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L’episodio della mosca, ma con Saul e Chuck McGill

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La Mosca è il decimo episodio della terza stagione di Breaking Bad, uno dei più iconici e singolari di tutta la serie, cosa non da poco considerando l’imponenza di Breaking Bad e del suo prequel Better Call Saul. In effetti, La Mosca è un episodio bottiglia, un filler che ai sensi della trama non aggiunge e non toglie assolutamente nulla. I protagonisti sono Jesse, Walter e una comune mosca che si aggira per il laboratorio sfuggendo ai continui assalti dei due umani. C’è chi ha definito questo episodio un capolavoro, e chi lo ha semplicemente detestato dal primo momento.

Ad ammettere la funzione di “episodio bottiglia” è stato lo stesso Vince Gilligan: Breaking Bad aveva sforato i costi di produzione e serviva un episodio che costasse davvero poco. Ecco perchè gli eventi si svolgono tutti nello stesso luogo e con protagonisti solo Jesse e Walter.

Alla fine Fly è l’ennesima lezione di stile di Vince Gilligan, il quale ci insegna come fare un piccolo capolavoro con un basso budget. Noi, dal canto nostro, ci siamo chiesti come sarebbe cambiato l’episodio della mosca se i protagonisti fossero stati Jimmy McGill (aka Saul Goodman) e suo fratello Chuck McGill.

Chuck McGill sarebbe sicuramente il Walt di turno, mentre il protagonista di Better Call Saul sarebbe nella stessa posizione di Jesse Pinkman in Breaking Bad.

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Better Call Saul Breaking Bad (640×358)

L’ambientazione è la stanza buia di Chuck McGill, con il personaggio che si sveglia avvolto nella sua coperta termica. L’espressione burbera non tarda a disegnarsi sul volto dell’avvocato, il quale giace ancora un po’ immobile ad osservare le forme strane del suo appartamento. Nel buio ogni cosa prende una sua particolare conformazione, quasi assumesse una nuova vita a se stante. Crogiolandosi in questo pensiero, e in altre misteriose assunzioni che nella sua testa cambiavano forma come gli oggetti nel buio, Chuck si mosse per accendere la lanterna.

In quel momento un rumore estraneo perturbò l’aria. Un ronzio. Davanti agli occhi di Chuck si mosse fiera e angosciante una mosca: insetto tanto comune quanto fastidioso. Chissà quali estranee malattie portava con sè quell’essere, pensò l’ex avvocato. Doveva provvedere il prima possibile.

Chuck si mosse con cautela per accendere la lanterna al suo fianco, cercando di fare meno rumore possibile, cosa non semplice considerando la tipologia di coperta che indossava come una corazza. La coperta termica lo faceva sembrare un alieno in un brutto film low budget dei primi anni ’90.

Accesa la lanterna, Chuck McGill fu in grado di vedere finalmente con chiarezza la sua nemica, che si era poggiata con fastidiosa noncuranza sul tavolino da tè ricolmo di libri e scartoffie. Chuck afferrò un giornale a caso e si avvicinò alla preda come un felino che soppesa ogni sua mossa. Era pronto all’agguato finale ai danni della mosca, la quale non sospettava nulla. Fece un respiro profondo e, trattenendo il fiato, prese la mira.

Proprio in quel momento cruciale la porta di casa si spalancò e fece capolino Jimmy McGill, accompagnato dalla sua voce squillante e gioviale che è protagonista indimenticabile di Better Call Saul.

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Better Call Saul (640×360)

Sh Sh Sh Sh” esclamò Chuck con un’espressione che era un misto di disperazione e rassegnazione insieme. Come se non bastasse la presenza di quell’essere nella sua dimora, ci mancava solo la pecora nera della famiglia, il fratello che distruggeva qualsiasi cosa toccasse.

Jimmy: “hey hey, Chuck che succede? Ti giuro che ho lasciato telefono e orologio fuori, l’unica cosa pericolosa che ho addosso sono le brutte notizie sul giornale, ma penso che di quelle te ne farai una ragione”

Chuck: “Sh Sh Sh Sh, chiudi subito la porta e vieni qui in silenzio. Abbiamo un problema gravissimo“.

Jimmy McGill ci aveva fatto il callo quando si trattava delle pazzie del fratello, questa volta non sapeva cosa aspettarsi. Forse Chuck aveva trovato qualche vecchia batteria dentro casa, sospettava che il forno fosse acceso o che qualche strana diavoleria elettronica fosse troppo vicina alla sua abitazione. Fatto sta che, senza porsi troppe domande, si avvicinò con passo felpato a Chuck, sperando di poterlo aiutare in fretta e scappare via da quella casa che gli metteva angoscia.

Chuck: “C’è una mosca, non so come sia entrata qui dentro, chi lo sa per quanto tempo avrai tenuto quella dannata porta aperta ieri. Aiutami a trovarla e facciamola fuori prima che infesti tutta la casa

Silenzio.

I due fratelli si guardarono intorno circospetti, aspettando di vedere la nemica volante apparire da un momento all’altro. E così fu. La mosca ondeggiò davanti ai loro occhi, producendo quel rumore così sottile, eppure così snervante. Si poggiò sul mobile alla loro sinistra, attirando lo sguardo predatore dei due fratelli.

Better Call Saul era uno slogan pensato per ben altre problematiche, ma Jimmy McGill non aveva tempo di pensare a questo, e il quotidiano che stringeva tra le mani divenne ben presto una potenziale arma contro la mosca.

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Better Call Saul (640×377)

Jimmy si scagliò violento sull’insetto, convinto di aver compiuto l’assassinio tanto agognato. Ma quando alzò l’arma del delitto si rese conto che non c’era alcun cadavere. Ronzio.

“Dannazione, non sei in grado di fare fuori neanche una mosca. Magari ci riusciresti se fosse una truffa, o qualche male affare dei tuoi. Quello lo sai fare bene, ma liberarti di una mosca ti viene troppo difficile fratellino?!” Chuck prese a urlare a dismisura. Non era in lui.

Quel volatile innocente era diventato il pretesto per vomitare verità taciute. Con rabbia Chuck riversò tutto il suo marciume sul fratello. Le parole scivolarono via come lamette, affilate dal tanto rancore che l’ex avvocato covava dentro di sè. Nella sua mente Jimmy McGill aveva avvelenato la sua vita così come la mosca avvelenava quel suo ambiente familiare e sicuro.

Avrebbe tanto voluto avere un giornale da arrotolare e poter scagliare sul fratello, schiacciarlo al suolo come un semplice insetto che nessuno avrebbe più reclamato. Ma, in quel momento, realizzò che la vera mosca era lui.

Mentre le parole continuavano a uscire dalla sua bocca, Jimmy McGill faceva un altro passo avanti nella sua trasformazione in Saul Goodman. Senza proferire parola si tolse le scarpe, si arrampicò sul divano e scaraventò quel giornale accartocciato sull’insetto che si era arpionato al lampadario monco di lampadine.

Con un colpo secco il lampadario oscillò e la mosca planò senza vita verso il pavimento, ai piedi di Chuck McGill.

Silenzio.

Nell’aria non c’era più nè il ronzio della mosca nè il volteggiare arcigno delle parole di Chuck. Silenzio. Chuck aveva capito che prima o poi il suo planare verso la morte sarebbe stato simile a quello della mosca che giaceva ai suoi piedi. Nessuno avrebbe pianto, nessuno si sarebbe rammaricato. Era solo un ronzio che precedeva il silenzio.