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Nacho Varga, il cane che morde il padrone

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L’articolo contiene GROSSI SPOILER sulla sesta stagione di BETTER CALL SAUL, in particolare sul TERZO EPISODIO.

Passare l’intera vita a sognare di evadere, di poter fuggire dalla crudele realtà scelta, sbagliando, per provare a costruirne una migliore, della quale, tuttavia, non si conosce la reale entità, o forse questa è totalmente incompatibile con il proprio essere. E’ quello che ha fatto Nacho Varga per la sua intera esistenza: cercare una libertà con la quale è sempre stato incompatibile, perché destinato ad essere il cane da guardia di padroni crudeli.

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Nacho non è figlio di un destino crudele, quanto piuttosto un soldato che, in totale autonomia, ha deciso di intraprendere la strada più “semplice”, per così dire: quella del crimine. Il padre Manuel è la sua esatta antitesi. Un uomo onesto, dedito al lavoro, dal passato sicuramente difficile, ipoteticamente cresciuto in una realtà ancora più complessa rispetto a quella di suo figlio, eppure Manuel ha sempre mantenuto intatta la propria integrità morale, cercando in ogni modo di convincere Nacho a redimersi, a ricominciare. Nacho però è sempre stato una pecora nera. Sia perché non ha ereditato l’inattaccabile moralità del padre, sia perché nella sua carriera criminale, per natura, ha sempre pugnalato alle spalle chi lo comandava. Prima con Tuco, quando ha cominciato a sospettare che l’attitudine violenta del boss potesse nuocergli in qualche modo, poi ancora con Hector, condannando la stessa indole del nipote, quando Tìo ha minacciato di coinvolgere il padre Manuel. E poi Lalo, obbligato da Gustavo Fring, che si è rivelato essere, tra tutti, l’unico padrone realmente capace di tenere a bada Nacho.

Un cane che morde tutti i padroni che ha avuto, può solo essere disciplinato con la mano ferma o abbattuto.

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Gustavo Fring è un personaggio complessissimo, sempre attento alla cura dei minimi dettagli, maniaco del controllo. Nessuno più di lui poteva essere in grado di tenere Nacho Varga sotto scacco. Eppure non è solo una quesitone di metodo. Fring e Nacho hanno sempre avuto un inossidabile desiderio comune: sterminare, estirpare, distruggere la famiglia Salamanca. Il che è indubbiamente un desiderio condivisibile, conoscendo i soggetti, ma scaturito da due opposte necessità: mentre Nacho ha dimostrato di essersi pentito, di temere per la propria incolumità e soprattutto per quella del padre, Gustavo ha sempre voluto imporsi sui Salamanca, sconfiggerli e far valere la propria supremazia nel Cartello, arrivando, tra l’altro, a distruggere anche questo in Breaking Bad, ulteriore dimostrazione delle sue manie di grandezza. E per fare ciò non ha mai (e non lo avrebbe mai fatto) guardato in faccia a nessuno. Non sarebbe mai arrivato al punto di provare pietà per Varga, nonostante i continui appelli di Mike, ed infatti così è stato. Nel momento in cui Gus ha intercettato la volontà di Nacho di eliminare Hector con lo scambio di pillole, non ha perso un secondo, da inimitabile stratega, braccando con la forza il giovane e obbligandolo a lavorare per lui, puntando da subito e con decisione alla sua debolezza più grande: suo padre. Ed è così che nel momento in cui Nacho ha capito di essere stato incastrato, di dover scegliere tra la sua vita e l’incolumità di suo padre, è proprio lì che è emerso quel briciolo di morale che il suo vecchio gli ha tramandato.

In Better Call Saul, la speranza non è mai l’ultima a morire

Il sacrifico di un figlio per il proprio padre è un qualcosa di innaturale e di estremamente drammatico. Il finale della terza puntata dell’ultima stagione di Better Call Saul è uno dei più tragici dell’intero universo di Breaking Bad. Per cinque lunghe stagioni della serie il pubblico ha osservato il percorso di Nacho da vicino, il percorso di un ragazzo che per un motivo o per l’altro (condivisibile o meno che sia) si è ritrovato a dover sottostare ad una serie di terribili criminali, compiendo atti ignobili, disumani, e mettendo a serio rischio la sua libertà (per esempio intrufolandosi nel covo di spaccio prima che lo facesse la polizia) e la sua vita (scambiando le pillole di Hector o fuggendo dalla furia dei gemelli Salamanca). E tutta questa azione, tutte queste save dell’ultimo secondo, hanno portato gli spettatori a credere veramente nella vittoria di Nacho, o quantomeno a sperarci. Ma poi, riguardando il suo percorso, ci si rende conto che non c’è mai stato nemmeno un secondo in cui si potesse sperare che Varga potesse redimersi consegnandosi alla polizia, o magari telefonare al venditore di aspirapolveri e volatilizzarsi, inseguendo la fittizia libertà trovata dagli altri. Better Call Saul racconta di personaggi complessi e di storie drammatiche, e come Breaking Bad non ci ha mai abitato ad alcun lieto fine. E dunque, vista da questa prospettiva, la storia di Nacho è un memo utile a ricordarci che, in questa serie, il lieto fine è l’ultima cosa che dobbiamo aspettarci.

Una degna uscita di scena

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Tra tutti i personaggi di Breaking Bad prima e di Better Call Saul poi, quelli che hanno effettuato un percorso di trasformazione positivo sono veramente pochi. Varga, con il suo sacrificio, ha chiuso degnamente un inseguimento durato tanto a lungo, la cui soluzione è sempre stato sotto gli occhi di tutti. Nacho era vittima, per sua stessa colpa, di un circolo vizioso da cui era impossibile uscire vittoriosi. E’ così che lui ha deciso di correggere il tiro proprio sul finale, scegliendo di sacrificarsi piuttosto che fuggire e lasciare il padre in balìa della vendetta del Cartello. Nacho ha dimostrato, per l’ennesima volta nella serie, di avere un coraggio indiscutibile. E per quanto la sua fine sia stata ingloriosa per come sia avvenuta, è sicuramente degna del suo personale percorso di redenzione. E così quel cane infedele, tenuto a bada con le cattive, ha deciso per sé quale fosse il modo per andarsene, almeno una volta, impedendo che fosse qualcuno a decidere per lui. La libertà di Nacho è sempre stata utopia, ma la sua redenzione è avvenuta nel modo più drammatico possibile. La sua storia è quella di un cane cresciuto in cattività che a furia di ribellarsi ai crudeli padroni, finisce per essere soppresso, perché il suo destino non è mai stato quello di essere legato ad un guinzaglio, ma non avendo mai conosciuto la libertà, alla fine è sempre restato sotto un padrone.

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