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Qualcosa di irreparabile

Better Call Saul
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Cambiare vita e lasciarsi tutto alle spalle, definitivamente. Senza dubbio si tratta di una possibilità più semplice a dirsi che a farsi. Eppure avevamo creduto, almeno sul finale di Breaking Bad, che uno come Saul Goodman ce l’avrebbe fatta davvero, che avrebbe realmente rinunciato a qualsiasi cosa pur di sopravvivere o di non finire in galera. Inizialmente lo ritenevamo uno senza spina dorsale, egoista e arrivista, con l’unico scopo di arricchirsi sulle spalle delle sue ignare vittime e dei suoi clienti di basso rango. Ma poi Better Call Saul ci ha fatto conoscere il vero Jimmy, e soprattutto negli ultimi due episodi ci siamo resi conto che per lui, e dunque anche a discapito dell’anonimo Gene, la libertà equivale a una condizione tutt’altro che calma, piatta o sotto traccia. Come se non bastasse, rimbombano nella nostra mente le parole di Vince Gilligan: “Better Call Saul cambierà irrimediabilmente il modo di vedere Breaking Bad”. Irreparabilmente. Perché Saul Goodman non solo non è il viscido e detestabile avvocatuccio da quattro soldi che ci si aspettava, ma ha anche un ruolo determinante nel percorso di Walter White. Nel frattempo però, Gene si trova sul punto di esplodere e di mandare tutto all’aria, ancora una volta, vittima del suo stesso ego. Ma per conoscere le motivazioni dietro a quest’ultimo sfogo dovremo aspettare ancora un po’.

Better Call Saul

Era Kim o non era Kim, dall’altra parte della cornetta? Già apprendere che Wexler è ancora viva e si è trasferita in Florida, è qualcosa di grande. Di molto grande, se si pensa che quest’ultima stagione di Better Call Saul portava con sé l’enorme peso della verità sul futuro dell’avvocatessa. A costo di imbattersi in un finale che non rispetti le aspettative generali, dobbiamo concentrarci per forza di cose sul presente di Gene, quest’anonimo individuo appena accennato lungo tutte le stagioni della serie e che è emerso soltanto ora, proprio sul finale. Quella chiamata nascosta, censurata (analizzata brillantemente nella recensione di Emanuele che trovate qui), ha solo due alternative possibili, ma forse non è così importante scoprire quale sia quella giusta, quanto più analizzare il perché della reazione di Gene. Da una parte, il colpo al centro commerciale ci aveva già portato a pensare che Jimmy si sia in un certo qual modo riscoperto, tornando a sentirsi vivo soltanto nel momento in cui la sua mente ha distolto lo sguardo dalla mediocrità per fiondarsi nuovamente sulla via del crimine, pericolosa quanto necessaria per rifocillare un ego da tempo prosciugato da un digiuno forzato. D’altro canto però, non bisogna sottovalutare il luccichio negli occhi di Jimmy nel sentire che Kim aveva chiesto di lui. Forse Saul era riuscito a sotterrare quel ricordo, o quanto meno ad attenuarlo, ma Gene potrebbe seriamente aver pensato, in quella manciata di secondi che separano la telefonata con Francesca da quella con Kim, tentata o riuscita che sia, di ricongiungersi con lei, di fare un ultimo e deciso tentativo per provare a essere felice, a ridare un senso a un’esistenza ormai irreparabilmente compromessa.

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Ciò che vediamo, invece, è il solito Slippin’ Jimmy che agisce d’impulso, seppur con la solita incredibile ed immancabile metodicità nell’organizzare le truffe. E’ come se quella telefonata abbia scatenato in lui un miscuglio di emozioni a metà tra la volontà di rinvenire il criminale nascosto che è in lui e quella di dimostrare qualcosa a qualcuno, a sé stesso in primis, come fosse un modo per farsi notare. Ma l’unica realtà è che tale comportamento gli fa sfuggire la situazione di mano, vuoi perché ha riassaggiato il brivido di un tempo, il sapore della vittoria facile, della truffa spettacolare, vuoi perché apprendere che la sua ultima vittima è malata di cancro accende in lui una lampadina che sa un po’ di rancore nei confronti di Walt, citato nella precedente puntata, o perché negli anni (soprattutto in quelli in cui ha avuto a che fare con lui) ha imparato a non fermarsi di fronte a niente e a nessuno, a non provare pietà. Fatto sta che Gene decide di scendere in campo in prima persona, molto probabilmente, come sembra voler suggerire anche l’ultimo teaser rilasciato da AMC che mostra la polizia giungere, presumibilmente, a casa della vittima, causando a se stesso l’ennesimo fardello, l’ennesimo ostacolo da superare. Sì, perché in fin dei conti Jimmy è sempre stato la causa principale dei suoi problemi, spingendosi oltre il dovuto nella maggior parte dei casi e restando vittima della sua smania di potere e di controllo. E nell’ultima puntata abbiamo appreso che questo discorso vale sia per Better Call Saul che per Breaking Bad.

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso

Better Call Saul

Le parole di Gilligan assumono senza dubbio un significato diverso, dopo quest’ultima puntata di Better Call Saul. Saul Goodman ha avuto un ruolo più che centrale nel percorso di Walter White all’interno di Breaking Bad. E’ stato proprio Saul a ignorare il consiglio di Mike e a puntare tutto sul progetto Heisenberg. E’ successo che, nell’incontro svelatoci per intero solo ora, ha visto in lui qualcosa di estremamente convincente, una luce, negli occhi di quell’uomo, così forte da portarlo immediatamente a pensare che per quanto folle, il piano criminale che tutti ben conosciamo sarebbe stato perfetto. Questione di sguardi o no, abbiamo appreso che il primo a credere in Walter White è stato proprio il solito Saul, come sempre carnefice e vittima di se stesso. E’ stato lui l’artefice del meccanismo malefico che lo ha portato, alla fine della fiera, alla sua condizione attuale, quella di Gene. Come Jimmy si era spinto troppo oltre, anche Saul lo ha fatto in realtà, e ora anche Gene, per quello che è sempre più un circolo vizioso senza concrete possibilità di vie d’uscita, di un cambiamento, con protagonista un uomo dai mille volti e dalle mille risorse che, però, è destinato a non cambiare mai.

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