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Better Call Saul è a un bivio definitivo: che fine sta per fare Kim Wexler?

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 5×08 di Better Call Saul

È un elefante gigantesco infilato in una stanza minuscola. Il mistero più importante, il dubbio più incombente. La domanda più angosciante, sempre più incalzante col passare delle stagioni. Quella che ci siamo fatti tante volte, praticamente ogni volta che abbiamo visto un episodio di Better Call Saul: perché Kim Wexler non è mai stata menzionata in Breaking Bad? Com’è possibile che un personaggio tanto pesante e decisivo nella vita di Saul Goodman sembra non sia esistito, al punto da non aver avuto mai il benché minimo riferimento? Cosa è successo? Che fine ha fatto? Che fine farà? Viva, morta o X?

I punti di domanda si sprecano e rimbalzano da una parte all’altra, senza la possibilità di avere una risposta soddisfacente. Per ora, almeno. Perché entro due episodi, gli ultimi della straordinaria quinta stagione di Better Call Saul, la sentenza potrebbe investirci con la forza di una tormenta inarrestabile. Potrebbe essere una risposta definitiva, o parziale. Con Jimmy, senza Jimmy. Con Kim, senza Kim. Uniti, più che mai. Distanti, forse per sempre. Separati dal fato, destinati forse a riunirsi nella landa desolata di Omaha.

Tutto, niente o qualcosa. Abbastanza, si spera, per rispondere quantomeno alla domanda. O per attendere con fiducia e una sana vena di romanticismo l’ultimo atto. Fino ad arrivare, chissà, all’epilogo del flashforward in bianco e nero che ci perseguita da cinque anni. Il momento, in ogni caso, è arrivato. Perché non si capisce ancora se Kim abbia imboccato l’ultimo vicolo cieco della sua vita o l’oscuro viale della gloria. Quel che è certo è che una strada l’ha presa. È dentro”, fino in fondo. Immersa in un deserto dalle mille ombre con un unico riferimento, l’ombra più grande di tutte che rappresenta allo stesso tempo la luce più intensa: il suo Jimmy. Ma dove si va da qui?

Tutto è ancora possibile.

Better Call Saul

E dire che poche settimane fa abbiamo vissuto un momento che sembrava essere risolutore. La fine di tutto, l’addio che tragicamente attendiamo da tempo. Uno scontro, intenso. La chiave di volta che avrebbe potuto portare alla rottura insanabile di una delle coppie più belle che le serie tv abbiano mai partorito. Parliamo dell’epilogo di un episodio dal titolo emblematico, Wexler v. Goodman. Di una litigata furibonda, arrivata dopo una battaglia dai contorni per certi versi ancora inspiegabili. Figlia di uno sgarbo, quello di Saul, che sembrava rappresentare un punto di non ritorno. Ma definire Kim fino in fondo è pressoché impossibile, e alla guerra lampo è seguita una fulminea proposta di matrimonio. Il matrimonio d’interesse più romantico di sempre, l’unico al mondo nel quale il fine materiale maschera l’amore e non viceversa.

Il fine è stato esplicitato: un coniuge può avvalersi della possibilità di non testimoniare contro l’altro, mettendo Kim in una botte di ferro legale al di là di quello che sa della vita del suo Jimmy. È l’inizio di un nuovo capitolo di Better Call Saul, il più imprevedibile: cosa ne resta di Kim, l’avvocato che ha catturato il cuore di Jimmy? Cosa sarà di Giselle, l’anima gemella di Saul? Sarà davvero il socio occulto del disilluso avvocato di Breaking Bad, come sogniamo da anni? Continueranno ad amarsi anche nel bel mezzo dell’impavida epopea di Walter White? Oppure sta per succedere qualcosa e del loro amore non resterà che un’ombra? Non sarà questo approfondimento a dare una risposta a questi quesiti, ma un sospetto c’è. Ed è terribile.

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Per parlarne dobbiamo fare un passo indietro, quindi avanti. Un ritorno al futuro della seconda stagione di Breaking Bad, esattamente all’ottavo episodio. Un episodio significativo, nel quale Walter White è ancora lontano dall’essere il vero Heisenberg e Saul Goodman è poco più di un curioso sconosciuto. Il primo decide di rapire il secondo in compagnia di Jesse Pinkman, e a seguito di una breve e confusa conversazione si arriva all’avvio della collaborazione tra i tre. Quello che ci interessa ora, tuttavia, non è l’evento in sé, ma una specifica reazione di Saul. Bendato, portato nel deserto e messo in ginocchio dai due impacciati rapitori, l’avvocato è disperato. Terrorizzato come mai l’abbiamo più visto, anche nei momenti più difficili della vita. Inclusa persino l’odissea affrontata con Mike in Bagman.

Perché è tanto scosso? Dal rapimento? No, a giudicare dall’apparente serenità con cui ha affrontato la situazione una volta chiarite le circostante e gli elementi in gioco. Saul è terrorizzato solo da un nome, menzionato in quell’isolata circostanza: “Lalo”. Temeva infatti che dietro l’azione ci fosse lui e per questo si fa prendere totalmente dal panico, accusando “Ignacio” di essere l’unico responsabile del misterioso torto fattogli. Non sappiamo cosa è successo, ma non escludiamo di poterlo scoprire nei prossimi due episodi di Better Call Saul. Due certezze, tuttavia, le abbiamo: “Lalo” è Lalo Salamanca. Mentre “Ignacio” è, con ogni probabilità, Nacho Varga.

Se da una parte è sempre stato molto difficile decifrare il senso di quelle parole e dell’atteggiamento di Saul nella circostanza, attraverso la storia che ci racconta Better Call Saul ci avviciniamo ogni giorno di più alla verità. Perché, al pari di Kim, anche Lalo non è mai comparso in Breaking Bad. E al pari di Kim è stato un personaggio ombra della serie madre, visto che è stato menzionato solo ed esclusivamente da Saul in quell’unico momento. Perché? Qui veniamo al punto: a un certo punto Lalo verrà messo fuori gioco da qualcuno, ma vista la reazione di Saul potrebbe essere ancora vivo al momento del rapimento citato. Forse verrà incastrato proprio da lui, forse in combutta con Nacho. Forse sarà costretto a fuggire chissà dove. Forse dovrà rimanere in carcere, forse i 7 milioni della cauzione non arriveranno mai a destinazione.

Forse sta per succedere qualcosa di terribile, tanto da giustificare il terrore di Saul. E forse Saul si vendicherà, in qualche modo. Ma vendicarsi per cosa? L’ipotesi è straziante: per la morte dell’amata Kim. Stando a quanto dichiarato in una recente intervista da Tony Dalton, interprete di Lalo Salamanca, l’incauta visita in carcere della Wexler al boss messicano “non è stata una buona idea”. Non è difficile comprenderne i motivi: ora Lalo sa chi è, sa soprattutto che Kim sa e la reazione alla notizia che ha avuto nel corso della loro breve conversazione non delinea niente di buono. Specie se Saul venisse ritenuto colpevole dell’eventuale mancato arrivo dei soldi della cauzione, indispensabili per farlo uscire dal carcere.

Se davvero si configurasse uno scenario del genere, per Saul le cose si metterebbero malissimo e per Kim diventerebbe quasi impossibile evitare un destino tragico. Potrebbe provare a scappare, ma Kim non è Jim e soprattutto non lo farebbe senza di lui. Non è una “cucaracha”, non cade sempre in piedi. Non sfugge alla morte, non è una sopravvissuta nata. Con ogni probabilità morirebbe, non sopravvivrebbe. Una soluzione alternativa sarebbe l’ingresso in scena di Ed, già visto nel flashforward di inizio stagione, con una fuga supportata da un cambio d’identità. Spiegherebbe finalmente come Saul sia entrato in contatto con lui per la prima volta, ma l’ipotesi non ci convincerebbe: sarebbe una scelta dettata da una scrittura pigra che ricorrerebbe per l’ennesima volta al medesimo escamotage narrativo, e qui la scrittura pigra non è certo di casa.

Allora cosa potrebbe succedere? Una teoria suggestiva molto in auge nelle ultime settimane potrebbe fornire un’alternativa. Secondo diversi addetti ai lavori, infatti, non è da escludere l’ipotesi che Kim abbia mentito al momento del matrimonio e abbia in realtà un secondo nome. Se così fosse, potrebbe annullare il matrimonio in qualunque momento. A che pro? Per tradire Jimmy, in modo da aiutarlo. Un po’ quello che ha fatto, dal suo punto di vista, lo stesso Jimmy con lei nell’ultimo atto del caso Mesa Verde. È una prospettiva perfettamente in linea con la sua natura: farebbe la cosa giusta e proteggerebbe a ogni costo la persona che ama. Kim potrebbe quindi svincolarsi per essere libera di testimoniare contro di lui e, soprattutto, contro Lalo, in modo da fermarlo e avere protezione attraverso l’ingresso in un programma testimoni.

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Questa ipotesi darebbe vita a uno scenario che chiuderebbe al meglio Better Call Saul: Kim e Jim, separati per sempre e in fuga verso direzioni ostinate e contrarie, potrebbero ritrovarsi a Omaha, sul viale del tramonto di una storia ai titoli di coda. In un flashforward dolceamaro in bianco e nero che permetterebbe loro di salutarsi per l’ultima volta, a prescindere dalle emozioni che proveranno. Ma non ci illudiamo, per niente. Perché Lalo combinerà sicuramente qualcosa di terribile e diventerà in qualche modo l’incubo più ricorrente di Saul Goodman, uccidendo una volta per tutte quel poco che ormai resta di Jimmy McGill. La morte di Kim, purtroppo, sembra al momento l’ipotesi più probabile.

Questo, purtroppo, spiegherebbe tante cose. Perché un personaggio tanto ingombrante non compaia mai in alcun modo in Breaking Bad. Perché Saul non menzioni mai la donna più importante della sua vita, forse per soffocare in ogni modo un ricordo infinitamente doloroso. Perché il “Lalo” di Breaking Bad sia così raccapricciante se citato dalla voce rotta dal terrore di Saul. Ma, più di tutto, perché Saul Goodman sia esclusivamente Saul Goodman e non più, (quasi) in alcun momento, Jimmy McGill.

Un uomo solo, senza più spazio per l’amore. Che stringe tra le mani un thermos giallo trafitto da un proiettile. L’unico oggetto che ha voluto portare via dalla sua vecchia auto, un po’ come fece Walter White con l’iconico cappello di Heisenberg. Il ricordo più importante, il regalo di Kim, l’unica persona al di fuori di se stesso per la quale valga davvero lottare e armarsi di una coperta termica. Gelosamente custodito, anche se rovinato per sempre. Un presagio nel deserto, un presagio di morte. In mezzo al rumore assordante del nulla.

Antonio Casu

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