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Finalmente Jimmy

Better Call Saul
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Prima di quest’ultimo viaggio in quel di Albuquerque, è stato davvero complicato fare previsioni. Man mano che l’ultima stagione di Better Call Saul ha fatto il suo corso, ogni teoria dei fan si è sgretolata, regalandoci proprio sul finale una lezione di vita degna dello splendido lavoro fatto da Gilligan, Gould e tutta la straordinaria macchina produttiva dello spin-off di Breaking Bad. Finalmente lui, fra tutti, forse il più corrotto, magari il “meno pericoloso”, ma sicuramente quello che ne ha viste di più e che continua a combattere contro se stesso ogni giorno. Nonostante tutto, il buon Jimmy McGill ce l’ha fatta, alla fine. Ha vinto lui su Saul Goodman, è riuscito a schiacciarlo sotto il peso del suo ego e a prendersi una meritata standing ovation, nonostante le strazianti immagini finali che lo gettano definitivamente in un infinito inferno di solitudine.

Better Call Saul

Albuquerque ha finalmente il suo primo ed unico colpevole, ma è un concetto di giustizia assolutamente personale. Jimmy, che fin dove ha potuto in quest’ultima puntata ha corretto chiunque lo abbia chiamato Saul, prende una decisione indiscutibile, per una volta. Noi non la vediamo arrivare, non capiamo che in lui stia maturando quel desiderio di correttezza così inaspettato, anzi, a dire la verità questa volta ha proprio ingannato anche noi. Sì, perché Gene Takovic era diventata l’apoteosi di Saul Goodman, la sua estremizzazione più umile ma contestualmente più irriverente e sprezzante, una condanna sicura. Vederlo allo stremo, come sottolinea Marie in un faccia a faccia duro da digerire, arrestato all’interno di un cassonetto, è l’incipit della classica storia di chi deve raschiare il fondo del barile per redimersi. E Jimmy, quel fondo l’ha decisamente raggiunto.

Il viaggio nel tempo è il romantico leitmotiv di quest’ultimo episodio di Better Call Saul, in grado di chiudere definitivamente i discorsi lasciati aperti con Breaking Bad e i suoi volti. Ed è proprio seguendo l’andamento del fil rouge che si intuisce la direzione che anche Jimmy prenderà. Rivedere Mike e Walt concedersi un attimo di umana fragilità, ammettendo di essere gli aguzzini di se stessi, guardando negli occhi il problema e pentendosi, nel modo più sincero che una futile chiacchiera da bar possa regalare, tutta questa umanità ci suggerisce fin dal principio che forse c’è spazio per un “lieto fine”, una volta tanto. E allora ci sembra quasi che Jimmy impari qualcosa da loro, che rivolga la fatidica domanda sui rimpianti per confrontarsi con qualcuno che nuota nel suo stesso mare, per sentirsi compreso. Tra le mura di uno stanzino vediamo gli ultimi strascichi di Saul Goodman, mentre ha tempo per meditare sull’indegno modo in cui si è fatto beccare. E’ lì che Jimmy decide di concedere un’ultima bravata a Saul, il suo alter ego, l’unico davvero in grado di orchestrare l’ennesimo piano perfetto, chiamando in causa un vecchio “amico” per difenderlo e riuscendo ad ottenere il massimo sconto sotto gli occhi di un’accusa incredula che non può niente di fronte alla maestria del genio. Ma è tutta una messinscena, l’ennesima. E’ tutto uno splendido stratagemma per ottenere l’assoluzione che conta di più, quella personale, che coinvolge in primis Kim, l’amore della sua vita, e soprattutto Jimmy, l’unico vero protagonista del magnifico romanzo di formazione (e distruzione) che è Better Call Saul.

Una rinuncia totale in favore dell’eterno amore di Kim.

Better Call Saul

Piange il cuore a vedere il compimento di quell’eterno ritorno rappresentato dalla scena della sigaretta divisa in due. Come la prima volta, così anche l’ultima, che assume un significato drammaticamente passionale. Jimmy si spoglia di Saul definitivamente per dimostrare all’unica donna della sua vita che non è mai cambiato, non se n’è mai andato. Era solo nascosto in profondità, affogato come lei dai fatidici rimpianti condivisi con Mike e Walt. Chissà come se l’aspettava Saul, la sua fine. Magari credeva davvero che Gene fosse in grado di far ripartire il meccanismo e riportarlo ad una vita di eccessi e sfarzo. Magari mentre fuggiva via da casa di Marion ci credeva ancora, Saul. In quegli ultimi istanti pensava di essere invincibile per l’ultima volta. Ma ha vinto Jimmy, alla fine. Per quanto non si possa parlare di vittoria in termini pratici, ciò che ha ottenuto vale comunque più di qualsiasi libertà. Perché se avesse scontato la minima pena ottenuta avrebbe dovuto rinunciare a Kim e si sarebbe dovuto accontentare di una vita ancora più misera ed insignificante di quella che stava vivendo Gene, sarebbe stato come un leone in gabbia ma senza qualcosa in cui credere. E invece ha scelto di affogare, Jimmy, come il più classico dei capitani che non abbandona mai la nave, stanco di fuggire da se stesso. C’è il tempo per un ultimo saluto a Saul sul pullman che porta alla prigione, una scena forte che ha il sapore di addio, anche per lui che inizialmente rifiuta di accettare la sua identità ma che poi lascia che le voci compiaciute dei detenuti riservino l’ultimo omaggio al grande genio.

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Ma prima dell’ultimo confronto con Kim, prima che lei esca dalla sua vita per sempre e lo lasci affogare in pace, abbiamo il tempo di incontrare un’ultima volta anche Chuck, la vera causa scatenante, il non voluto padre di quella creatura diabolica che risponde al nome di Saul Goodman. E c’è tanta poetica anche in questa scena, il riassunto perfetto del perché e del per come Jimmy si sia trasformato in Saul, ossia per combattere l’ombra schiacciante di suo fratello. È tutto spiegato nella rassegnazione di Chuck all’ennesima frecciatina di Jimmy sulla differenza della clientela con la quale i due hanno a che fare. Un’ammissione di colpa e di stima allo stesso tempo, un “vorrei essere come te ma non posso, non riesco”, e poi le luci e i colori si spengono per l’ultima volta e lasciano spazio al bianconero avvenire del fu Gene Takovic che, per l’ultima volta, si spoglia di Saul e di tutte le altre identità che non gli appartengono più e lascia meritato spazio a Jimmy McGill, unico vero protagonista di questo viaggio nel tempo che in un colpo solo ci ha fatto ulteriormente innamorare dell’intero universo di Better Call Saul e Breaking Bad, segnando a caratteri cubitali la parola fine nella conclusione perfetta di una delle più grandi opere d’arte del nostro tempo.

E’ stato un piacere Jimmy, addio per sempre.

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