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In che senso Better Call Saul è meglio di Breaking Bad?

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C’è gente che non riesce a fare una singola cosa degna di nota in tutta la vita. Poi ci sono i Vince Gilligan. Geni totali prima ancora che grandissimi professionisti di un settore patinato, ma che nasconde anche una immensa serie di difficoltà nell’ottica di emergere, di farsi strada a sportellate verso la gloria eterna.

Gilligan è l’autore di Breaking Bad, ovvero una serie televisiva esperienza di vita, che si è consegnata alla storia come probabilmente la migliore di sempre se si incrociano i dati di gradimento di critica e pubblico. Breaking Bad ha messo d’accordo letteralmente tutti, dai palati più fini agli spettatori meno esigenti, grazie a una commistione di elementi perfettamente intersecati e guidati verso il trionfo assoluto da un maestro come Vince. Un vecchio detto però dice che la cosa difficile non è arrivare in cima, ma rimanerci. Ed è un detto che l’illuminato sceneggiatore ha soddisfatto nei contenuti per ben due volte.

La prima volta, riuscendo a capire quando fermare Breaking Bad, per consegnarla alla leggenda. Con un piano certosino e quasi sicuramente per gran parte premeditato, Gilligan ha chiuso la saga dopo 5 perfette stagioni, senza farsi ingolosire dall’idea di fare più soldi sfruttando l’ormai estrema popolarità che la serie con protagonista Bryan Cranston aveva raggiunto. La seconda volta quando ha deciso di osare, riscrivendo il concetto di spin-off e creando quella sontuosa meraviglia che è Better Call Saul.

Better Call Saul

Quando inizi a scrivere uno spin-off tendenzialmente sai sempre dove stai andando a parare: è un prodotto che deve essere nostalgico ma al contempo ha la strutturale necessità di strizzare l’occhio a nuove avventure che prendono le mosse dalle vecchie, per poter ambire a una prospettiva di longevità. Quando scrivi lo spin-off di Breaking Bad, poi, non devi sbagliare niente. Perchè altrimenti c’è il rischio che la folla adorante si trasformi in folla criticante, pronta ad additarti all’urlo di “L’hai fatto solo per i soldi. Hai rovinato tutto”.

Gilligan lo sapeva questo, così come sapeva che niente di tutto questo sarebbe successo. Ha sfidato milioni di persone a guardare il suo nuovo prodotto, ma soprattutto ha sfidato se stesso a fare ancora di meglio. Non semplicemente arrivare a ottenere un risultato soddisfacente: il suo obiettivo era proprio fare di meglio rispetto a Breaking Bad. Folle forse, ma solo chi tiene l’asticella degli obiettivi così alta ha la possibilità di realizzare, nella vita, imprese di una certa portata.

Vince voleva fare di meglio. E ce l’ha fatta.

No, non è una sentenza. Non è un’affermazione perentoria sul fatto che Better Call Saul sia un prodotto complessivamente migliore di Breaking Bad. É semplicemente una presa di coscienza basata su un dato di fatto relativo al solo lavoro dell’autore: che Vince abbia fatto ancor meglio con Better Call Saul rispetto alla sua opera originaria è una cosa evidente a tutti gli addetti ai lavori. Perchè il coefficiente di difficoltà era molto più alto: un conto è creare un’opera prima, un altro è creare subito dopo un’altra opera mastodontica che si colleghi alla prima ma distaccandosene al contempo, acquisendo identità propria e ottenendo sempre gli stessi stupefacenti risultati sotto ogni punto di vista.

Al punto che, oggi, molte persone sono sicure: Better Call Saul avrebbe addirittura superato Breaking Bad. Proprio come prodotto in termini complessivi, secondo una frangia sempre più crescente di pubblico, la serie incentrata sulle vicende dello scapestrato ma mentalmente superiore Jimmy McGill avrebbe ormai staccato la sua madre televisiva. Ma questo è effettivamente vero, o l’opinione crescente è in parte condizionata dallo sfrenato – e giustificato – entusiasmo per la creazione di questo secondo innegabile capolavoro?

Insomma: in che senso Better Call Saul è meglio di Breaking Bad?

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Innanzitutto, Better Call Saul è meglio di Breaking Bad per il già citato livello di difficoltà maggiore nel costruire un’opera seconda che sia all’altezza della prima, ma non solo. Better Call Saul è meglio di Breaking Bad perchè con Better Call Saul era molto più difficile fare colpo su un pubblico così vasto. La serie che oggi vede Peter Gould al timone della maggior parte degli episodi è stata pensata per un pubblico più alto, più pretenzioso. E che facesse presa su quel tipo di platea era pressochè scontato. Ciò che non era affatto scontato, invece, era che facesse presa su tutti. Per sua natura, BCS è una serie molto più fine di Breaking Bad. Meno immediata. Molto basata sui sottotesti e sui non detti. Sulla capacità espressiva ancor prima che narrativa. E su questi presupposti, ottenere un successo di questo livello è senza dubbio un’impresa colossale. Molto maggiore rispetto a quella realizzata con Breaking Bad, che è una serie di molto più facile lettura e assolutamente più adatta al pubblico generalista.

In aggiunta a questo, Better Call Saul è un prodotto sicuramente migliore sul piano dell’evoluzione introspettiva dei personaggi. Non che in Breaking Bad manchi, anzi: Breaking Bad sguazza meravigliosamente anche in questo. Ma nello spin-off riusciamo a guardare dentro molto meglio i personaggi, anche grazie a un ritmo narrativo più placido, che certamente agevola il venire in evidenza di alcuni tipi di sensazioni. Molto più cesellato e riflessivo, dove Breaking Bad agisce, Better Call Saul pensa.

Un altro punto a favore di Better Call Saul è certamente la coralità. Una serie che da istantanea in bianco e nero si è trasformata in sublime gigantografia a colori, partendo dalla storia di Saul che si è poi trasformata nella storia di tutti: da Mike a Lalo, da Kim a Gus, passando per Chuck, Hamlin e Nacho Varga. Breaking Bad dipende da Walter White. Better Call Saul non dipende da nessuno.

A livello di regia e fotografia parliamo di due serie che sono pura arte. Probabilmente in Breaking Bad c’è maggiore iconicità, epicità percepita in ogni frame. Ma anche Better Call Saul se la cava egregiamente sotto quel punto di vista, ricalcando esattamente ciò che aveva fatto chi c’era prima di lei.

Sono due serie differenti però nei loro colori dell’anima. Breaking Bad ci racconta il passaggio dal bianco al nero, con in mezzo qualche sfumatura di grigio. In Better Call Saul, invece, è tutto grigio. Non si passa dal bene al male con quella rapidità a cui Walter White e Jesse erano stati in qualche modo anche costretti dagli eventi, si rimane sempre in un’eterna zona d’ombra. Se è vero che anche i personaggi più positivi evolvono verso il male in maniera sempre più evidente – e anche qua necessario, perchè lo spin-off si deve per forza di cose ricongiungere alla serie madre – è altrettanto certificato il fatto che lo facciano con una progressione lentissima in cui vediamo letteralmente tutto quello che gli succede dentro, senza salti troppo repentini. Per chi ama sguazzare in ogni singolo angolo recondito della psicologia dei personaggi, Better Call Saul è pura eccitazione mentale.

É vero però che non di sola introspezione e coralità è fatto un capolavoro. E c’è una cosa in cui Breaking Bad probabilmente non potrà mai essere superata. Ne da Better Call Saul, ne da nessun altro. Breaking Bad è quasi sicuramente la serie più completa che esista e forse che mai esisterà. Perchè se è vero che in tutti gli elementi sopra citati Better Call Saul le è superiore, è altrettanto lapalissiano il fatto che anche in questo Breaking Bad sia una serie mastodontica. La psicologia dei personaggi viene messa a nudo, la coralità presente in Better Call Saul è assente in Breaking Bad semplicemente a livello ideale, nel senso che senza Walter White tutto il resto perderebbe peso specifico, sostanza. Ma Walter White c’è, e attorno a lui si dipanano le storie di 100mila personaggi che poi, anche grazie a Breaking Bad, abbiamo apprezzato all’ennesima potenza in Better Call Saul. Mike, Saul, Hank e Gus su tutti. Ma anche i grandi assenti dello spin-off: Jesse, Skyler, Marie e Walter Jr., solo per citare i principali.

Breaking Bad è un’opera che seppur soccombente di poco in alcuni punti specifici rispetto alla sua erede, riesce a restituire un senso di completezza assoluta anche grazie a una trama tremendamente avvincente. E questo è sicuramente il punto in cui Better Call Saul cede il passo, di molto, a colei che le ha dato i natali. Per fare presa su tutti ma proprio tutti, e per consegnarsi a un’eternità non ridiscutibile in termini, una trama tanto spaziale quanto avvincente è fondamentale. E in questo, nel riuscire a unire il fattore trama a tutto il resto, Breaking Bad non ha rivali ne termini di paragone.

Anche perchè riuscire a ottenere una perfezione così luccicante in ogni ambito pur dovendo raccontare tutto in modalità più frenetica è qualcosa che è difficile da ripetere. E infatti, furbamente, Vince Gilligan non ha ripetuto. Ha dato a Better Call Saul più tempo, puntando sullo sviluppo di caratteristiche specifiche e specificamente identitarie, per far sì che tutto fosse apparentemente così uguale ma intimamente così diverso, tra i suoi due capolavori.

Better Call Saul è migliore di Breaking Bad in tante cose, ed era un prodotto più difficile da realizzare. Ma molto probabilmente, non è e non sarà mai migliore di Breaking Bad in senso assoluto. Sono due serie che convivono armonicamente legandosi l’una all’altra con una minuziosità connettiva che probabilmente non vedremo mai più. Quando dopo la prima finirà anche la seconda, ci troveremo a dover avere a che fare con un deserto emotivo e psicologico probabilmente irripetibile a livello televisivo. E svegliarci nel 2022 rendendoci conto che tutto questo eterno flusso di coscienza che dura dal 2008 non farà più parte delle nostre vite, sarà una bastonata colossale.

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