The path to justice is rarely smooth.
Ebbene sì. Azzardiamoci ad affermare che la storia di Jimmy McGill e la sua metamorfosi in Saul Goodman, quindi in Jene, riesce a scatenare nel pensiero parallelismi psicologici con l’immensità del Raskòl’nikov di Dostoevskij. Chiediamoci infatti quale serie, meglio di Better Call Saul, racconta la trasformazione di un uomo brillante che vorrebbe, a suo modo, rigare dritto e invece viene condotto da ogni sentiero della vita a trasmutarsi nel più disonesto, criminale avvocato della storia dei migliori legal drama di sempre. Di più, della storia della TV. Il tutto mantenendo una simpatia, un carisma e una psicomagica devozione alla vita che mai potrebbero farlo cadere in depressione o indurlo alla rinuncia.
Potremmo naturalmente, a fronte di Better Call Saul, rispondere che altrettanto grande e sconvolgente è il sentiero di Breaking Bad. E infatti navighiamo nello stesso universo, ma con profonde differenze che ben conosciamo tra Walter White e Jimmy McGill, con scelte di vita sbagliate per entrambi, ma determinate da moventi e obiettivi del tutto diversi.
Come in Delitto e Castigo, in Better Call Saul, Jimmy, per uscire dalla miseria e dalle avversità della vita personale, si arroga il diritto di credere che tutto gli sia lecito.
C’è un’ansia di riscatto e, al contempo, un fascino sovversivo per la deviazione che tenta Jimmy McGill in Better Call Saul.
Come il giovane studente squattrinato Raskòl’nikov nella Pietroburgo del XIX secolo, anche Jimmy, nella Albuquerque del XXI secolo, è disposto, anzi incline, a sacrificare la morale in nome di una propria idea di giustizia e libertà.
Combatte e incita a combattere i suoi clienti per conquistarla, questa libertà. “you wanna save your dignity? You’re gonna have to fight”. Non solo. Anche lui, come il protagonista dell’universale, immane romanzo di Dostojevskij, riempie il proprio ego con l’idea della sua stessa superiorità: l’uomo – e l’avvocato – assoluto che, giovandosi del crimine, raggiunge inarrivabili vette di successo. Ricordano bene gli appassionati di Better Call Saul quell’irriverente scena in cui Jimmy calpesta, a suon di parole, l’amico/nemico e collega Howard Hamlin. Pieno di sé, come un Dio in vesti umane:
You know why I didn’t take the job? Because it’s too small! I don’t care about it! It’s nothing to me! It’s a bacterium! I travel in worlds you can’t even imagine! You can’t conceive of what I’m capable of! I’m so far beyond you! I’m like a God in human clothing!
Affrontiamo con Jimmy Mc Gill e Saul Goodman un viaggio nella mente acuta di un uomo che alterna l’angoscia all’esaltazione. Gli eccessi di autostima a un nichilismo autosabotante, dirompente. Finché, come Raskòl’nikov, anche Jimmy, divenuto Jene, non si sente divorato dalla coscienza e crolla sotto il suo peso insormontabile. L’acutezza del suo intelletto si ammutolisce dinanzi alla riflessione sui misfatti compiuti lungo tutta una vita, e una carriera.
Jene, Saul torna a essere finalmente Jimmy, il primo vero Jimmy, grazie all’accettazione del castigo per i suoi delitti. Un’abiezione verso se stesso che va confessata. Solo così la sua libertà può consacrarsi. La prigione diventa la sua catarsi, una catarsi vitale rispetto a quella definitiva e abbandonica di Walter White, e la confessione è il suo momento di autorivelazione quasi evangelica.
Nel viaggio di Better Call Saul verso l’apogeo salvifico di “Saul Gone”, l’episodio finale della Serie, il post Breaking Bad, incontriamo una sequela rocambolesca di scelte azzardate, dall’iniziazione di Jimmy verso crimini sempre più efferati alla tormentata, tragicomica esperienza di Saul, fatta di denaro sporco e successo economico, ascesa al potere e radicali cadute, omicidi, ingannevoli spot, paure e ricomposizioni.
In questa trasformazione da uomo buono a uomo cattivo, alla cui esistenza restiamo legati con assoluta empatia, proviamo a sondare le 7 scelte peggiori che determinano il tortuoso, radicale cammino della vita del nostro amato Jimmy.
1. La piccola grande truffa degli incidenti stradali e l’accidentale incontro con Tuco
Non sappiamo ancora, nei primi due episodi di Better Call Saul, quanto la contrattazione porterà Jimmy ad estremi, brutali compromessi. Tuttavia qui assistiamo alla sua prima grave scelta, per quanto resa più complicata dalla sfortuna: ingaggiare due scapestrati skater per commettere falsi incidenti stradali, così da ottenere facili risarcimenti e la rappresentanza legale delle vittime. Peccato che, per errore, una delle vittime della truffa di Jimmy sia un’anziana signora messicana, amata nonna del narcotrafficante Tuco Salamanca. Ecco come da un semplice “numero” giocato maldestramente, per far fronte alle sue ristrettezze economiche, inizia la storia con Tuco Salamanca e i suoi minacciosi uomini, tra cui Nacho.
2. Chiamare e difendere Nacho
A muovere Jimmy sono le preoccupazioni, i primi traumi psichici nell’assistere all’efferatezza delle azioni criminali e le paure di ciò che le sue bravate possono scatenare. Ma anche l’ambizione di liberarsi dal ruolo di semplice avvocato d’ufficio. Così inizia la sua relazione con Nacho Varga, lo scagnozzo di (praticamente) tutti i villain della serie. Nel momento in cui Jimmy riceve la visita di Nacho nel suo “studio”, il retrobottega di un centro estetico vietnamita, e tiene nota del suo numero di telefono, il dado è tratto. Telefonare a Nacho, rendersi disponibile a fargli da avvocato nel caso Kettleman, sostenere la sua innocenza e liberarlo dalle accuse, è l’incosciente ingresso in un mondo da cui sarà impossibile uscire.
3. Il caso Mesa Verde, la faida familiare e il destino di Chuck
Affetto, impulsi, rabbia e famiglia. A determinare le scelte peggiori di Jimmy, vi sono (quasi) sempre punti di partenza benevoli – l’amore per Kim, il desiderio di affermarsi come valido avvocato, il bisogno di essere apprezzato da Chuck – che tuttavia immancabilmente degenerano. Tra la prima e la seconda stagione, le bravate giovanili di Jimmy quando veniva chiamato “Slippin’Jimmy” mutano diventando azioni illecite sempre più rilevanti. Ma sarà il caso della banca Mesa Verde a innescare la fatale deriva del rapporto tra Jimmy e Chuck, fratello maggiore, avvocato di massima fama e figura ingombrante nella vita di Jimmy.
È la scelta di frodarlo – seppur per una buona ragione, restituire il mega cliente bancario a Kim – una delle peggiori della sua vita che porterà a conseguenze inaspettate e a lutti difficili da elaborare. Assistiamo a un duello tra fratelli, fatto di arringhe in tribunale, manomissioni di prove e sabotaggi, flashback sulla loro infanzia e accaniti scontri verbali. Sino all’udienza finale dove – di nuovo grazie a un escamotage truffaldino, perpetrato da Huell, futuro assistente di Saul – Jimmy ha la meglio. Inserendo un cellulare attivo nel taschino del fratello, ne svela dinanzi alla Giuria l’ipocondria e la psicopatologia ossessiva relativa all’uso di dispositivi elettronici.
Da questo momento in poi, fino a quando “casualmente” Jimmy comunica all’agenzia assicurativa degli avvocati, i problemi di salute mentale del fratello e dunque la sua inaffidabilità professionale, il destino di Chuck è segnato. Per lui, non potendo più esercitare la sua professione a servizio della Legge, messe in discussione lucidità, pensiero e reputazione, non resta che spingere giù dalla scrivania la sua lanterna a benzina sopra i cavi elettrici aperti e dare fuoco alla casa e a se stesso.
4. Andare nel deserto a riscuotere i soldi di Lalo
Non è tanto l’incontro con Lalo Salamanca che destabilizza Jimmy e noi spettatori: c’era da aspettarsi che un criminale ancora più lucido e spietato entrasse in gioco, come avverrà successivamente in Breaking Bad con Heisenberg. È quel momento, nell’Ep. 5×08, in cui Saul accetta l’incarico di essere lui il “portantino” dei 7 milioni di dollari da prelevare in un pozzo sperduto nel deserto del New Mexico, necessari per sostenere la cauzione di Lalo. La scelta più sbagliata della vita! Il morso della mela, la tentazione di guadagnare, in modo apparentemente semplice 100.000 dollari, metterà a rischio la sua vita, salvato in extremis solo grazie all’intervento di Mike Ehrmantraut, un personaggio chiave di Better Call Saul e Breaking Bad. Quindi quella di Kim, quindi quella di Howard in una catena di eventi tremenda, ingovernabile e irreparabile.
5. Dichiarare guerra ad Howard: il divertimento e la fine di tutto
Non è ancora finito il disturbo da stress post-traumatico di Jimmy dopo l’esperienza con Lalo Salamanca, che inizia la nuova pericolosa tentazione. Di nuovo, il lato oscuro di Saul – alimentato dalla relazione intellettuale, oltre che sentimentale, con una Kim sempre più radicale, la sua partner in crime – prende il sopravvento nella gravissima scelta di distruggere, professionalmente, privatamente e psicologicamente, Howard Hamiln. Howard, come Gretchen e Elliott per Walter White, è la nemesi di Jimmy, e poi anche di Kim. Il Il destino finale di Howard Hamlin è direttamente proporzionale allo sprofondamento nero di Kim e Jimmy e alla sua evoluzione definitiva nel cinico Saul Goodman.
Non c’è ritorno da una delle peggiori scelte nella vita di Jimmy. Smascherare la mediocrità di un uomo che aveva la sola colpa di essere ricco, noiosamente normale, persino buono. Aizzarlo verso la rabbia, lui, Howard, che sapeva controllarla, fino a condurlo, esasperato, nel momento sbagliato, nell’appartamento sbagliato, con la persona più crudele in circolazione, Lalo Salamanca. Una scelta drammatica, un omicidio, l’occultamente di un cadavere che, nonostante tutto, era di un amico e di una brava persona: il breakdown, il collasso esistenziale verso il finale della serie.
Better Call Saul incontra Breaking Bad
6. Alla ricerca del professore di chimica: il male fiuta il male
Mike lo aveva avvisato, dopo il rapimento a opera di Heisenberg, di lasciar perdere. Ma Saul Goodman è insaziabile, percepisce sensazioni di vittoria “c’è qualcosa in quell’uomo” ingegno, ricchezza, un impero della droga e infinite opportunità di guadagno. Al contempo Saul riconosce a Mike che “uno con quei baffi probabilmente non fa molte scelte giuste”. Senti chi parla! Verrebbe da dire. Attraversando i corridoi e raggiungendo il prof. Walter White nella sua aula di chimica, proponendogli di diventare il suo avvocato, dà inizio alla nuova, profonda – e consapevole – discesa negli inferi della morale; l’epopea del male che lo condurrà all’esilio e all’alienazione, questa volta obbligata, della sua identità.
7. Marion, l’ultima truffa e la fine di Better Call Saul
Potrebbe rimanere tranquillo, Jene Takovich ad Omaha in Nebraska, sfornando i dolcetti alla cannella al Cinnabon. Invece cede di nuovo. Potrebbe rimanere silenzioso nell’ultima maschera che ha dovuto indossare, un impiegato normale, quieto e solitario come il Pereira di Tabucchi. Senza prospettive né rancori, senza ideologie, accarezzato, ogni sera, dai ricordi dell’epico poema della vita di Saul Goodman nel videoregistratore.
Ma, tra rimorsi di coscienza e relativismo morale, l’impulso della sua natura umana verso la truffa – questa volta grottesca, sembra una farsa, e infatti sarà l’ultima – si risveglia. Jene, per alcuni momenti, torna a essere Saul, il mago dei raggiri, ammiccante, socievole e manipolatorio, quando accetta di aiutare il povero tassista, figlio dell’anziana Marion a realizzare un colpo dal guadagno facile al centro commerciale della fredda cittadina.
La scelta di truffare la povera anziana Marion è grave da un punto di vista etico e razionale. Quando lei si accorge che Jene in realtà è l’avvocato criminale ricercato di Albuquerque e vuole denunciarlo, negli occhi di Jene si riaccende per un attimo il fuoco della furbizia minacciosa, anche violenta di Saul. Ma in realtà, dietro l’ennesimo illegale colpo, ormai patetico, inferto a una povera signora senza strumenti culturali di difesa, si nasconde la via verso la scelta migliore: la confessione e la redenzione. Nella conferma del reciproco amore con Kim. Di nuovo sovviene il parallelismo letterario con Raskòlnikov e Sonjia, colei che lo aiuta a tirarsi fuori dall’abisso del male compiuto, confessandolo. Dal delitto al castigo, grazie alla forza resuscitante dell’amore.
Li aveva resuscitati l’amore, il cuore dell’uno racchiudeva infinite fonti di vita per il cuore dell’altro. Fedor Dostoevskij