Mike Ehrmantraut non è un personaggio che si dimentica facilmente. Lo abbiamo conosciuto prima in Breaking Bad, lo abbiamo visto nel prequel/spin-off Better Call Saul e, nonostante il suo essere (soprattutto nella serie madre) un freddo killer, abbiamo trovato numerosi motivi per empatizzare con lui e farlo entrare nell’Olimpo dei migliori personaggi. Quello di Mike è un viaggio: un viaggio partito fin da quando era un poliziotto corrotto e conclusosi con la morte a opera di Walter White.
Per quanto cercheremo il più possibile di farci risucchiare dalla poetica del personaggio, non possiamo dimenticare una differenza narrativa rilevante: in Breaking Bad Mike è un personaggio secondario, in Better Call Saul è un personaggio principale/coprotagonista.
È quindi il momento di vivere questo viaggio e comprendere come Mike sia cambiato nei sei anni che separano gli eventi di Better Call Saul e Breaking Bad.
Il cambiamento del sicario di Gus Fring può essere individuato attraverso tre eventi simbolo che caratterizzano la sua vita. Uno lo apprendiamo in Breaking Bad, e fa riferimento a una fase della sua vita in cui era ancora poliziotto. Gli altri due ci vengono mostrati nella prima e nella quarta stagione di Better Call Saul.
Partiamo, dunque, dall’episodio cronologicamente più lontano, che Mike stesso ci racconta in Half Measures (3×12). Mike visita Walt per dissuaderlo dal cercare di aiutare Jesse e, per fargli capire come nel tempo lui stesso sia cambiato, gli narra una disavventura capitatagli quando era un poliziotto. Un uomo aveva ripetutamente picchiato la moglie, e Mike aveva deciso di dargli un’ultima opportunità, puntandogli una pistola in bocca e minacciando di ucciderlo se l’avesse toccata di nuovo. Inutile dire che, quando furono chiamati nuovamente, l’uomo aveva massacrato la donna al punto di ucciderla:
“No more half measures, Walt”.
Questo è ciò che imparò Mike in quella lontana notte. Ma siamo sicuri sia riuscito a rimanere fedele a questo mantra? Lo vedremo in seguito. Adesso, invece, ci spostiamo al secondo momento cruciale, mostratoci in Better Call Saul. Veniamo a scoprire, infatti, la storia più intima e personale di Mike, la storia di suo figlio Matty.
Nella puntata 1×06 di Better Call Saul, Five-O, emerge l’evento più importante del passato di Mike: la morte di suo figlio Matty. Quando era a Philadelphia, Mike era un poliziotto corrotto: lo erano tutti in quella stazione. Suo figlio, poliziotto come il padre, era tuttavia rimasto pulito. Dai flashback e dalle conversazioni tra Mike e sua nuora si evince, inoltre, che Matty non sapesse della corruzione di Mike e, nella telefonata notturna in cui lo scopre, vede distrutta l’idea di esempio di vita e mentore che aveva del padre, in quanto quest’ultimo glielo rivela.
Mike, inoltre, gli intima di lasciarsi corrompere, altrimenti i colleghi non lo avrebbero lasciato in pace. Nonostante il disgusto e l’odio provato per il padre, il ragazzo accetta. I suoi partner però, ormai non più disposti a fidarsi, lo uccidono ugualmente. Successivamente, Mike elabora un piano che gli permetterà di uccidere entrambi gli agenti, vendicando dunque la morte del figlio. Di tutta questa tragica storia, è interessante sottolineare un passaggio in particolare. Lo vediamo emergere nella conversazione tra Mike e sua nuora Stacey, tenuta all’oscuro di tutta la vicenda che ha portato il marito a essere assassinato.
La donna comincia a fare congetture, arrivando a supporre che Matty fosse stato corrotto e si fosse dunque cacciato in qualche guaio: la reazione di Mike è stupefacente. Per la prima volta, infatti, perde il controllo e urla, con le lacrime agli occhi, queste parole:
“MY SON WASN’T DIRTY!”.
Significativo, e in qualche modo più profondo che in italiano, è l’utilizzo della parola “dirty” (sporco) per dire “corrotto”: trasmette l’idea di assenza di purezza, che Mike non vorrebbe mai attribuire al figlio che lui stesso, sempre in lacrime, afferma di aver rovinato costringendolo ad accettare la mazzetta, senza riuscire comunque a salvarlo.
Ultimo evento, forse causa del cambiamento definitivo che porterà Mike a essere quello che abbiamo conosciuto in Breaking Bad, è il suo rapporto con l’ingegnere tedesco Werner, tragicamente conclusosi nella quarta stagione di Better Call Saul. Mike, anche qui inaspettatamente rispetto a come lo ricordavamo dalla serie madre, instaura un rapporto di rispetto e, in qualche modo, di amicizia con l’uomo responsabile della costruzione del futuro laboratorio di Walter White e Jesse Pinkman.
Tuttavia, Werner non sopporta più la lontananza dalla moglie e tradisce la fiducia di Mike e di Gustavo Fring, fuggendo. Nella dinamica degli eventi, rivela inconsapevolmente informazioni ai Salamanca in una conversazione con Lalo, fintosi uno degli uomini di Fring. Quest’ultimo fa capire a Mike che l’unica soluzione è silenziare Werner per sempre. Per senso del dovere e probabilmente perchè si sente responsabile dell’accaduto, Mike si offre di occuparsene. Così sarà: l’uccisione di Werner, a sangue freddo gli pesa come un macigno. Ma non c’è niente che possa fare per evitare questo tragico destino.
Questi tre macro eventi, dunque, forgiano il freddo sicario di Gus Fring visto in Breaking Bad.
Il punto è, tuttavia, che anche in Breaking Bad mantiene elementi di umanità che ci permettono di empatizzare con lui e con le sue scelte. Sembra, tutto sommato, (a differenza di Saul Goodman o di Walter White), un uomo ancorato ad alcuni principi che non devono essere violati. Pensiamo, sempre in Better Call Saul, al fatto che decide di uccidere Hector Salamanca perchè quest’ultimo ha ucciso l’uomo che ha liberato e aiutato l’autista del camion pieno di droga. L’autista che lo stesso Mike aveva legato per mettere il bastone tra le ruote ai Salamanca. Non c’era motivo di ucciderlo, e Mike non riesce a sopportare questa scelta.
C’è, in questo senso, qualcosa che gli permette di rimanere umano: in Breaking Bad e Better Call Saul Mike ha un forte legame con la nipote e la nuora. Vedere questo freddo sicario relazionarsi amorevolmente con la piccola nipote faceva un certo effetto in Breaking Bad. Ma dopo Better Call Saul ci è sembrato molto più naturale e normale. Mike si è assunto il compito di proteggere ciò che rimane della sua famiglia. Quest’ultima rappresenta uno dei valori in cui crede e, per un criminale, rischia di essere una debolezza, non solo una forza.
Nonostante tutti questi traumi ed eventi, Mike Ehrmantraut dimostra in Breaking Bad di non essere riuscito a imparare completamente dai suoi errori. Sarà questo a costargli la vita. L’esperto ex poliziotto aveva capito, ben prima che Walt uccidesse Gus Fring, che il chimico sarebbe stato un grosso problema per gli affari. Tuttavia, più volte decide di dargli una seconda opportunità. Forse per presunzione? O per bontà?
L’inutile omicidio che Walt compie eliminando Mike rappresenta un evento che forse neanche lo stesso Mike poteva immaginare.
Il suo viaggio, dunque, si conclude tristemente, senza lieto fine: i soldi che ha guadagnato col crimine non potranno andare alla nipote, in quanto sequestrati. Viene ucciso da Walt quando in realtà il professore di chimica poteva ottenere i nomi dei suoi uomini da Lydia. La seconda parte della sua vita è stata senza dubbio ricca di tristi avvenimenti: anche per questo, dunque, riusciamo ad amare un personaggio così ricco di contraddizioni.