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Mike Ehrmantraut è diventato Mike Ehrmantraut per colpa di Werner Ziegler

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Breaking Bad e sul decimo episodio della quarta stagione di Better Call Saul

Mezze misure, mezze soluzioni. Mezze soluzioni, nessuna soluzione. Va da sé che l’assenza di una soluzione amplifichi il problema, fino a renderlo ingestibile. L’ha capito a carissimo prezzo il poliziotto Mike Ehrmantraut, incapace di salvare la vita di una donna torturata dal marito. Aveva la possibilità di farlo, ma non l’ha fatto. Tradito da un barlume di fiducia nell’umanità, decise di graziare la bestia. Condannando a morte la povera vittima, uccisa brutalmente dopo poche settimane. La spirale del male avvolge ogni cosa e divampa in un incendio che distrugge tutto, quando si innesca nel profondo di un’anima perduta. Non lascia spazio alla redenzione, e segna il destino di chi avrebbe potuto fare qualcosa e ha invece esitato.

Lo vediamo nello sguardo malinconico di Mike, quando si confida con il nemico sottovalutato. Walter White lo ascolta attentamente, senza sapere che di lì a poco avrebbe fatto fuori un uomo che era ormai ad un passo dal lasciar perdere tutto e godersi in pace gli ultimi anni. Le mezze misure hanno ucciso lentamente il collaboratore più prezioso di Fring, nonostante avesse imparato la lezione e la impartisse saggiamente. Eliminato dalla scheggia impazzita, incontrollabile e delirante. A sua volta ad un passo dalla morte in più di un’occasione. Soprattutto una, quando è stato salvato da una scaltra telefonata. In quell’occasione ha rivisto gli occhi di Werner Ziegler, ne siamo certi. L’anima pura che ha trasformato Mike Ehrmantraut in Mike Ehrmantraut.

Better Call Saul

Winner, decimo episodio della quarta stagione di Better Call Saul, ha messo in scena uno dei momenti più difficili della vita complicata del tuttofare che non ha mai perso se stesso tra una parte e l’altra della legge. È il momento in cui Mike è stato costretto a mettersi alla prova, dopo aver tentato ancora una volta di appigliarsi alla famigerata mezza misura. Ma Werner, l’amico Werner, non aveva speranze. L’animo gentile dell’uomo che si è messo contro Gus Fring ha fatto un errore fatale, senza aver possibilità di farla franca. O lui, o Mike. Forse addirittura entrambi, se il secondo non avesse deciso di premere il grilletto evitando l’intervento del capo. Una decisione necessaria, in nome del futuro di Kaylee. E dolorosa, in virtù di una sensibilità che non è mai venuta meno.

Il rapporto empatico e diretto con l’ingegnere tedesco ha evidenziato una volta ancora il carattere di Mike, esploso in Better Call Saul dopo esser emerso solo in parte in Breaking Bad.

Un uomo leale, onesto e lucido. Cinico, quando serve. Senza amici né compagni, dopo esser uscito a pezzi dalla triste esperienza con Werner. Ad eccezione di un figlio acquisito, il derelitto Jesse. I concetti di bene e male vengono meno, se si parla di lui. E convivono armonicamente nel caos. Premere un grilletto non dovrebbe essere un problema, per uno come Mike Ehrmantraut. Ma il silenzio assordante della notte del deserto newmexicano rimbomba ancora nelle nostre orecchie e deflagra in uno sparo tragico che diventa poesia, riportandoci alla realtà di un uomo unico. Il nonno che sacrifica se stesso in nome della famiglia. Il boss che conosce il senso profondo della pietà, anche nel momento in cui non può lasciar spazio alle mezze misure. E il mentore che commetterà ancora il solito errore, firmando la sua condanna.

Better Call Saul

Mike Ehrmantraut, il Mr. Wolf apparentemente intangibile di Breaking Bad, nasce nell’istante in cui non si ferma di fronte ai propri sentimenti, togliendo la vita all’ingenuo Werner. E muore, a prescindere dagli eventi successivi, nell’istante in cui concede quella telefonata a Walter White.

Raggirato, in modo decisivo, dall’adozione di una mezza misura: sacrificare Jesse Pinkman al posto di un uomo che detestava e aveva già dimostrato di non essere affidabile. Circuito dalle lacrime subdole di un uomo che sembrava essere un altro Werner Ziegler e avrebbe potuto essere più utile da vivo che da morto, ma in fondo era tutt’altro. Un’esecuzione mai avvenuta, accompagnata ancora una volta da due parole, echi sinceri di un uomo sepolto in una notte del 2004 sotto le macerie del cinismo necessario, che in bocca a chiunque altro sarebbero sembrate sarcastiche: “mi dispiace”. Ci dispiace, Mike. Avresti meritato una fine diversa, altro che Belize. Soprattutto ora che ti conosciamo molto meglio. E abbiamo capito chi sei davvero.

Antonio Casu 

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