Vi abbiamo già parlato di Better Call Saul un anno fa, ma, a pochi giorni dalla trasmissione del pilot della seconda stagione, non potevamo non introdurvelo nuovamente approfondendo ancora di più quanto fatto in precedenza.
Perché Better Call Saul è uno spin-off che ha la pretesa di camminare con le proprie gambe, riflettendo di luce propria senza aver per forza bisogno della “madre” che l’ha creato e che risponde a quel capolavoro unico e inarrivabile che è Breaking Bad.
In realtà BB di spunti e personaggi interessanti per fare uno spin-off ne avrebbe a decine. Dal passato di Walter White al futuro di Jesse Pinkman, da Gus Fring a Hank, sono tante le storie che si sarebbero potute raccontare tra prequel e sequel vari e dubito ci saremmo annoiati. Ma siccome Vince Gilligan è un autentico genio pazzoide (nel senso più buono possibile del termine), ha deciso invece di concentrarsi sul personaggio più affascinante, caratteristico, istrionico e controverso che la storia poteva presentarci: Saul Goodman!
Saul è il personaggio perfetto per creare lo spin-off perfetto! Iniziamo dalla storia. A parte il brevissimo assaggio di sequel che i primissimi minuti del pilot ci regalano, la storia che ci viene presentata è quella di James “Jimmy” McGill, vero nome del nostro avvocato, che cerca come può di sbarcare il lunario con l’unico obiettivo di diventare un avvocato di successo. Quello che ci viene presentato è un lontanissimo parente del Saul Goodman che conosciamo e, almeno all’inizio, si fa fatica a riconoscere in lui quell’uomo così controverso e contrastante che è Jimmy. Un uomo che si prende cura del fratello maggiore, chiuso in casa da una fobia per tutto ciò che ci sia di elettrico, e che la sera torna a rintanarsi nel suo studio-casa, un buco di stanzino con una scrivania, due sedie e un divano letto nel retro di un centro estetico. Ha pochissimi amici, ha un passato da piccolo truffatore ed è stato anche in galera e scopriamo che è diventato avvocato solo grazie a una laurea conseguita online all’università delle Isole Samoa. Ma è anche uno che salva la vita alle persone, che si occupa degli anziani, che fa l’avvocato d’ufficio per poter vivere, ma che ogni tanto supera quella linea sottile che c’è tra legalità e illegalità, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Emblematico della sua complessità e del suo essere contrastante è l’episodio numero 4, “Eroe”. Qui vediamo prima Jimmy prendere una mazzetta dai Kettleman per tenere la bocca chiusa, dopo averli scoperti nella tenda da campeggio poco vicini a casa; con quei soldi decide di farsi pubblicità con un grande cartellone e proprio lì salva la vita ad una persona che stava per cadere giù da decine di metri, diventando un eroe e facendosi incredibilmente conoscere, soprattutto dagli anziani che diventeranno la sua nuova “missione”. Ma Jimmy è anche quello che fa rubare da Mike i soldi ai Kettleman per portarli al procuratore e restituire il maltolto dei suoi clienti.
E veniamo appunto a Mike Ehrmantraut, l’altro colpo di genio di Gilligan. Lo abbiamo lasciato in BB come un uomo in grado di risolvere praticamente ogni problema, che sia per Saul, per Gus o per Walt o per Jesse, su di lui si poteva sempre contare. Uomo fidato e che raramente sbagliava, Mike in BCS lo ritroviamo invece come un semplicissimo impiegato all’ingresso del parcheggio del Tribunale di Albuquerque e nei primi episodi della stagione lo vedremo sempre lì. Poi pian piano che la storia evolverà inizieremo a capire molte cose anche di lui. Della sua famiglia (la nuora e la nipotina), del figlio detective assassinato anni prima, del suo vecchio lavoro (è stato per quasi 30 anni un detective, lo sapevamo, ma solo in minima parte). E, soprattutto, nel penultimo episodio intitolato “Pimento” si prenderà per lunghi tratti la scena, con flashback sul suo passato, con un importante confronto con la nuora sulla morte del figlio e con un nuovo incarico extra che ci introdurrà, probabilmente, nell’uomo che conosciamo. Personalmente credo che questo sia l’episodio più bello, profondo e intenso della prima stagione di Better Call Saul. In “Pimento” Jimmy sarà costretto a cedere la sua class action contro la Sandpiper Crossing allo studio HHM e scoprirà delle cose sul fratello Chuck che lo porteranno a voler rompere qualsiasi legame con lui.
E’ difficile collocare Better Call Saul in un genere ben definito. Ha un ritmo lento che ti permette di concentrarti sui personaggi, sulla loro eccezionale caratterizzazione e fondamentalmente è una serie drammatica, ma con quel grande attore che è Bob Odenkirk non si può non ridere (lui che nasce proprio come comico) e lo spazio per la risata e per la commedia c’è e si vede. Esilarante la scena in cui un cliente chiama Jimmy per brevettare un gabinetto parlante e il nostro avvocato gli dirà senza troppi giri di parole che la sua invenzione è troppo ambigua e che sembra di ascoltare un dialogo erotico.
Il finale di stagione sembra l’incipit perfetto per introdurci nella seconda stagione dove, senza dubbio, abbandoneremo pian piano Jimmy e prenderà sempre più piede la “versione Saul Goodman” e sicuramente anche lo stesso Mike, ormai co-protagonista a tutti gli effetti, risulterà sempre più determinante per la storia. In tutto ciò nutriamo forti speranze di ritrovare anche il nostro mai dimenticato Walter White e siamo sicuri che Gilligan non ci deluderà, regalandoci un’altra perla nella sua collezione.
Perché pensare che Better Call Saul sia solo un semplice spin-off è cosa sbagliata e ingiusta. L’obiettivo è quello di regalarci un prodotto di altissima qualità, slegato e indipendente dalla serie madre e far entrare così per sempre Gilligan nell’olimpo dei produttori/creatori di Serie Tv!
Paolo Martina