con la maternità, avendo adottato un bambino nel finale della quinta stagione.
Better Call Saul ha in Kim Wexler un personaggio positivo. Ma come in tutto l’universo Breaking Bad, non è possibile trovare un personaggio solo e soltanto buono. Kim aiuta Jimmy fin da quando si sono conosciuti: prima come amica, poi come amante. Ha sempre fatto il tifo per lui, ne ha apprezzato il lato dolce, altruista, buono. Ma ha imparato a conoscere anche quello malato, criminale, irrimediabile. Una delle cose più sorprendenti (almeno finora) di Kim è che il distacco con cui guarda quel lato di Jimmy si è a volte tramutato in un immergercisi. Kim ha collaborato con lui in alcune truffe, alcune anche di grande rilevanza dal punto di vista penale.
Quindi quella di Kim cos’è esattamente? Una perversa forma di altruismo? Oppure un modo per evadere dalla sua routine di correttezza e civiltà, catapultandosi nel malato mondo di Jimmy? Forse, in realtà, è entrambe le cose. Una risposta definitiva la abbiamo già, indipendentemente da quello che sarà il (probabilmente triste) destino della donna: Kim ama Jimmy, e sappiamo quanto l’amore possa spingere le persone a fare cose inimmaginabili.
Better Call Saul e BoJack Horseman dipingono personaggi complessi, contraddittori, ossimorici. Le due donne in questione rappresentano l’apice di questo ossimoro: sono entrambe vittime e carnefici del loro egoistico altruismo.