Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul primo episodio della quarta stagione di Better Call Saul
Better Call Saul è finalmente tornata, e ci ha regalato subito un grande mistero che necessita di una risposta. Il primo episodio della quarta stagione, intitolato Smoke, si è aperto infatti come al solito con una lunga sequenza in bianco e nero ambientata negli anni che sono seguiti agli eventi narrati in Breaking Bad. Saul Goodman, protagonista di una terza vita nella quale si fa chiamare Gene Takovic, lavora a Omaha in un Cinnabon. In questo caso l’abbiamo visto districarsi tra un ricovero in ospedale e un normale viaggio in taxi. Ogni evento, anche il più banale, è tuttavia intriso di tensione in virtù del fatto che Saul sia un latitante ricercatissimo e ogni passo falso possa risultare fatale.
Lo dimostra l’apprensione con cui ha dettato ad un’operatrice il codice che gli ha permesso di accedere all’assistenza sanitaria, e soprattutto l’inquietante scambio di sguardi con il taxista che l’ha riportato al Cottonwood Mall. Un personaggio misterioso, solo apparentemente anonimo. Tanto da poter risultare decisivo nei prossimi episodi (forse le prossime stagioni) di Better Call Saul. Perché? Perché quando si parla di un’opera di Vince Gilligan ogni dettaglio è fondamentale. E in questo caso non mancano gli appigli per elaborare una teoria interessante. Chiariamo la vicenda, cercando di far luce sullo sviluppo degli eventi e la possibile identità del taxista.
Definiamo innanzitutto la questione dal punto di vista geografico. Saul Goodman, latitante a Omaha (Nebraska) dopo esser stato coinvolto nelle indagini che hanno incastrato Walter White, è distante 1424 chilometri dalla sua Albuquerque (New Mexico). Il Cottonwood Mall, centro commerciale nel quale lavora, è situato in realtà nella città in cui è ambientata Breaking Bad (e, ovviamente, anche Better Call Saul), ma nelle sequenze in bianco e nero è posizionata fittiziamente a Omaha (l’ha confermato Gilligan in un podcast pubblicato nei giorni scorsi). Quindi sappiamo per certo che Gene si trova ancora ad Omaha e non sta tornando nella sua città, ma questo infittisce comunque il mistero.
Il taxista, infatti, potrebbe provenire dalla lontanissima Albuquerque. Lo dimostrerebbe il deodorante per auto sul quale ha indugiato la ripresa per più secondi, raffigurante la squadra di baseball degli Isotopi di Albuquerque. Perché un taxista di Omaha dovrebbe tifare per loro? Stiamo parlando di un club importante, ma non abbastanza da non rendere insolita una scelta del genere. È più semplice pensare che il taxista sia di Albuquerque o abbia una connessione specifica con la città (come Mike, che vediamo non a caso guardare una partita della stessa squadra in una scena successiva). E se si dà per assodato questo fattore la storyline del taxista diventa ancora più oscura.
L’anonimo uomo, infatti, potrebbe aver riconosciuto Saul Goodman, molto scosso dall’incrocio di sguardi e dalla presenza di quel deodorante, o essere sulle sue tracce. Potrebbe essere un vecchio cliente, lavorare per qualcuno che cerca vendetta nei suoi confronti (la lista è lunga), oppure essere un normale civile che ha individuato il latitante, molto conosciuto ad Albuquerque prima e soprattutto dopo l’incontro con Walter White. Il taxista si è fermato a lungo dopo aver concluso la corsa e anche questo insospettisce parecchio: l’uomo potrebbe aver infatti contattato le autorità del luogo, oppure qualcuno che lo sta cercando al punto da spingersi fino a Omaha.
Probabilmente non avremo una risposta fino ai primi minuti del pilot della quinta stagione di Better Call Saul, ma una cosa è certa: il personaggio, interpretato da un attore piuttosto noto che ha recitato in più di settanta film (Don Harvey) e non da un semplice figurante, potrebbe tornare ancora e regalarci più di una sorpresa. Sappiamo bene che non abbiamo a che fare con un prequel tradizionale, ma con un prequel di Breaking Bad che convive col sequel, fino a culminare (forse) con un’intera stagione dedicata agli eventi seguiti alla morte di Walter White. Insomma, prepariamoci: Jimmy McGill ha fatto il suo tempo, Saul Goodman quasi. È arrivato il momento di Gene Takovic.
Antonio Casu