Giro di boa di straordinaria intensità per questa terza stagione di Better Call Saul. L’episodio 3×05 coinvolge, appaga e fa registrare un nuovo salto di qualità a una Serie dalla maturità ormai piena. Breaking Bad è un lontano ricordo. Better Call Saul si emancipa definitivamente dalla Serie Madre e ci restituisce un racconto complesso e affascinante. Un lungo viaggio nelle irrisolte lotte morali di un uomo chiamato -ancora per poco- Jimmy McGill. Vince Gilligan dimostra di saper coinvolgere anche senza trame complesse e senza tensione violenta. Dimostra la grandezza registica nella strutturazione tutta interiore dei caratteri mai banali.
A partire da Chuck: la sua è una lotta aperta al fratello, dura e intransigente. Come duro è intransigente è il suo carattere. “La legge è troppo importante”, continua a ripetere. Chuck ha posto la norma giuridica sopra ogni cosa, ha fondato l’intera architettura della sua morale sulla legge di diritto, sul principio che regola i rapporti umani, “l’idea per cui l’individuo deve rispondere delle proprie azioni”. Ne riconosce una sacralità inviolabile, superiore a qualsiasi affetto o relazione. C’è la rigidità di chi ha sacrificato la sua intera esistenza in nome di quel valore. Ma è inevitabile pensare che dietro questa patina ideologica si nasconda anche altro: l’incapacità di immaginare la redenzione nell’uomo. Nella fattispecie nel fratello.
Il quinto episodio della terza stagione di Better Call Saul apre con un flashback che ci riconduce al momento in cui Jimmy ha superato l’esame finale da avvocato.
Rebecca è già l’ex-moglie di Chuck e quest’ultimo ha da poco iniziato a dover far i conti con la sua “malattia”. Un dialogo in questa prima scena chiarisce bene il rapporto tra i due fratelli. “È diventato un cittadino responsabile. Chi l’avrebbe mai detto?”, dichiara Rebecca riferendosi a Jimmy. Chuck bofonchia qualcosa, appare imbarazzato e per nulla convinto. Non ha mai creduto in Jimmy. Lo ha aiutato in passato, certo, ma lo considera sempre Slippin’ Jimmy e vede nella sua nuova professione un pericolo mortale.
La grande, finale colpa di Chuck è solo questa: la mancanza di perdono. La legge non ammette il perdono, non ammette il gratuito condono della pena. Nella parabola del figliol prodigo il padre non solo perdona il figlio per aver scialacquato gli averi e infangato il nome della famiglia ma fa addirittura festa per il suo ritorno. Quell’amore incondizionato, quel perdono senza giustificazioni -l’unico realmente valido- Chuck non lo accetta. È troppo inaridito dalla rigida intransigenza della legge di diritto per poter riconoscere la gratuità dell’indulgenza. Rimanendo nella logica della parabola è come il primogenito che si adira col padre che riserva all’altro figlio un’immeritata accoglienza festosa.
Il “diritto positivo” in Chuck lo porta a escludere le leggi morali, “non scritte e innate” come le definiva Sofocle per bocca della sua Antigone: “non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove”.
Jimmy non ha mai avuto un’accettazione piena da parte di Chuck. Ha provato a cambiare, a costruire l’immagine che gli altri avrebbero voluto di lui. Ma ha percepito questa distanza, questa fiducia a metà. Non ci sono figure totalmente positive in Better Call Saul, lo abbiamo ripetuto più volte. Jimmy è colpevole tanto quanto il fratello. Colpevole della sua incapacità di seguire onestamente le regole, di non cercare scorciatoie, di evitare raggiri. Ricade negli errori di sempre e di fronte all’attacco frontale tira fuori le unghie, come un leone all’angolo.
Chuck, registrandolo a sua insaputa, si è abbassato al suo livello, lo ha trascinato in un’azione legale, lo ha colpito nel vivo, nell’affetto familiare. In questo episodio di Better Call Saul ci accorgiamo costantemente del peso opprimente che piega a metà Jimmy. Ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo sono per lui un fallimento. Soffre. Ma non può fare a meno di difendersi.
Non vuole cedere alla distorta morale del fratello, accettarne la severa condanna. Ed è disposto a tutto. Anche a umiliarlo nuovamente. Attraverso nuovi inganni.
Non possiamo non riconoscere la lucidità della visione di Chuck quando afferma: “Gli voglio un gran bene. Non c’è niente di malvagio in Jimmy. Solo che ha la propensione a fare cose terribili con finalità che appaiono quasi nobili”. È la sintesi piena dell’atteggiamento del futuro Saul Goodman: ruba ai Kettleman nella stagione d’apertura per aiutare Kim; e per lo stesso motivo nella seconda stagione mina la credibilità di Chuck modificando il numero civico della sede della Mesa Verde.
L’etica di Jimmy è contorta tanto quanto quella di Chuck. Forse ci risulta più apprezzabile, più nobile ma mostra ugualmente le sue profonde contraddizioni. In questo episodio più che mai. Chuck dal confronto in aula esce umiliato umanamente e professionalmente. Messo alle strette perde le staffe, non risulta più credibile, la sua malattia è smentita. Appare un mitomane che imputa al fratello ogni tipo di complotto. Jimmy ha vinto. Chuck è eliminato e la scritta Exit che si sovrappone al suo volto inebetito ne segnala la sconfitta.
Eppure noi sappiamo che Chuck, per quanto poco credibile appaia a causa della sua foga, sta dicendo la verità su Jimmy. Lo sappiamo noi, lo sa Jimmy, schiacciato dal dolore per le sue azioni e lo sa Kim.
Già, Kim. Anche nel suo sguardo c’è l’insicurezza di chi sente di aver umiliato un uomo, in fondo, innocente. Abbiamo scritto di quanto Kim appaia ormai compromessa. Di come abbia oltrepassato quell’invisibile confine di onestà. Si presta ai trucchi dell’amato Jim, lo asseconda, gli dà fiducia. Le motivazioni che l’avevano portata a rifiutare di associarsi a Jimmy in un unico studio legale sembrano essere venute meno. Nei suoi occhi possiamo percepire l’incrinatura irreversibile della probità etica e insieme il soffocante senso di colpa. La mortificazione di Chuck non può lasciarla indifferente.
Mentre l’accusa elenca i capi d’imputazione, assistiamo alla preparazione di Jimmy e Kim. Nel momento in cui si parla di “tenere comportamenti tali da condizionare negativamente la professionalità e la credibilità di un avvocato” contestualmente viene inquadrata la stessa Kim che risponde con un sorriso alla carezza di Jimmy. Se è vero che quelle parole riguardano Chuck, non possiamo ritenere casuale la sovrapposizione dell’immagine dell’avvocatessa. È un messaggio implicito: Jimmy col suo comportamento sta minando la professionalità di Kim. Non solo quella di Chuck e la propria. L’amore di Kim, il suo incondizionato appoggio, la porteranno verso l’inevitabile rovina.
La Wexler non ha la naturalezza di Jimmy negli inganni, la sua flessibilità morale. Soffre molto più di lui quei comportamenti, quei sottili stratagemmi: il suo destino è già segnato, l’allontanamento da Jim scontato.
La strategia legale della difesa si è dimostrata coerente con quanto avevamo anticipato: minata la credibilità di Chuck e la validità clinica della sua malattia, si cerca di mostrare l’inattendibilità del nastro. “Non è stato stabilito se il nastro avesse valore di prova. La difesa riconosce soltanto che era di sua [di Chuck] proprietà”, afferma Kim. Le motivazioni della distruzione sono attribuite al fatto che esso fosse prova, secondo Jimmy, solo “del suo [di Chuck] odio verso di me”. E a sostegno di questa visione vanno le dichiarazioni di Chuck stesso che, caduto nella trappola del fratello, perde la pazienza e insieme ogni attendibilità. Rebecca, la sua ex moglie, è rintracciata come anticipato nella recensione 3×04, grazie al biglietto che Ehrmantraut recupera dall’agenda in casa McGill. La sua funzione è semplicemente quella di favorire l’irritazione di Chuck così da indurlo a perdere il controllo.
Jimmy ancora una volta si mostra un impareggiabile con-man in grado di mettere nel sacco perfino un avvocato di comprovata esperienza come Chuck.
Huell, gradito ritorno da Breaking Bad, permette il completamento del piano, inserendo una batteria nella tasca di Chuck e confermandosi anche in Better Call Saul abilissimo nel gioco di mano. Jimmy ha vinto. Ma c’è solo tristezza e angoscia in questo successo. Tutti i personaggi, in fondo, escono sconfitti dall’episodio. Ognuno perde qualcosa di sé, sente venire meno una sua integrità piena. Dalla maschera di Jimmy McGill cade un nuovo pezzo. Un nuovo passo è compiuto verso l’irreversibile “breaking bad” (“rottura delle regole”, “cambiamento in negativo”). Saul ha preso il sopravvento. Non c’è ritorno.