La regia di Vince Gilligan è costellata di idee geniali. Sia in Breaking Bad che in Better Call Saul ci sono un’infinità di piccoli dettagli che, oltre a stupire lo spettatore, calzano a pennello con l’atmosfera, la caratterizzazione dei personaggi e l’ambientazione. Insomma, se “il diavolo sta nei dettagli” il regista di Breaking Bad e Better Call Saul è il diavolo stesso. Persino i nomi non sono scelti casualmente, e credo che il più bel gioco di parole di Gilligan sia quello che caratterizza il personaggio in assoluto più amato e controverso mai creato: Jimmy McGill, ovvero Saul Goodman.
Ma la scelta del “nome d’arte” che Gilligan ha ideato per il personaggio di Jimmy è casuale?
È solo un divertente gioco di parole in inglese? La risposta è no, perché nulla nell’universo creativo di Gilligan è lasciato al caso. E stiamo per dimostrarvelo.
Appena ognuno di noi ha premuto play sulla prima puntata di Better Call Saul una domanda è sorta spontanea: se il nome di battesimo del protagonista è James McGill, da dove nasce lo pseudonimo Saul Goodman? La risposta a questa domanda l’abbiamo attesa per un po’, ma poi finalmente è arrivata: durante una curva discendente della sua carriera, Jimmy decide di recuperare qualche soldo speso rivendendo degli spazi pubblicitari che aveva già acquistato. Si improvvisa così regista, con un nome fittizio che è appunto Saul Goodman, gioco di parole che lui stesso inventa con l’idea di riprodurre i suoni di questa frase: it’s all good, man.
It’s all good man, va tutto bene amico, è tutto a posto. Quello che lo pseudonimo di Jimmy vuole trasmettere è rassicurazione, va tutto bene, pensa a tutto Saul, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Partendo dal presupposto che questa trovata è geniale – d’altronde a tirare i fili dietro le quinte è Vince Gilligan – la scelta di questo nome non è improvvisata. Anzi, è profondamente significativa.
Riflettiamo: chi è Saul Goodman?
Apparentemente è un avvocato da quattro soldi, vestito con completi colorati degni di un daltonico, con la missione di far assolvere casi disperati e garantire loro “speedy justice”, un procedimento legale veloce come se fosse la versione fast food di un processo degno di essere chiamato tale. Non prima, ovviamente, di aver ricevuto un sostanzioso assegno. In realtà, sappiamo che il mestiere di Saul non è solamente questo. Questa presentazione iniziale non è di per sé rassicurante, ma non lo è nemmeno il vero lavoro di Saul: la sua vera attività, lo scopriremo in Breaking Bad, consiste nel coprire pericolosi criminali nello svolgimento dei loro traffici, agevolarli e intascarsi una grossa percentuale come corrispettivo.
Ed è lo spirito con cui lo fa che lo contraddistingue, rendendolo un personaggio irripetibile. Dal primo momento in cui facciamo la sua conoscenza (cioè quando viene assunto per difendere Badger) il suo mood rimarrà pressoché lo stesso: tutto andrà bene, saprà destreggiarsi tra tutte le situazioni incriminanti e colpevolizzanti dei suoi clienti preferiti, cioè Jesse e Walt, facendo sembrare tutto così semplice, quasi una barzelletta. La DEA è coinvolta nel caso di Badger? Nessun problema, lo faremo uscire immune. Jesse viene brutalmente picchiato da un agente delle DEA molto arrabbiato? Tanto di guadagnato, ora Jesse diventerà intoccabile. Walt progetta di far fuori Jesse e Mike? No problem, si può fare.
Perché il potere di chi ha scelto un nome come Saul Goodman è questo: avere la soluzione sempre in tasca, così facile da non sembrare nemmeno vera.
E questa soluzione è come il biglietto d’oro per la fabbrica di Willy Wonka: introvabile, realizzabile solo grazie a un avvocato come lui. Insomma, il suo modo di fare verso i suoi clienti è costantemente ottimista. Ottimismo, però, non di certo gratuito, anzi: se le soluzioni che Saul trova sono come il biglietto d’oro di Willy Wonka è anche perché chi ne beneficia le paga davvero a peso d’oro. Saul per i suoi clienti è quindi una profusione di ottimismo, letteralmente “a tutti i costi”. E questo non solo per le ricche parcelle del nostro avvocato preferito. Il suo ottimismo si spinge davvero oltre al limite, senza alcun tipo di prudenza, volendo rassicurare anche quando tutto sta letteralmente andando a rotoli, anche quando Saul stesso o altri personaggi stanno rischiando la morte.
Persino quando si trova minacciato da Jesse e Walt con la pistola alla tempia e di fronte a una buca che sembra una fossa comune (ai tempi non aveva fatto ancora la conoscenza di dei due protagonisti di Breaking Bad), dice di mantenersi positivo, convinto che la fossa e le minacce di questi sconosciuti siano solamente “tecniche di negoziazione”.
Persino nel flashback che vediamo in Better Call Saul, quando alla fine di tutto scappa definitivamente per non farsi più trovare e saluta Francesca dicendole con un mezzo sorriso “what a ride”, che percorso che abbiamo vissuto, tentando di abbracciarla. Insomma, dall’inizio alla fine quando tutto cola a picco Saul Goodman sfodera un mezzo sorriso, condito con metafore pittoresche come quella del Belize o di Zanna Gialla, tentando di rassicurare gli altri: i guai legali dei personaggi non sono nulla fintanto che avranno come avvocato qualcuno come lui.
Se questa è una caratteristica della personalità di Saul, di certo Jimmy non può essere molto diverso.
Anche lui cerca costantemente di trasmettere quella sensazione di tepore rassicurante che tutti vorremmo sentire quando siamo davvero preoccupati. Ma l’ottimismo di Jimmy è diverso: è amaro, forzato, e nasconde in realtà dolore e tristezza. Jimmy è quello che cerca costantemente di apparire splendido agli occhi di Kim, anche quando la sua vita va a rotoli, anche quando ha perso la licenza d’avvocato e suo fratello è appena morto. Jimmy sembra prendere alla leggera il disturbo di Chuck, assecondandolo per farlo stare bene, infondendogli un senso di rassicurante ottimismo. Ma Jimmy non è ingenuo, ha perfettamente il quadro della situazione, ed è consapevole che il fratello sta scivolando nella completa rovina.
Che cosa distingue quindi l’ottimismo di Jimmy da quello di Saul? Forse ciò a cui girano attorno sia Breaking Bad che Better Call Saul: i soldi. Saul è un ottimista “a pagamento” e il suo lavoro è proprio quello di tirare fuori da qualsiasi guaio chiunque facendosi pagare non poco. Quindi, sono solamente i soldi? Non è facile rispondere a questa domanda, ma non è altrettanto facile rispondere a quest’altro interrogativo: è forse l’inguaribile ottimismo di Saul e Jimmy ad averli portati alla completa rovina?
L’ottimismo, il loro punto di forza, è ciò che li ha portati allo sfacelo?
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