Il seguente articolo contiene SPOILER su Breaking Bad e Better Call Saul.
Vince Gilligan è stato in grado di realizzare un’opera sontuosa (se avete commesso il delitto di non vederla, la trovate qui su Netflix). Un universo stratificato e ricco di personaggi indimenticabili. Se pensiamo a tutte le diverse personalità di Breaking Bad e Better Call Saul, c’è l’imbarazzo della scelta. Ognuno dei personaggi svolge un percorso di crescita incredibile all’interno della trama delle due serie. Molti di questi hanno vissuto entrambe le epoche, e grazie alla profondità dello spin-off, Gilligan è stato in grado di sviluppare al meglio le loro storie. Oggi volgiamo concentrarci su un personaggio in particolare, uno dei pochi di rilievo a non essere presente in entrambi gli show: Lalo Salamanca.
Lalo è un po’ l’(anti)eroe dei due mondi di Gilligan, uno dei personaggi meglio riusciti dello spin-off. Uno che, col senno di poi, in Breaking Bad avrebbe avuto un peso specifico da assoluto protagonista. Il Lalo Salamanca che conosciamo, tuttavia, nasce probabilmente dalla volontà di far coesistere la spregiudicatezza tipica della famiglia Salamanca con l’astuzia felina di Gus Fring. E in questo senso, il fatto che sia nato dopo l’exploit di Fring in Breaking Bad, rappresenta un valore aggiunto per la costruzione del suo personaggio, che ha contribuito attivamente ad alzare l’asticella in Better Call Saul.
Lalo Salamanca è quanto di più vicino alla perfezione tra i personaggi di Gilligan. È magnetico, diabolico e imprevedibile. Una combo letale.
In uno degli articoli ai tempi dell’ultima stagione di Better Call Saul, lo avevamo definito una sorta di Joker moderno. Questo per via della sua totale imprevedibilità e quella espressività demoniaca ma al contempo quasi sensuale. Lalo Salamanca è il villain perfetto di Vince Gilligan, il risultato di anni di esperimenti e studi, la creatura definitiva quanto necessaria. Nelle sue vene scorre il sangue di una famiglia, quella dei Salamanca, contraddistinta da un animo folle e spregiudicato. Lalo è infatti subdolo e cinico come suo zio Hector, ma anche folle e pericoloso quanto suo cugino Tuco. Non ci pensa due volte a freddare Howard nel salotto di Jimmy, senza nemmeno sapere chi fosse e quali potessero essere le conseguenze. Allo stesso modo, non esita a sporcarsi le mani in prima persona per compiere la propria vendetta personale ai danni della sua più grande nemesi: Gustavo Fring.
Quella tra Gustavo Fring e Lalo Salamanca è la rivalità più accesa e movimentata di Better Call Saul.
Conosciamo bene Gustavo Fring, l’insospettabile genio calcolatore capace di costruire un impero privo di falle, almeno fino all’arrivo di Walter White. Ciò che colpisce di più della rivalità tra Fring e Lalo è che quest’ultimo è stato l’unico in grado di spaventare il signore della droga. Certo, Walter White è stato il solo a sconfiggerlo. Il solo a riuscire a ingannare uno dei più grandi geni criminali della storia recente della tv. Ma Lalo ha fatto molto di più: lo ha messo in ginocchio, lo ha costretto a fuggire, a rintanarsi come un topo qualsiasi.
Tra i due ha prevalso l’astuzia, perché l’unico motivo per cui Gus Fring è sopravvissuto alla follia di Lalo è l’eccesso di superbia di cui questi si è macchiato, proprio sul più bello. Ce l’aveva in pugno. Lalo Salamanca avrebbe potuto mettere fine alla corsa di Gus con un semplice click sul grilletto. Ma ha voluto strafare, umiliandolo per rendere quel momento una sorta di trofeo da appendere in bacheca.
Ma per quel che concerne la costruzione del suo personaggio, Lalo Salamanca deve molto a Gustavo Fring.
Dopo aver partorito una delle serie tv più amate e apprezzate di tutti i tempi, Vince Gilligan doveva in qualche modo evolvere alcuni aspetti fondamentali di Breaking Bad, per far sì che Better Call Saul non si limitasse a essere un semplice spin-off. Ci voleva un villain convincente, ancora più forte di Gus Fring, se possibile. Oltre che più detestabile di Todd e company, che nella percezione dello spettatore hanno comunque avuto un impatto meno importante rispetto al proprietario de Los Pollos Hermanos. D’altro canto, la famiglia Salamanca aveva alle spalle un potenziale narrativo enorme, che Gilligan ha sfruttato al meglio.
A partire dalle condizioni di salute dello zio Hector, che ha vissuto una nuova vita in Better Call Saul, passando per Tuco e i gemelli. Il passato dei Salamanca in Breaking Bad non poteva che essere il punto di partenza da cui costruire un nuovo capitolo dei villain di Gilligan. E per fronteggiare la nemesi perfetta (Gus), era necessario attingere dal suo stesso repertorio, per permettergli di misurarsi con un degno avversario. È da queste premesse, probabilmente, che prende vita Lalo Salamanca. Il villain perfetto che unisce il calore e la ribelle follia della sua stirpe alla genialità demoniaca del suo più grande nemico.
Better Call Saul è la dimensione perfetta per Lalo: qui può spadroneggiare e fare il bello e il cattivo tempo.
Tra le due opere di Gilligan, Better Call Saul è quella più matura per ovvi motivi anagrafici, ma è anche quella più adatta a Lalo. Nello spin-off, Lalo Salamanca è avanti anni luce a tutti gli altri, è il villain più convincente e ha sempre un asso nella manica. In un universo parallelo sarebbe stato molto interessante vederlo all’opera in Breaking Bad, dove avrebbe potuto confrontarsi con Walter White. Colui che ha vinto laddove Lalo aveva miseramente fallito.
Sarebbe stato uno scontro epico, questo è certo. Ma per caratteristiche il più perfido dei Salamanca aveva bisogno di un ruolo da prima donna: unico modo possibile per esprimere al meglio tutte le sfumature del suo carattere. In questo senso si può dire che Lalo sia stato utile a Better Call Saul quanto la serie per lui. A prescindere dal fatto che non avrebbe sfigurato nemmeno in Breaking Bad, è nello spin-off che catalizza completamente la scena ogni volta che compare sullo schermo, con una naturalezza disarmante (e come lui, vi abbiamo parlato di altri 20 personaggi secondari delle serie tv che hanno saputo rubare la scena).