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Better Call Saul: il ritorno di Gustavo Fring si accompagna a tanto simbolismo

Better Call Saul
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Dopo aver preparato il terreno nella premiere di terza stagione, Better Call Saul inizia a regalare i primi ritorni. Le anticipazioni su “Testimone” (3×02) sono state pienamente confermate, a partire dall’attesissima ricomparsa sulla scena di Gustavo Fring. Vince Gilligan in regia rimanda con gusto sadico l’apparizione del villain di Breaking Bad giocando sull’impazienza dei fan. L’atmosfera si carica di suspense a metà episodio: l’effetto registico del soft focus restituisce il primo frame con il proprietario di Los Pollos Hermanos in una voluta e accentuata sfocatura. Alle spalle di Jimmy si aggira una silhouette familiare intenta nella pulizia del locale. Proviamo a strizzare un po’ gli occhi, ma ormai è chiaro: è Gustavo Fring che segna il suo ufficiale debutto su Better Call Saul.Better Call Saul

In realtà l’intero episodio è arricchito da pressanti riferimenti a Breaking Bad. Gilligan strizza continuamente l’occhio ai fan più accaniti e li mette alla prova. Il riconoscimento più agevole fra i tanti è forse quello di Victor (Jeremia Bitsui), fedele scagnozzo di Gus già -evidentemente- all’epoca del racconto di Better Call Saul. Lo si ricorderà per aver occupato in maniera costante la seconda parte della terza stagione di Breaking Bad, prima di una precoce e misera dipartita.

Quasi irriconoscibile è invece Francesca, la smaliziata segretaria del futuro Saul Goodman. L’introduzione del personaggio di cui si traccia qui la genesi presta il fianco all’aggiunta di un nuovo tassello in quel complicato mosaico rappresentato dal rapporto tra Jim e Kim.

Ancora una volta si sottolinea nella scelta della segretaria la distanza che separa i due avvocati: da un lato la scrupolosa Kim, esigente all’estremo nella ricerca di un suo assistente; dall’altro il ben noto Saul, sbrigativo e concreto. È lui a forzare l’assunzione di Francesca nonostante le remore di Kim. Si tratta forse (certo?) di una scelta affrettata che fa seguito a poche e inconcludenti domande, ma pure valida. Il pragmatismo di Jimmy si manifesta nel mettere subito alla prova sul campo le doti di Francesca. Poche indicazioni, qualche spunto sull’atteggiamento da mantenere nei riguardi degli anziani clienti e il gioco è fatto.

Come già esposto nella recensione d’apertura di terza stagione, Better Call Saul sta predisponendo i tasselli che porteranno alla separazione da Kim e all’emergere del vero Saul Goodman. A piccoli passi, tutto procede in questa direzione.

Una piccola curiosità: il dialogo con Francesca sulla corretta nomenclatura della motorizzazione del New Mexico (Motor Vehicle Division / Department of Motor Vehicles) può apparire strana. Essa è certo funzionale a sottolineare il pressappochismo di Jimmy nel colloquio di assunzione. Ma c’è dell’altro: Gilligan sfrutta qui l’occasione per spiegare (e forse giustificare) le cause che portano di frequente Saul Goodman in Breaking Bad a chiamare la motorizzazione del New Mexico erroneamente “dipartimento” e non “divisione”. Un altro simpatico easter egg di cui il regista, come sappiamo, va matto.

Se il rapporto con Kim mostra solo le prime incrinature, molto più compromesso appare quello di Jimmy col fratello Chuck.

Come previsto Ernesto altri non era che un’esca usata da Chuck per suscitare la reazione del fratello. Il giovane avvocato e assistente, assalito dai dubbi, rivela tutto a Kim e quest’ultima, nel segreto professionale, a Jimmy. L’espediente usato dalla donna è ancora una volta un simpatico richiamo a Breaking Bad. La frase di Kim “Dammi un dollaro” e la replica di Jimmy: “Ne ho soltanto venti” trova un parallelo nella celebre scena di Breaking Bad (2×08) quando Saul afferma: “Mettetemi un dollaro in tasca” e Jesse: “Ho un pezzo da cinque”. In entrambi i casi si tratta, appunto, di una scappatoia legale che vincola alla segretezza.Better Call Saul

La scoperta della registrazione scuote il già precario equilibro di Jimmy. Sistemando la fettuccia del nuovo logo del suo studio legale ha uno scatto improvviso e la strappa violentemente. È evidente qui il riferimento all’episodio precedente in cui Chuck lo aveva catechizzato sul corretto modo di srotolare il nastro adesivo. Come conseguenza la linea di contorno sul logo risulta imprecisa. C’è tanto simbolismo in quest’immagine.

È la sintesi del continuo, frustrante tentativo da parte di Jimmy di non travalicare i confini (etici, soprattutto) impostigli dagli altri. In quella linea storta c’è la sfumatura più vera dell’autentico Saul.

Il piano di Chuck ha esito felice: il misterioso personaggio che apre l’episodio si rivela essere una guardia del corpo nonché utilissimo testimone in occasione dell’irruzione di Jimmy. Con questo stratagemma Chuck ottiene diversi risultati: può accusare il fratello di violazione di proprietà, di minacce e, cosa più importante, rendere ammissibile la registrazione in un tribunale. Jim, infatti, rinfacciando la vigliaccheria del fratello per la registrazione ne ha implicitamente ammesso la validità. Il tutto di fronte a due testimoni. Oltre alla guardia del corpo è infatti presente nell’abitazione anche Howard, socio dello studio legale HHM. Un breve approfondimento sul suo ruolo nell’economia dell’episodio si rende necessario. Su richiesta di Chuck, Howard raggiunge il collega per “vie traverse” in maniera tale da non poter essere visto da Jimmy. Ne scaturisce un divertente siparietto in cui lo vediamo scavalcare a fatica due muretti.

Può far sorridere questa lunga sequenza che anticipa l’ingresso nella casa di Chuck. Ma, come sappiamo, in Better Call Saul nulla è lasciato al caso. Better Call Saul

Howard fin dalla prima stagione ha rappresentato un modello a cui Jimmy tende(va) e nello stesso tempo un suo alter ego/nemesi. Riveste un ruolo ambito, è rispettato e dirige un rinomato studio legale. Gode pure della fiducia totale di Chuck (tanto agognata da Jimmy). Nello stesso tempo ci appare misurato, elegante, duro, impeccabile nei modi: l’antitesi di Jim.

In questo episodio di Better Call Saul lo vediamo proiettato in una situazione a lui per nulla familiare. Per comprenderla meglio dobbiamo tornare con la memoria al caso Kettleman della prima stagione. In quella circostanza Jimmy, ritrovata la famiglia, rivolge ai due coniugi queste parole “Chiedetevi questo. Chi vi ha trovati? Non vedo Howard Hamlin quassù a rovinarsi i suoi mocassini da trecento dollari”. È tutto qui il senso della scenetta di Howard: la sua rigida compostezza non gli permette di “sporcarsi le mani”, di agire con quella furbizia e concretezza che è invece tipica di Jimmy. E quando prova a farlo, sia pure solo per evitare di farsi vedere, risulta goffo e ridicolo, tutto ingessato nei suoi costosissimi vestiti. Questa immagine diventa allora funzionale a evidenziare per contrasto la distanza che separa i due uomini.

Inappuntabile e professionale Howard ma condannato al suo formalismo, smaliziato e casinaro Jimmy ma efficace nella sua concretezza.

Poco prima dell’incursione di Jim c’è spazio anche per un interessante dialogo tra lo stesso Howard e Chuck.

Chuck: “L’ipotesi più sensata è che tenti di rubare il nastro durante la notte”

Howard: “credi davvero che ne sarebbe capace?”

Chuck “Lo so con certezza”

Howard: “E come fai?”

Chuck: “Howard, conosco mio fratello”.

Trascorre un secondo appena e Jim bussa alla porta. Anche qui Gilligan gioca sull’ironia: l’ipotesi di Chuck è smentita immediatamente e segnala ancora una volta l’incomunicabilità e l’incomprensione che separa i due fratelli.

Lo spazio di trama dedicato a Mike è ampiamente fagocitato dalla figura di Gustavo Fring. Nonostante appaia per pochi istanti catalizza inevitabilmente la scena. I fan di Breaking Bad ritrovano con piacere la sua doppiezza: davanti a Jimmy è il servilistico e modesto impiegato/proprietario di un fast food. A distanza di poche scene appena, osservando Mike che si allontana, vediamo rivelata per un istante la sua natura più oscura: lo sguardo si fa pesante e fisso, l’espressione impassibile e minacciosa. È tutta qui la grandezza del trasformismo recitativo di Giancarlo Esposito.Better Call Saul

Altri piccoli easter eggs: Mike compra la Buick LeSabre del 1992, auto che possiede anche in Breaking Bad; torna anche la Volvo V70 di Gus.

Rispetto al lento avvio di stagione, in questo secondo episodio Vince Gilligan tenta di alzare il livello d’attenzione e l’interesse del pubblico. Che Better Call Saul non possa -e non voglia- avere la drammatica tensione di Breaking Bad è chiaro. Chi si aspetta il contrario è incappato nella Serie sbagliata. Nello stesso tempo il ritorno di Gus e di tanti personaggi secondari, la trama che inizia a entrare nel vivo e i piccoli “misteri” autoconclusivi (come nel caso dell’imperscrutabile personaggio che apre l’episodio la cui identità si rivela solo nella parte finale) restituiscono una puntata vivace e godibilissima che unisce alla sempre più maniacale cura dei caratteri un certo gusto nello sviluppo degli intrecci.

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