Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul nono episodio della quarta stagione di Better Call Saul
Un uomo mite di mezza età, esperto nel suo lavoro ma incapace di raccogliere appieno i frutti del proprio talento, scopre da un giorno all’altro di avere una grave malattia ed essere a un passo dalla morte. Allo scoramento iniziale segue subito una sorprendente voglia di rivalsa nei confronti della vita. Un’eredità da lasciare alle persone più amate, una svolta inaspettata. L’uomo mite senza precedenti penali si trasforma in un pericolosissimo criminale. Un chimico fenomenale che avrebbe potuto ambire legittimamente ad un Nobel, recluso tra le tristi mura di una scuola anonima, diventa in pochissimo tempo uno dei più grandi produttori di metanfetamine di tutti i tempi. Walter White muore. Nasce Heisenberg.
Questa storia la conosce chiunque, o quasi. Anche chi non ha mai visto un episodio di Breaking Bad. Ed è una storia straordinaria, tra le più geniali dell’era seriale. Tanto da mancarci immensamente, a cinque anni dall’indimenticabile Felina. Ma per fortuna c’è Better Call Saul. Quasi arrivata al tramonto della quarta stagione, è sempre più bella. E vicina alla serie madre, non solo sul piano narrativo. Heisenberg è morto e probabilmente non tornerà mai, ma l’avvento dello spin-off ha reso un po’ più semplice l’elaborazione del lutto. Walter White è morto, eppure forse è “tornato”. Reincarnato in Better Call Saul nello spirito di un uomo. Jimmy McGill? Per certi versi, ma non parliamo di lui. Noi stiamo pensando a Werner Ziegler.
L’ingegnere tedesco, responsabile della costruzione del laboratorio supersegreto di Gustavo Fring, ha sorpreso tutti. Soprattutto nell’ultimo episodio di Better Call Saul, intitolato (non a caso) Wiedersehen. Un termine ambiguo quanto un goodbye, sospeso tra l’addio e l’invito a rivedersi. Che sfumatura avrà, nel caso di Werner? È andato via per sempre? Oppure tornerà? Optiamo per la seconda, senza avere tanti dubbi. Anche se la fuga romantica attuata negli ultimi minuti della 4×09, capace di mettere in scacco l’attentissimo Mike, sembra quasi una missione suicida. Inspiegabile, da svariati punti di vista. A meno che non si valuti l’esistenza di un segreto che cambierebbe ogni prospettiva.
Per esempio una fine imminente, legata ad una malattia terminale.
Non sappiamo tanto di lui, ma abbiamo capito che un atto di coraggio tanto significativo e sprezzante del pericolo necessita di una motivazione fortissima. L’amore per una moglie sposata ventisei anni prima non è sufficiente, se si pensa all’altissima posta in gioco. I soldi in ballo sono tantissimi e non è semplice immaginare l’adozione di mezze misure per risolvere un problema del genere. Werner lo sa. Sa di aver firmato una probabile condanna a morte, ma è andato avanti lo stesso. La lontananza era davvero così insostenibile? È difficile pensarlo, quasi impossibile. Ma se l’arrivederci fosse in realtà un addio? Un addio alla vita, dettato da una bestia incurabile. Gli indizi, d’altronde, non mancano. E Better Call Saul, si sa, cura maniacalmente ogni dettaglio.
L’unione a doppio filo col tragico destino di Walter White si palesa nel nome, Werner. Lo stesso del premio Nobel per la fisica Heisenberg, “omaggiato” dal chimico con un soprannome divenuto leggenda. Evocato dall’eloquente scritta gialla sul masso in demolizione, molto simile a quella che il protagonista di Breaking Bad si ritrovò di fronte, a casa sua, poche ore prima di morire. “Wiedersehen”, mentre riecheggia “Heisenberg” . E poi c’è un momento chiave, quello che ha fatto venire più di un dubbio. Il momento della crisi di Ziegler, dirompente e senza spiegazione. L’ingegnere, messo alle strette da un rischioso inconveniente che rischia di mettere a repentaglio l’indispensabile esplosione, crolla in preda ad un apparente attacco di panico.
È davvero questo? Oppure c’è sotto qualcosa?
Non lo escludiamo: avere a che fare con dell’esplosivo, nel bel mezzo di un lavoro portato avanti per una persona senza scrupoli, agiterebbe chiunque, ma l’ingegnere è un vero esperto e ha sempre mostrato grande sicurezza. Ha portato a termine interventi del genere chissà quante volte. Eppure lui sembra terrorizzato, pietrificato. Al respiro affannoso segue subito dopo, non appena conclude la pericolosa sistemazione dei fili, un sinistro colpo di tosse. Molto simile a quelli a cui ci aveva abituato Walter White, devastato da un tumore ai polmoni. Richiamato in una sequenza successiva dall’indugiare insolitamente prolungato dell’occhio di Gilligan, splendido regista dell’episodio, su una sigaretta appena spenta da Werner.
Indizi. Indizi e speculazioni, al momento senza prove definitive. Ma spiegherebbero tutto, e darebbero un senso differente a ogni cosa. Dallo stato di salute deficitario mostrato al momento dell’arrivo nel futuro laboratorio, giustificato finora con i problemi nell’affrontare il viaggio, ai riferimenti reiterati all’eredità che lascerà al mondo dopo la sua dipartita, imparagonabili a quella di suo padre. Ridefinirebbero le priorità di un uomo dal grande talento, capace di mettere a repentaglio una grandissima occasione e la sua stessa vita in nome dell’amore. Con una fuga che non si spiega come possa andare a buon fine, se si considera che le misure di sicurezza adottate l’hanno sicuramente privato in via provvisoria di soldi e documenti.
Potremmo quindi ipotizzare che le conversazioni con la moglie non fossero tanto innocenti quanto si pensasse, e gli abbiano permesso al contrario di programmare la fuga col sostegno della donna. Un’occasione necessaria, alla luce di un lavoro dai tempi più lunghi del previsto che l’avrebbe privato della possibilità di dire addio per l’ultima volta alla persona più cara. Prima di tornare dopo un’assenza di pochi giorni e portare a termine il laboratorio, facendo leva sull’insostituibilità della sua figura per evitare l’uccisione e scongiurare l’ipotesi che la famiglia non possa ereditare l’ingente somma. Un po’ come farà Walter White qualche anno dopo con il medesimo datore di lavoro, chiudendo un cerchio più che sorprendente.
Analogie, tra un ingegnere e un chimico che lavorano nell’ombra per capitalizzare al meglio gli ultimi mesi di una vita anonima. E differenze, tra chi ha sostenuto di aver fatto tutto ciò per la famiglia e chi, invece, potrebbe averlo fatto realmente. Con la figura di Mike sullo sfondo, in evoluzione radicale nel passaggio da Breaking Bad a Better Call Saul. L’uomo che non conosceva più mezze misure è stato segnato da un’esperienza traumatica negli anni da poliziotto, ma potrebbe non esser stata l’unica. Gli ultimi episodi hanno mostrato la crescita del rapporto con Werner e una volta ancora la personalità empatica e sensibile di un sicario spietato dotato di grandissima umanità. L’evento, a prescindere da come si svilupperà, segna un passaggio chiave del suo sviluppo.
Mike Ehrmantraut, messo alle strette da un tradimento imprevedibile, potrebbe aver imparato tanto da questa esperienza.
E siamo sicuri che avrà rivisto molte sfumature di Werner negli occhi timidi e discreti del primo Walter White. Almeno fino al momento della comprensione di chi fosse davvero. L’innata simpatia nei confronti del chimico, incrinata irrimediabilmente e convertita in odio profondo alla comparsa del primo spettro, potrebbe essere figlia anche del tradimento di Ziegler, protagonista di una fuga geniale che avrebbe sicuramente fatto sorridere l’astutissimo Heisenberg. Vogliamo crederci, almeno per un secondo. E pensare nostalgicamente che il suo capolavoro sia andato distrutto pochi anni dopo per mano di un uomo non troppo dissimile. Anche se il biglietto di sola andata per il Belize è già pronto. Con una doppia prenotazione, segnata dal destino.
Antonio Casu