È stato un viaggio meraviglioso quello che abbiamo compiuto nelle sei stagioni di Better Call Saul, dove abbiamo assistito all’inesorabile trasformazione di Jimmy McGill in Saul Goodman, l’avvocato doppiogiochista e amorale che avevamo conosciuto – e amato – in Breaking Bad. Un percorso lento e a tappe, ognuna con un profondo significato nella sua vita, e una di queste porta il nome del suo amico di lunga data con cui organizzava truffe in quel di Cicero: Marco Pasternak. Lo conosciamo quando Jimmy, sfiduciato dal caso Sandpiper e dalla rivelazione che Chuck non lo vuole alla HHM come avvocato, torna nel suo paese natale, a quelle origini letterali e metaforiche in cui il tempo sembra non essere passato. Non per Marco almeno.
Un personaggio che, da subito, è la figura opposta a Chuck in Better Call Saul, una figura che corrisponde appieno a una delle migliori citazioni di Mike:
“Non ho detto che sei cattivo, ho detto che sei un criminale”
Infatti, è vero che Chuck persegue la giustizia a tutti i costi, ma ciò non lo rende un bravo fratello. Allo stesso modo, la passione di Marco per gli schemi truffaldini non gli impedisce di mostrare un sincero affetto nei confronti del protagonista. Forse è la prima persona che l’ha amato e accettato così com’era in tutto Better Call Saul. La loro opposizione, fondata sulla divisione tra morale e sentimento, si ripercuote su Jimmy e si vede nella quantità di volte in cui cambia nome, espressione del fatto che ancora non sa chi sia. Una battaglia tra James McGill e Slippin’ Jimmy che, fino a questo momento, era sempre stata sfumata, ma capace comunque di raggiungere alti livelli di empatia e tragicità shakespeariana; nell’incontro con Marco nel finale della prima stagione della serie AMC e Netflix, invece, è come se questo conflitto venisse esteriorizzato. Come se la sua coscienza si incarnasse in due uomini per lui fondamentali: su una sua spalla c’è Marco, sull’altra Chuck e Jimmy passa indistintamente dall’influenza prima di uno, poi dell’altro. Sebbene le cose siano più complesse di così.
Jimmy non può basare la sua scelta di diventare avvocato soltanto sul tentativo di estinguere il debito verso Chuck. Però, nemmeno quella settimana con Marco, nonostante il senso di libertà, conduce da nessuna parte, concludendosi con un epilogo amarissimo che sottolinea i limiti di quello stile di vita. Marco, infatti, è ciò che Jimmy avrebbe potuto essere se non avesse mai accettato l’offerta di Chuck, rimanendo così solo un piccolo truffatore. Forse sarebbe stato più felice e non avrebbe distrutto tutto diventando Saul. Non a caso, dopo la morte di Marco, Jimmy trascina Kim nella sua prima truffa.
Ma, come Breaking Bad, il suo spin-off parla di ambizione.
Marco non sarebbe mai riuscito a lasciare il suo vecchio stile di vita in Better Call Saul, pur avendo smesso di truffare le persone perché aveva bisogno e gli piaceva farlo con il suo miglior amico. Dipendeva dal brivido di commettere crimini minori, rimanendo poi intrappolato in un lavoro senza uscita, senza prospettive e per niente appagante. E quando Jimmy torna, pensa di poter rivivere i tempi felici della sua giovinezza. Ricominciare come se tutto fosse come prima. Ma Jimmy, pur sentendosi un fallito come Marco, desidera il successo a tutti i costi, non accontentandosi di quella vita triste e misera. Ecco perché ha rifiutato l’offerta dello studio legale: sa che sprecherebbe il suo talento e vuole fare le cose a modo suo. Del resto, il viaggio a Cicero gli ha ricordato ciò in cui è davvero bravo, quel passato che stava cercando di scrollarsi di dosso come una brutta sbornia, ma dal quale non può scappare.
Perché, nella serie tv AMC e Netflix, tutti – compresi un Chuck che lo odia per questo e un Marco che, invece, lo ama – l’hanno sempre visto come Slippin’ Jimmy ed è su quella conferma che costruisce la sua identità. Le persone lo vedono così e ciò è sufficiente per convincerlo che sia vero. Che non può essere nessun altro al di fuori di quel personaggio.
Di conseguenza, l’incontro con il suo vecchio amico è stato un grande punto di rottura per Jimmy. Prova a essere James McGill per rendere Chuck orgoglioso, per dimostrare a Howard Hamlin che si sbagliava, per conquistare Kim e, soprattutto, per non diventare Marco su quello sgabello. Ma poi lo perde, proprio dopo aver scoperto il tradimento di Chuck, rimanendo con un vuoto enorme perché i due lati della sua medaglia sono improvvisamente scomparsi (in modi diversi s’intende). Però, nessuna morte è priva di significato in Better Call Saul e l’infarto di Marco porta Jimmy a rinunciare a spendere l’esistenza cercando di fare la cosa giusta. Marco è la sua rovina, ma anche il catalizzatore del suo destino. È contemporaneamente lo Iago di Otello e il martire che gli indica la strada da seguire. Per quanto sbagliata possa essere.
Soprattutto, è il fantasma che aleggia sopra Jimmy per tutto Better Call Saul.
Non solo risuona in più versioni la canzone che Marco canticchiava sempre, Smoke on the water, con Jimmy che nella quinta stagione sta ancora cercando di imparare a suonarla. È come se il suo spirito fosse racchiuso nell’anello che la madre dell’uomo da a Jimmy durante il funerale dell’amico. Lui non è tipo da anelli, eppure sceglie ugualmente di indossarlo, anche se potrebbe “guadagnare qualche soldo per questo”. Se pensiamo che non ne ha uno nemmeno per il matrimonio con Kim, è evidente quanto impatto ha avuto Marco sulla sua vita e dove risiedono davvero il suo cuore e le sue emozioni.
Non solo decide volontariamente di indossarlo, ma non se lo toglie mai. Un primo effetto di quell’artefatto, quasi fosse uno dei perduti Anelli del Potere, si presenta nel già citato colloquio alla Davis & Main. È l’opportunità che stava aspettando e che l’avrebbe condotto sull’Olimpo dell’avvocatura, ma all’ultimo minuto, mentre strofina l’anello, decide di non accettare il lavoro, come si rendesse conto che la retta via non faceva per lui. Perché, in fondo, anche per Jimmy la settimana con Marco è stata la migliore della sua vita. E ne è valsa terribilmente la pena.
Dunque, in Better Call Saul e Breaking Bad, Jimmy gioca con l’anello di Marco ogni volta che sta valutando una mossa rischiosa, come chiedesse al suo amico che cosa fare. Per certi versi, quell’oggetto è la versione del cappello e degli occhiali con chi Walter White incanala Heisenberg. Purtroppo, sarà costretto a sfilarselo quando diviene Gene Takavic, tenendolo nascosto perché deve rimanere fuori dai radar, pena la prigione. Ma, quando organizza la rapina al centro commerciale, se lo rimette prontamente, perché è da lì che trae la forza necessaria per farlo. È l’oggetto che gli dona i poteri per trasformarsi nel suo eroe.
E così, anche se Marco è morto e in vita Jimmy non gli è potuto stare accanto, adesso non si separeranno più. E insieme faranno l’unica cosa che abbiano mai fatto, l’unica che li abbia mai resi felici. Allora, guida verso ovest, lontano dalla promessa di un tribunale, mentre si trova nel centro esatto della strada, a cavallo tra le sue due anime.