Questo articolo contiene spoiler di Better Call Saul.
Nacho aveva preparato questo momento da un tempo che ormai non riusciva più a stimare. Le persone pensano alla propria vita privata, alla carriera lavorativa, agli hobby giornalieri, ma Nacho aveva un solo pensiero nella testa: scambiare quelle pillole. La sua vita dipendeva da pochi attimi, il suo intero futuro poteva frantumarsi per un rumore eccessivo. Doveva solo afferrarle, scambiarle e rimetterle a posto. Afferrarle, scambiarle e rimetterle a posto. Tre azioni che ognuno compie giornalmente, ma in quel locale, con quel caldo e la presenza imponente di Hector Salamanca, sembravano la prova più difficile mai compiuta da un uomo.
Dopo l’ennesimo rotolo di banconote era arrivato il momento giusto. Una banconota dubbia era tutto quello che gli serviva per distrarre il grande Hector. Mentre questi la osserva, le mani di Nacho vagano nella tasca sinistra: nulla. Serviva un diversivo, serviva in fretta. In un secondo le banconote erano per terra, sfuggite dalle mani sudate dell’uomo, abbastanza sparse affinché potesse allargarsi verso l’altra tasca. Lo sguardo deluso del Salamanca torna sul tavolo, dando poco peso al gesto. Una scelta che gli sarebbe costata la mobilità e l’incolumità fisica. O, almeno, così sarebbe successo se quel tubetto di medicine appena estratto da Nacho fosse passato inosservato.
Una voce femminile fa saltare entrambi sul posto
SEÑOR! Señor! Quell’uomo le sta rubando qualcosa dalla tasca! Hector!
Si era rivolta a uno degli uomini più temuti del luogo, del paese, col nome “Hector”. Non erano state le grida e la voce acuta ad attirare l’attenzione del Salamanca, quanto questa mancanza di rispetto. Eppure al suo voltarsi, qualcosa di ben peggiore cadde sotto lo sguardo del capofamiglia. Nel panico più totale Nacho si era alzato in piedi, lasciando il contenitore appena rubato in bella vista nella sua mano. “Cosa stai facendo?! Verme! COSA STAI FACENDO?! Rispondi!“.
Nacho era paralizzato sul posto, mai avrebbe immaginato che una donna così bella potesse essere veramente causa di guai di queste dimensioni. Ogni muscolo del suo corpo si era paralizzato e le grida del Salamanca risuonavano nella sua testa mentre veniva spinto al muro con una forza inaspettata per un uomo dell’età di Hector. “Quelle sono le mie pillole! Cosa volevi farci? Volevi forse drogarmi, asino?! Sei l’ultima ruota del carro, lo sterco sotto i miei stivali e volevi farmi scivolare?“. In quel momento di panico più totale la vita di Nacho Varga gli passò davanti agli occhi. Ogni singola scena, in un lasso di tempo indescrivibile per quanto breve. Forse annebbiato da questa vista, forse ancora paralizzato, la vita uscì dietro al suo cranio dove il proiettile di Hector Salamanca lo aveva appena trapassato.
Un colpo secco in grado di far tremare anche i muri, ma non la donna che aveva assistito al tutto
Lo sguardo del Salamanca cade sulla figura dietro al bancone: capelli castani, occhi ammalianti, una figura prosperosa anche dietro il grembiule da cucina. Ma soprattutto la totale nonchalance con cui aveva appena assistito ad un omicidio. Hector Salamanca non aveva mai nascosto la sua passione per le donne, ma quella presenza lo affascinava più del solito. “È Hector Salamanca il mio nome. Nessuno mi chiama solo Hector. Ma credo che tu ti sia appena guadagnata questo privilegio…” le parole del capofamiglia vengono affiancate da un gesto con la mano volto a sapere con chi stava parlando.
“Gloria Delgado, piacere tutto mio. Ho sentito molto parlare della sua famiglia, ma non mi sarei mai aspettata una…situazione del genere dentro questo locale. Ora dovrò pulire e lei ne è la causa” quella donna lo stava sfidando, e non aveva battuto ciglio o tremato una singola volta durante la frase. Era una musa e allo stesso tempo sembrava temprata dai borghi più malfamati del posto. A Hector non poteva che scappare un sorriso: “Ci penseranno i miei uomini, Gloria. In compenso, penso che lei possa assistermi per un giro, se me lo permette” le ultime tre parole suonavano come un obbligo più che una richiesta.
Eppure la donna ha il coraggio di rispondere “Lo permetto” prima di seguire il Salamanca.
Il viaggio in macchina è breve prima di una sosta, il capofamiglia chiama a raccolta l’autista e gli sussurra indicazioni, per poi far cadere di nuovo lo sguardo su questa donna mentre il veicolo riparte. Lo scambio di battute è meno freddo di quanto ci si possa aspettare, soprattutto da parte di lei. L’uomo scopre che è nata a Barranquilla, Colombia, ha poco più di trent’anni e sparatorie come quelle non sono una novità per dove è cresciuta. Ha un figlio – male – ma è appena divorziata – bene. Questo il pensiero che frulla nella testa del capofamiglia mentre la ascolta raccontare, desideroso di scoprire di più.
Si è trasferita ad Albuquerque per sfondare nella ristorazione grazie alla ricetta della salsa di famiglia, che ovviamente rifiuta di far sapere anche a Hector Salamanca in persona. Ma prima di sapere altro la macchina si ferma e il capofamiglia scende da essa, invitando la donna a seguirlo. È davanti alla casa dei suoi nipoti, i cugini tanto fidati lo attendono sulla soglia senza fare domande per la compagna. Lei viene invitata a rimanere sull’uscio, mentre i tre entrano in casa mantenendo i toni bassi, anche se per poco.
Voleva uccidermi?! Ci credete?! Quel somaro voleva uccidermi, quel putrido uomo stava cercando di rubare le mie pillole per il cuore e farci chissà cosa.
Nessuno dei due cugini risponde, sanno di non dover parlare quando lo zio è adirato in questo modo. Anche se uno strano sorriso accompagna il racconto
“Oh, ora basta. Per chiunque non è un Salamanca, zero fiducia. Se vogliono lavorare per noi, lavoreranno per noi in silenzio. Se non vogliono lavorare per noi, non lavoreranno per nessuno. E se vogliono dettare le regole, sarà questa a parlare!” con un gesto di stizza l’uomo sbatte la pistola sul tavolo in mezzo ai tre, ancora fresca di un’anima portata via. Il piano è chiaro ed è una sola voce a descriverlo, ogni nome che non si prostrerà ai Salamanca sarà annientato, qualsiasi sia il grado o l’importanza nelle discussioni.
Il problema, il più grande, rimane uno solo: “Gus Fring. Quel farabutto da quattro soldi. Pensa che a noi serva Los Pollos Hermanos per coprire gli affari. Pensa che per andare oltre il confine abbiamo bisogno di lui. Pensa male e noi lo faremo smettere di pensare una volta per…”
Dal fondo della stanza si sente una voce interrompere il monologo “Los Pollos Hermanos? Cosa c’entra quel fast food disgustoso?“. I cugini si armano di pistole puntandoli alla figura femminile che si ferma sul posto. Hector, che per un attimo stava fumando di rabbia per essere stato interrotto, fa cenno di abbassarle.
“È gestito da qualcuno che non abbiamo particolarmente a cuore” commenta l’anziano, con uno sguardo interessato a cotanta sicurezza nell’interromperlo. Gloria scuote la testa, con un’espressione disgustata. “Diciamo che la sua piccola azienda ci ha dato copertura per il nostro giro di affari. Si sa, il cibo attira chiunque e le poche domande sono tutte sulla pulizia in cucina, quando ce ne sono. Perché tanto interesse?” la domanda suona effettivamente come tale, non come un’accusa. Forse l’uomo è affascinato da Gloria più di quanto ammetta.
La Delgado muove qualche passo in avanti, assumendo un espressione corrucciata e piena di rabbia. “Quel Hijo de P**a di Javier Delgado ne andava matto. Comprava in quel fast food ogni giorno di ogni settimana. Ha smesso di amare Gloria Delgado, ma non ha mai smesso di amare Los Pollos Hermanos. Devono fallire e rendere lui triste almeno il doppio di quanto lo sia stata io“. Lo sguardo di Hector Salamanca brilla di interesse non solo fisico, ma mentale per questa donna piena di rabbia e voglia di vendicarsi. Ma non ha risolto alcun problema, se mai ce ne fosse ancora uno.
“Nulla mi soddisferebbe di più che vederli fallire, Gloria. Ma un’azienda di copertura era ed è ancora necessaria. Fino a che non sapremo come rimpiazzare Los Pollos Hermanos, non potremo liberarci ancora di loro” quella del capofamiglia non sembra una resa, ma una tregua.
Tempo troppo lungo per una ex-moglie in cerca di riscatto
“La mia salsa. Se vi serve un modo per coprire quel che fate, nulla è meglio della famosa salsa che la mia famiglia si tramanda da tempo. Inoltre volevo proprio lanciarla sul commercio e farà faville. Non so di cosa vi occupiate, ma i miei barattoli fanno al caso vostro. Parola mia, Hector” al sentire lo zio chiamato in questo modo, entrambi i gemelli si irrigidiscono in attesa di una risposta che non arriva. Il capofamiglia sorride, ancora una volta soddisfatto.
Ha davanti a sé un portento della cucina, un aiuto fedele contro i serpenti che strisciano nelle sue tasche e ora anche un nuovo commercio da sfruttare. Piccante al punto giusto, giusto il tempo di suonare il campanello per l’ordinazione.