Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Breaking Bad e il decimo episodio della quarta stagione di Better Call Saul
Ci siamo mai resi conto fino in fondo di cosa ha combinato quel genio egocentrico di Walter White in poco meno di due anni? Ha distrutto ogni cosa, lasciando dietro di sé una montagna di cenere e le macchie indelebili del sangue. È diventato uno dei più grandi criminali di tutti i tempi, dopo esser stato per una vita un anonimo e impacciato professore di chimica. Ha ucciso gli immortali Gustavo Fring e Mike Ehrmantraut, Walter White. Ha relegato l’intoccabile Saul Goodman ad una squallida vitaccia in bianco e nero, sperduto in Omaha. Ha alimentato, più di ogni cosa, un mito. Il suo. Quello di Heisenberg.
Maledetto Heisenberg.
Sono passati cinque anni dall’indimenticabile series finale di Breaking Bad, ma lo odiamo ogni giorno di più. E lo amiamo, di conseguenza, con la stessa intensità. Anche se forse non siamo ci mai resi conto fino in fondo di cosa ha combinato quel pazzo. È sembrato troppo facile, per uno come Walter. Due anni, un soffio. Un’impresa eccezionale, unica e irripetibile. Ma oggi lo capiamo molto meglio. E abbiamo un’idea più precisa del prezzo che è costata. Inestimabile, più caro di cinque anni fa. Perché oggi abbiamo una consapevolezza differente. E guardiamo il nostro antieroe con occhi diversi. Grazie a Better Call Saul.
Chiedetelo a chi ha visto Mike Ehrmantraut affrontare se stesso per premere il grilletto che ha colpito a morte l’ingenuo Werner Ziegler. In quel momento è nato l’uomo che abbiamo conosciuto in Breaking Bad, e in quel momento abbiamo capito tutto di lui. Molto più di quanto avremmo potuto cogliere dall’espressione che ha sul volto mentre Walter, il solito Walter, lo guarda sconvolto dopo averlo appena ferito fatalmente. Ha distrutto nel moto di rabbia di un istante una vita tumultuosa ed emozionante, in nome di un ego risvegliato da un’esistenza che ha trovato un senso solo nell’attimo in cui il tramonto ha accompagnato le tenebre.
Quel fottuto colpo di pistola ha cancellato tutto senza una motivazione davvero valida, lasciando il povero Mike solo in riva ad un fiume.
Senza manco i soldi per l’amata Kaylee, abbandonato ad un addio aggrappato all’onere delle mezze misure. Ce ne rendiamo conto oggi, ancora di più. Esattamente come facciamo ogni volta che (ri)guardiamo negli occhi tutte le vittime del chimico megalomane, e vi troviamo un racconto intenso che rende sottilissime le distanze tra il bene e il male, fino a rendere superflua ogni distinzione. Persino se si pensa allo spietato Fring, saltato per aria per un crudele contrappasso dopo aver portato a termine la vendetta che aveva bramato per quasi trent’anni. Messa in scena in Breaking Bad, dopo esser stata evocata decine di volte in Better Call Saul.
Maledetto Heisenberg, ora lo odiamo ancora più profondamente. Chiedetelo a chi ha assistito giorno per giorno alla costruzione del famigerato superlaboratorio, lasciato in eredità al mondo dall’ingegnere che sognava il Sydney Opera House. L’abbiamo visto nascere, per poi ripensare all’istante in cui è divenuto anch’esso cenere. Salutato indegnamente, pochi anni dopo, dall’alba di una nuova era. Un po’ come il chimico che non vedeva l’ora di cucinare lì dentro. E nel mentre canticchiava innocentemente una canzoncina di Tom Lehrer. Ha eliminato con freddezza persino il candido Gale, il maestro Walt.
Lo comprendiamo senza giustificarlo in alcun modo, quell’impulso primordiale che l’ha spinto al centro del mondo.
Ma questo non rende meno intenso l’odio che proviamo nei suoi confronti, unito visceralmente all’amore che ne consegue. Lo stesso che sentiamo ogni volta che riviviamo la sua frustrazione attraverso gli occhi di Jimmy McGill. Anche lui ce l’ha fatta, nell’istante in cui ha dato vita a Saul Goodman. E ci è piaciuto da morire, nonostante tutto. Ma ora di quell’uomo non resta manco l’ombra, spazzata via dal caos soffocante dell’Heisenberg che l’ha rinchiuso in uno stupido Cinnabon. Una conseguenza che ha il sapore amaro del rimpianto, ancora più sadica di una morte che avrebbe messo sullo stesso piano il passato, il presente e il futuro.
La verità è che dovremmo detestarle una ad una, queste anime perdute trascinate nel baratro da una rabbia senza fine. Ma irrazionalmente non resta altro che l’ego di Walter White, troppo ingombrante per non polarizzare ogni emozione. Spingendoci contro di lui, dalla parte di chi, in un modo o nell’altro, ci ha conquistato. Fino a desiderare un atto finale che vada oltre la morte e invochi un dignitoso saluto per ognuno di loro. Un omaggio, da parte di chi ha distrutto tutti senza mostrare pietà. Una preghiera laica, una lista che ci restituisca un barlume di luce. Gli chiederemmo di farlo ora, dopo aver visto Better Call Saul. Con la stessa forza attraverso cui lui chiese altrettanto.
Ricordali, Walter.
Say their names, Heisenberg.
Antonio Casu
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