Dopo due settimane di irreale attesa e prolungata crisi d’astinenza Better Call Saul torna con l’ottavo episodio di questa terza stagione e non rende vana la pausa intercorsa. Nonostante la fine sia ormai prossima Vince Gilligan decide di abbassare il ritmo, di farci rifiatare e ammonirci sul senso ultimo del suo racconto; che non sta nelle trovate geniali di Mike o nell’elegante malvagità di Gus, ma nell’indagine accurata tra i meandri della mente umana. In primis nell’animo di quello straordinario personaggio che è Jimmy McGill.
Il lieto ritorno di Marco, seppur in un -inevitabile- flashback, ci riconduce direttamente ai tempi di Slippin’ Jimmy.
Non è tanto nelle circostanze che vedono i due compagni nuovamente riuniti che si focalizza l’interesse del regista quanto nel dialogo. Le parole del protagonista di Better Call Saul anticipano i concetti fondanti della personalità di Saul Goodman. Non è un caso che il tutto sia introdotto da uno scasso, a sottolineare ulteriormente la faciloneria morale di Jim. Ma passiamo ad analizzare alcuni punti del dialogo, estremamente significativi:
[Mio padre] Era amato da tutti perché era un uomo generoso. Capisci? Ogni fannullone della zona gli doveva dei soldi. Bastava una lacrima e usciva con una pacca sulla spalla e una busta di latte. Lui poteva farla funzionare. Poteva vendere birra e sigaretta ai ragazzi della Mary Margaret. Ma no, non lui! Non ha mai fatto quello che doveva fare.
Nell’episodio 2×07 avevamo assistito alla prima svolta interiore di Jimmy: era appena un bambino quando decise di fare la sua scelta. “Al mondo ci sono lupi e pecore, ragazzo. Lupi e pecore. Decidi tu cosa vuoi diventare”. Quella frase pronunciata dall’approfittatore di turno rappresentò lo spartiacque morale della vita del piccolo Jimmy. In quell’occasione rubò per la prima volta alla cassa del padre.
Ora, sintetizzate nelle parole rivolte a Marco, scopriamo tutta la frustrazione di un bambino vittima del morboso, paterno senso di onestà. Di quel bisogno quasi fisiologico di “fare la cosa giusta”, di esporsi stupidamente ai raggiri e alla derisione dei truffatori. Capiamo in maniera più profonda quanto malata sia quella morale buonista e facilona. Molto distante dall’evangelico “prudenti come serpenti e semplici come colombe” (Mt, 10,16-18).
Comprendiamo soprattutto, una volta per tutte, che le personalità dei due fratelli, di Chuck e Jim, sono state irrimediabilmente condizionate da questa asfissiante e patologica etica genitoriale.
In Jimmy si è sviluppato un disgusto radicato nei confronti della bontà incondizionata percepita come insensata espressione di debolezza; in Chuck un bisogno di dare un senso al bene, di racchiuderlo in una logica rigida e certa, quella appunto della Legge. E allora comprendiamo un po’ di più quel suo manifesto politico condensato nella frase: “La legge è troppo importante”. “L’idea per cui l’individuo deve rispondere delle proprie azioni” è il suo modo per dare un senso e legittimare la morale. All’assurdo buonismo paterno contrappone l’idea che il colpevole sia punito. Senza “se” e senza “ma”. Non c’è perdono (come vediamo nel suo rapporto con Jimmy).
I due fratelli prendono le distanze dal padre. Covano un forte risentimento nei suoi confronti. Chuck non tollera che il genitore rifiuti di aprire gli occhi di fronte ai furti di Jim. Non tollera quel perdono immeritato, quell’amore incondizionato. Jim da parte sua non accetta la remissività di fronte alle ingiustizie. A suo modo sviluppa un senso di giustizia (o, meglio, di giustizialismo) che lo porta a far del bene a chi vuol bene (e si merita quel bene) e a punire chi fa la parte del forte.
Non è un caso che le persone verso cui si indirizza tutta la sua furbesca genialità siano figure arroganti.
Tale era stato Chuck nel rubare il cliente a Kim (e con lui Howard); tale pure il broker (tronfio e fanfarone) oggetto della truffa di Giselle e Viktor (2×01); e naturalmente così appaiono in questo episodio di Better Call Saul i due proprietari del negozio di strumenti musicali. Il loro tentativo di tagliare fuori Jim per risparmiare qualche dollaro e autoprodursi la pubblicità è un motivo più che sufficiente per estrarre dal cappello una trovata alla Saul Goodman. Intransigente e insensibile è poi naturalmente il supervisore per i lavori socialmente utili. In questo caso è la dialettica di Saul a farla da padrona. Il successo scontato.
Nelle due scene appena analizzate si viene a sintetizzare insomma tutta la logica perversa della personalità di Goodman: il raggiro e l’uso accorto delle leggi a proprio vantaggio. Quel suo eterno barcamenarsi sul filo sottilissimo a cavallo tra il bene e il male.
“Non ha mai fatto quello che doveva fare”, afferma Jim riferendosi al padre. Doveva. Il dovere per Jimmy è pensare al bene dei propri cari e al proprio interesse. Per questo non si fa scrupolo di affermare che “avrebbe dovuto vendere sigarette e birra ai ragazzi della Mary Margaret”. Che avrebbe insomma dovuto fare tutto il possibile per mandare avanti la sua attività. “Non era tagliato per quel lavoro” perché non era disposto a fare tutto il possibile per raggiungere il successo. Bloccato dalla sua illogica morale. Jimmy invece ha superato quella costrizione, quel ‘fare la cosa giusta’ come ricordiamo chiaramente dall’episodio 1×10. In quell’occasione il futuro Saul chiede a Mike perché non si fossero tenuti i soldi rubati dai Kettleman (ricordate quell’amorevole famiglia?). Ne scaturisce un dialogo illuminante
Jim: “Era un sogno forse o era vero che sulla mia scrivania c’erano un milione e seicento mila dollari in contanti? […] Non lo sapeva nessuno che eravamo riusciti a prenderli. […] Perché non lo abbiamo fatto, che cosa ce lo ha impedito?”
Mike: “Se non sbaglio hai detto qualcosa che concerneva il ‘fare la cosa giusta’”.
Jim: “Io lo so qual è la cosa che mi ha fermato e quella cosa non mi fermerà più”.
Quella circostanza aveva segnato un’ulteriore passo di Jim verso l’emergere di Saul Goodman. Un percorso di cui ora vediamo i frutti.
L’episodio di Better Call Saul si era poi concluso con Jimmy che canticchiava “Smoke on the Water” come faceva Marco, il compare di truffe. Ora vediamo di nuovo riproposta questa canzone, proprio a seguito dell’inganno ai danni dei due proprietari del negozio di chitarre. A ricordarci che la personalità di Saul Goodman è radicata in quelle scelte compiute da Jimmy, in quelle svolte che ne hanno segnato il carattere.
Qualcosa cambia però. È questo l’altro grande tema dell’episodio 3×08 di Better Call Saul. Jimmy sdraiato a terra nel suo studio legale rivolgendosi a Kim dopo averle spiegato la dinamica del suo “incidente” domanda dubbioso: “Insomma tu mi credi, vero?”. La risposta è (forse) tutta riassunta nel comportamento dell’avvocatessa sul caso Gatewood. Rivolgendosi al cliente afferma: “Ho visionato i suoi documenti e pensavo di indirizzarla a un mio collega [grassetto mio] ma credo di avere una soluzione per il suo problema”. Il “collega” può essere Jim (nonostante la sospensione un consulto sarebbe ammissibile). Più probabilmente Howard. In questa seconda ipotesi il ripensamento sarebbe imputabile al duro confronto tra i due avvenuto al ristorante. Nel primo caso si tratterebbe invece di un cambio di direzione di Kim facilmente interpretabile: non si fida più dell’operato del compagno.
Verrebbero così a crearsi i presupposti per quella separazione che porterà Kim a seguire una strada diversa rispetto a Saul.
Come più volte prospettato non sarebbe coerente con il racconto immaginare una fine tragica per l’avvocatessa. Sarà invece la distanza morale tra i due -che in ogni episodio si accentua di più, soprattutto dopo il crollo emotivo di Kim nella 3×07- a segnare la fine del rapporto. La presenza costante e complice della Wexler può forse aver “rabbonito” Jim. In lui poteva essersi riacceso quel briciolo di speranza nell’amore incondizionato sotterrato in fondo al cuore a causa di un mondo che rende cinici. Ed è inevitabile pensare che il loro allontanamento segnerà una nuova svolta nell’animo di Saul Goodman.
Breve spazio dedichiamo in questa recensione alle trame secondarie: assistiamo all’avvicinamento tra Gus e Mike (riciclaggio del denaro sporco di Ehrmantraut) e al compiersi del piano di Nacho. Passi in avanti per Chuck che prende finalmente atto della natura mentale della sua malattia. Significativo che ciò avvenga solo a seguito della pubblica gogna del processo. A sottolineare ulteriormente quanto la mentalità di Chuck sia irrimediabilmente legata al diritto giuridico e alle sue norme. Solo la dimostrazione schiacciante in un tribunale lo mette di fronte alla sua condizione evidenziando così le storture etiche già esposte in incipit di articolo.
Un piccolo easter egg per concludere.
Gilligan d’altronde ci ha abituato a inserirne di continuo. Quest’oggi tocca al barattolino di latta contenente le monete accumulate dal piccolo Jimmy. Ricordate dove era già apparso? Se avete risposto nell’episodio pilota di Better Call Saul complimenti, avete un occhio acutissimo.