Sopprimere un desiderio, un’esigenza, un istinto. Per tanto tempo, chissà quanto. Chissà per quanto tempo Kim Wexler ha intrappolato dentro di sé la sua reale essenza. Per quanto tempo l’avvocato incorruttibile e giusto ha lottato con quella voce che la invitava a ricorrere alla sua innata astuzia, pur di ottenere ciò che voleva. E poi, neanche troppo improvvisamente, perché di avvisaglie ce ne sono state, è cominciata una metamorfosi che in poco tempo ha ribaltato tutto. Ma quando è successo? Dove eravamo noi? Forse, troppo occupati a sperare che nessuno le facesse del male, che non entrasse mai a far parte delle spietate dinamiche del Cartello, o forse, più verosimilmente, ci siamo concentrati troppo sulla possibilità che Kim lasciasse Jimmy, per la piega che stava prendendo la sua carriera piena di affari loschi o dalla dubbia moralità, perché fino ad una certa i due avevano preso strade diametralmente opposte, e il pubblico ad un certo punto ha totalmente ignorato la possibilità che lei potesse fare ugualmente. Ma quando Kim sfrutta il vincolo matrimoniale per scatenare Jimmy contro la Mesa Verde non sono rimasti più dubbi su cosa le stesse succedendo. E noi non ci siamo resi conto che Kim prendeva un’altra strada, un’altra direzione. Better Call Saul ci ha insegnato, come Breaking Bad, a non dare mai per scontato alcun dettaglio, perché i dettagli sono gli elementi principali sui quali si basa il meraviglioso lavoro di Vince Gilligan e Peter Gould, fatto, come ben sappiamo, di intrighi, messaggi nascosti e autoreferenzialità. Eppure, nonostante questi insegnamenti, molti si sono stupiti nel prendere consapevolezza del cambio repentino.
Quella notte, in mezzo al deserto, non c’erano solo Jimmy e Mike. Kim, in qualche modo, l’ha vissuta da vicino, ed è cambiato qualcosa in lei, quella maledetta notte.
Kim, nell’episodio 5×10 di Better Call Saul, Qualcosa di imperdonabile, ride di Howard perché quello che sente sul conto di Jimmy non è neanche avvicinabile a ciò che realmente il suo amato è in grado di fare. Le palle da bowling lanciate sull’auto, le prostitute inviate al pranzo di lavoro sono soltanto giochetti, scherzi più che legittimi che Jimmy può assolutamente permettersi di fare ad Howard per via dei loro trascorsi, e che immediatamente convincono Kim a partecipare a questo gioco al massacro fatto con Hamlin, con l’unico obiettivo di annichilirne l’immagine. Ma sono sfizi, forse, o perlomeno nascono come tali. Ad ogni modo, Kim non può far altro che ridere di Howard, perché lui sputa la sua verità come se fosse il terzo segreto di Fatima, come se potesse scalfire l’idea che Kim avesse di Jimmy, compromettere il loro rapporto, intaccare in qualche modo al loro matrimonio. Ma figurarsi se dopo una notte passata in bianco mentre Jimmy era nel deserto a trattare con chissà quale losco criminale, temendo il peggio del peggio, Kim potesse in qualche modo stupirsi dei racconti sulla reazione del marito all’offerta di lavoro della HHM.
Perché nel deserto, quella notte, c’era anche Kim. In un deserto di disperazione ed apprensione, forse gli ultimi segnali di umanità pura che il suo personaggio ci ha dimostrato. Better Call Saul è piena di crocevia e improvvisi risvolti presi da personaggi e situazioni. E mentre Saul andava incontro a morte certa per sbarcare il lunario (si fa per dire), Kim era terrorizzata dall’idea di perderlo. Eppure lui è tornato sano e salvo, ha mentito spudoratamente sull’accaduto e ha continuato a farlo di fronte all’evidenza. Ma Kim era impassibile, sembrava quasi nascondere un principio di eccitamento mentre rideva sul divano quella mattina, mentre guardava la tv abbracciata al suo uomo, sprezzante del pericolo.
Nell’ultima stagione di Better Call Saul, la trasformazione di Kim si è normalizzata, e ora procede spedita.
In Vino e rose, mentre Kim e Jimmy sono seduti al ristorante, è lei a muovere i fili, a condurre le danze per architettare il piano definitivo contro Howard. Jimmy invece sembra titubante, incredulo di fronte alla sua ostinatezza. Il gioco di sguardi è una costante del rapporto tra i due protagonisti di Better Call Saul, è sempre stato un elemento chiave per capire il livello di sintonia tra loro. Un po’ perché si tratta di due personalità particolari, non troppo affettive, diciamo. Una coppia inossidabile basata sul sostegno reciproco a priori. Ma contestualmente ai primi evidenti segnali del cambiamento di Kim, accogliamo anche i primi momenti in cui Jimmy sembra intenzionato a fare un passo indietro, ancora non pronto a trasformarsi definitivamente in Saul. Ma la totale perdita di inibizione, la rinuncia all’armatura che ne celava la reale essenza, avviene quando, nel 6×02, La carota e il bastone, nel covo dei Kettleman, Kim prende in mano la situazione, quasi indisposta dai metodi da poliziotto buono usati da Jimmy, e allora sfodera il bastone e comincia a torturare verbalmente i Kettleman mettendoli alle strette, prendendo lei a condurre il gioco. E Jimmy ci viene mostrato sperduto, stupefatto, quasi spaventato da quella presa di posizione.
L’empio fugge anche se nessuno lo insegue
Colpisci e fuggi. Il titolo della quarta puntata di Better Call Saul è un riferimento alla condizione di Kim, una sorta di invito, di esortazione a compiere un ulteriore passo verso la trasformazione. Nell’episodio vediamo la perfetta esecuzione dell’ennesima trovata pensata per distruggere l’immagine di Howard, disegnandolo come uno sbandato agli occhi di Cliff Main. L’aspetto interessante e che avvalora l’ambiguità della posizione di Kim non riguarda tanto l’atto in sé, svolto da lei con la solita naturalezza e freddezza che la contraddistingue, quanto più il momento in cui si ritrova con Jimmy, a letto, nella loro intimità coniugale, a commentare l’accaduto, a riderci sopra come se nulla fosse (non è nemmeno la prima volta che ciò accade), e soprattutto a prendere coscienza di quale sia la nuova posizione assunta dai due: Kim si sente seguita e nel palesare questo timore a Jimmy, questi afferma che “l’empio fugge anche se nessuno lo insegue”, innescando in lei la consapevolezza di essere dalla parte dei cattivi, questa volta. Ancora una volta entrano in gioco i loro sguardi per orientare lo spettatore. Due sguardi distaccati, quasi feriti. Soprattutto lo sguardo di Jimmy, che nel tentativo di tranquillizzare Kim, cerca un confronto, un conforto, che però non arriva. Ormai forse non c’è più niente da fare. La soglia del giusto è stata definitivamente valicata, e a testimoniarlo è quel senso di colpa che si insinua sia in Jimmy che in Kim; in lui perché forse, piano piano, si sta rendendo conto di aver creato un mostro, mentre in lei, perché comincia a sentirsi osservata, colpevole. E a quel punto a Kim viene voglia di fuggire, senza un motivo scatenante ben preciso, in realtà, ma le viene voglia di fuggire.