Kim Wexler e Mike Ehrmantraut sono due personaggi fondamentali di Better Call Saul, due delle pedine più decisive nello scacchiere di Vince Gilligan e tra i principali punti di riferimento nella vita di Jimmy prima e di Saul poi; la cosa incredibile è che, nonostante tutte queste premesse e tante, tantissime cose in comune, i due si confrontano una sola volta, nell’episodio Hit and Run (Colpisci e fuggi), il quarto della sesta stagione di Better Call Saul. Non è poi così raro che personaggi così importanti finiscano per non incontrarsi mai all’interno di serie mastodontiche, con cast numerosi, ma in una serie come lo spin-off di Breaking Bad, il fatto che Kim e Mike non interagiscano mai se non per una manciata di secondi, assume un significato quasi simbolico: è come se i due fari che indicano la via a Jimmy (seppur con motivazioni diverse), siano disposti l’uno di spalle all’altro, non riuscendo mai ad intrecciarsi, nonostante si trovino a pochi passi di distanza. Oggi proviamo ad analizzare uno dei “rapporti mancati” delle serie tv che più di tutti avremmo voluto esplorare; perché in fondo, nonostante la differenza di intenti, Mike e Kim sono molto più associabili di quanto possa sembrare.
Il seguente articolo contiene numerosi SPOILER su Better Call Saul e i suoi personaggi.
Pelle dura e infiniti silenzi
Perché dici questo a me e non a lui?
Perché credo che tu abbia la pelle molto più dura
Il primo ed unico confronto tra Kim e Mike dura poco meno di due minuti; due minuti comunque intensi e in grado di mettere in scena i reali stati d’animo dei due personaggi: da una parte vediamo una Kim sospettosa e preoccupata, ma comunque sicura di sé, che non accenna ad indietreggiare di fronte a un uomo sconosciuto e dal tono tendenzialmente minaccioso come Mike che, d’altro canto, cerca di rassicurare la moglie di Jimmy con il suo solito fare “meccanico” e impostato: c’è da stare tranquilli perché è tutto, come sempre, sotto controllo. Kim ha un flash e riconduce la posizione di Mike a quella di chi aveva accompagnato suo marito nella folle missione nel deserto, nonché il momento in cui tutti quanti abbiamo potuto sbirciare all’interno del cuore della protagonista femminile di Better Call Saul, l’attimo di paura in cui temeva di non rivedere mai più l’uomo della sua vita. Kim è stata una sorpresa, forse la più grande e inaspettata della sesta stagione dello spin-off di Breaking Bad, perché nonostante sembrava che la spiegazione alla sua assenza nella serie originale potesse essere dettata da motivazioni drammatiche (la sua morte o, addirittura, un tradimento ai danni di Jimmy), ci siamo invece portati a casa una delle storie d’amore più forti degli ultimi anni, nonostante tutto.
Nonostante, in particolare, quei silenzi; già, quei lunghi silenzi che hanno sempre caratterizzato il rapporto tra Kim e Jimmy, compagni di vita e di quotidianità molto prima che partners in crime, abituati a sostenersi l’un l’altro anche con la sola presenza, perché non sono mai servite più di tante parole. Gli stessi silenzi che caratterizzano Mike, uno dei personaggi più misteriosi dell’intero universo Breaking Bad. Un uomo che trasuda esperienza da tutti i pori, assolutamente incapace di mettere a proprio agio le persone con cui ha a che fare ma al contempo capace di infondere in loro una totale tranquillità: esattamente ciò che è necessario fare per essere il braccio destro di Gustavo Fring, il factotum del narcotrafficante in giacca e cravatta più insospettabile. La pelle dura e i lunghi silenzi sono le caratteristiche che maggiormente accomunano i personaggi di Kim Wexler e Mike Ehrmantraut, così simili nonostante siano lontani anni luce. Sarebbe stato interessante vederli interagire di più, perché forse una figura come Mike è proprio ciò che è sempre mancato nella vita di Kim, come del resto il contrario: l’approccio del Mr. Wolf di Breaking Bad con gli altri personaggi ha sempre avuto un qualcosa di lontanamente paterno, un modo di porsi al di sopra del proprio interlocutore con il doppio obiettivo di provocare in lui timore reverenziale e totale fiducia; mentre Kim è sempre stata rispettosa nei confronti del prossimo, ed è proprio dal contrasto tra questa realtà e le sue azioni subdole in Better Call Saul che nasce la perfetta spalla di Saul Goodman, con cui va a formare una rivisitazione moderna di Bonnie e Clyde. Prima di questa metamorfosi però, Kim era sempre stata un avvocato giusto e corretto, gli stessi ideali che, per quello che sappiamo, caratterizzavano il figlio di Mike, prima della sua tragica scomparsa prematura.
Non siamo poi così diversi, io e te
Che poi alla fine, tra tutti i personaggi di Better Call Saul, chi ha vissuto dei veri e propri psicodrammi familiari sono proprio loro: Kim e Mike. Già, perché ciò che li accomuna maggiormente, in realtà, lo si apprende dalle loro storie. Quello sguardo glaciale, così spento e gelido, lo sguardo di chi ha sofferto tanto ma ha chiuso con il proprio passato da un bel pezzo e non intende rimuginarci sopra per nessun morivo al mondo; lo sguardo di chi ha amato tanto ed è ancora in grado di farlo, nonostante tutto. Mike ha perso un figlio per colpa delle scelte che lui stesso ha fatto in passato, scelte che lo hanno condannato a una vita borderline costellata da atrocità e crimini, tutte cose che lui gestisce come se fossero una normale componente del lavoro più onesto del mondo. E tutto questo a che pro? L’unico scopo della vita di Mike, tutto ciò che gli è rimasto, è assicurare alla sua unica nipotina una vita il più lontano possibile dalla corruzione che ha portato via la sua anima e suo figlio. Kim, invece, beh, lei potrebbe tranquillamente essere quella bambina. Kim non ha avuto un’infanzia, non le è mai stato insegnato né l’amore né tanto meno la fiducia nel prossimo, ha imparato tutto da sola, crescendo in fretta e abituandosi ben presto a concentrarsi su di sé, sulla propria carriera e sulla possibilità di mettere il proprio talento a disposizione dei più bisognosi.
Ma poi è arrivato Jimmy.
E Jimmy, come un tornado, ha portato un’infinità di problemi. Il minimo comune denominatore tra Mike Ehrmantraut e Kim Wexler è proprio lui. La vita che Kim sceglie di fare dopo essere fuggita da Albuquerque, lasciando di fatto suo marito, è la diretta conseguenza delle manie di grandezza del protagonista di Better Call Saul, che nello spin-off è intento a spezzare ogni legame con il suo passato, ripudiato in tutto e per tutto, cosa che porta, inevitabilmente, a un’altra separazione, quella tra lui e l’unica donna che abbia mai amato. Ma non basta, a Jimmy non basterà mai. Perché dopo Better Call Saul c’è sempre Breaking Bad, e dopo aver fallito completamente dal lato umano, Saul si rimbocca le maniche e sposta la sua attenzione sul vil denaro, che fino a quel momento aveva inseguito soltanto come mezzo per poter ottenere tutto ciò che voleva ma che, con l’inizio della sua carriera da burattinaio, diventa tutto ciò che gli è rimasto, ciò che lo tiene in vita e non lo fa pensare a quello a cui ha dovuto rinunciare. Le vittime ci sono però, e sono tantissime, innumerevoli; Kim ha sbagliato persona di cui fidarsi e innamorarsi, e con cui voler costruire un futuro, mentre Mike si è ritrovato a dover difendere gli intenti espansionistici di un uomo profondamente corrotto, un uomo che alcuni anni prima avrebbe volentieri messo a tacere a suon di pugni: entrambi, in qualche modo, hanno dovuto pagare un debito a Jimmy, come accade quando si fa un patto con il diavolo. E come ogni volta, il diavolo ha ingannato tutti.