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Jimmy McGill è o no un buono avvocato?

Better Call Saul
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La quarta stagione di Better Call Saul volge al termine: martedì prossimo verrà trasmessa l’ultima puntata che, vedendo il lavoro di preparazione svolto fino a questo momento, promette di essere ancora più definitiva di quanto non lo siano stati i gli episodi precedenti. Jimmy McGill, infatti, è sempre più Saul Goodman: l’inesorabile cavalcata verso il suo lato oscuro sta gradualmente prendendo senso e forma, ma in questa sede vogliamo provare a fare qualcosa di diverso. Ci vogliamo chiedere, infatti: se Jimmy McGill vivesse nel mondo reale sarebbe un buon avvocato? O meglio, per ciò che vediamo in Better Call Saul, Jimmy è considerabile un buon avvocato?

Si badi, ovviamente, che l’analisi si concentra esclusivamente su Jimmy McGill: Saul Goodman, è chiaro, non è neanche definibile come avvocato, è soltanto un criminale. Per lui dunque non ci sono dubbi. Prima di Saul, c’era Jimmy.

Cerchiamo dunque di capire quanto la differenza tra atto e potenza possa contare in un discorso simile.

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Potremmo iniziare col chiederci: che cos’è un buon avvocato? Cosa rende un avvocato “buono“? L’avvocato è un professionista che ha nei confronti dei clienti quella che si chiama, in termini giuridici, un’obbligazione di mezzi. Ciò vuol dire in sostanza che l’avvocato non sarà considerato inadempiente se non vincerà la causa, ma soltanto se non ottempererà alla sua prestazione lavorativa seguendo la diligenza richiesta dalla natura dell’incarico. Se, infatti, l’avvocato avrà fatto tutto il necessario a livello tecnico ed etico per difendere il cliente, ma nonostante ciò risulterà perdente nella causa, avrà ugualmente diritto al pagamento promesso dal cliente.

Parlando di etica, torniamo inevitabilmente alla domanda iniziale. Il buon avvocato, in tutti i paesi civili, non è solo quello bravo, ma è anche quello che conosce e rispetta il cosiddetto codice deontologico forense, una normativa interna che stabilisce come gli avvocati devono relazionarsi col cliente e coi propri colleghi, nonché con giudici e terzi in generale. Quello americano non differisce molto da quello italiano, secondo il quale (comma 3 art. 1):

“Le norme deontologiche sono essenziali per la realizzazione e la tutela dell’affidamento della collettività e della clientela, della correttezza dei comportamenti, della qualità ed efficacia della prestazione professionale”.

In Better Call Saul abbiamo a che fare con un avvocato, Jimmy, per natura propenso all’aggiramento delle regole, soprattutto quelle morali. Potremmo dire che Jimmy abbia una naturale predisposizione al raggiro (in termini giuridici diremmo al dolo).
Ingannare l’altro per raggiungere i propri scopi è qualcosa che gli riesce estremamente facile.

Questo “altro” può essere chiunque: clienti di colleghi, colleghi stessi e, in alcuni casi, anche il proprio cliente. La caratteristica di Jimmy è, tuttavia, quella di usare questa sua indole a fin di bene: i momenti in cui non lo fa rappresentano i graduali passaggi da Jimmy a Saul. È lui stesso, del resto, a chiedersi nella puntata 4×09, parlando con Kim, cosa distingue le azioni a fin di bene dalle altre se sono entrambe svolte in maniera scorretta?

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Queste riflessioni, assenti in Saul, sono il segno che c’è un lato buono in Jimmy. In questo senso, la gestione della questione dei testamenti è la perfetta sintesi dei due lati dell’avvocato. Dà l’anima per aiutare persone più deboli che, ai suoi occhi tecnicamente capaci, sono ingannate dalle aziende a cui si sono rivolte. Dà l’anima, in egual modo, per mettere tutte le signore contro Irene, creando tensioni e spingendola dunque a fare ciò che voleva lui.

Ma cosa emerge sia da Breaking Bad che da Better Call Saul? Che se c’è qualcosa che non manca a Jimmy, quella cosa è l’inventiva. Quello che fa, tuttavia, è giocare sporco. Al netto infatti delle capacità tecniche, che comunque possiede, ciò che suo malgrado distingue Jimmy dagli altri avvocati è il giocare sporco fuori dal campo.

Il sopracitato esempio della casa per anziani, l’utilizzo dei telefonini per fare pressioni nel caso Huell (come avviene nella 4×08), sono solo esempi di come egli dia lustro alla sua furbizia a svantaggio della bravura. Ma ciò che fa non è solo furbo: è perseguibile, è illegale, è sanzionabile.

Innegabilmente, come detto, Jimmy ha buone capacità, probabilmente condivise con il sangue del fratello Chuck.

Quindi, per tirare le somme, potremmo dire che Jimmy McGill avrebbe potuto essere un buon avvocato. Ma la domanda è un’altra, perciò la risposta che ne consegue è che Jimmy McGill non è un buon avvocato. Poteva esserlo, ma non lo è stato.

Ha vinto il lato truffaldino, che si trasforma gradualmente in criminale con Saul. Essere un buon avvocato non significa solo conoscere la legge, o avere le capacità adatte per interpretarla. Essere un buon avvocato significa essere corretti e leali verso i clienti e verso i colleghi, rispettare un codice comportamentale alla base di questo genere di rapporti professionali. Vince Gilligan, maestro nel lasciare l’amaro in bocca ai suoi spettatori, ci mostra che Jimmy, purtroppo, non è stato all’altezza. E questo è un peccato.

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