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Il cappello di Heisenberg è l’anello di Saul

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Heisenberg. Saul Goodman. Walter White. Jimmy McGill. Quattro nomi per due uomini, due uomini per quattro identità. Nella più interessante delle rivisitazioni di Dr. Jekyll & Mr. Hyde di R.L. Stevenson, Vince Gilligan ha creato due personaggi (o quattro?) capaci di stregarci e conquistarci, di spaventarci e disgustarci, sia in Breaking Bad che in Better Call Saul. In quanto a giocare col simbolismo, il creatore delle due serie ha dimostrato di essere un maestro: ed è proprio questo che ci porta a pensare al cappello di Heisenberg e all’anello al mignolo di Saul.
Cosa significano questi due oggetti?

Bisogna innanzitutto partire dal presupposto che sia in Breaking Bad che in Better Call Saul niente è casuale: un gesto, uno sguardo, un oggetto possono rappresentare molto in quel microcosmo. Nello specifico, il simbolismo di Gilligan, inteso come l’impiego più o meno sistematico di simboli nell’ambito di un’esigenza espressiva, si colora di metafore a volte occulte, a volte talmente evidenti da non lasciare molto spazio alla fantasia. La prima volta che vediamo Walter White indossare il suo noto cappello nero è nel finale della prima stagione, quando lui e Jesse hanno un incontro con Tuco allo sfascia-carrozze per scambiare la droga con il denaro.
Perchè questo nuovo elemento?

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Interessante soffermarsi sul fatto che indossare un cappello rappresenta spesso un preciso intento comunicativo, che può variare dalla più semplice esigenza di originalità al voler simboleggiare la propria liberazione da qualcosa: ad esempio, nel mondo antico i liberti, gli schiavi che ottenevano la liberazione, sottolineavano la loro nuova condizione indossando il pileus o berretto frigio. Questo copricapo, come simbolo di libertà è stato ripreso, a distanza di molti secoli, dalla Rivoluzione francese. Ma se vi è un copricapo che significa libertà, vi sono, per contro, anche copricapo che significano schiavitù o prigionia.

Walter White indossa il cappello quando deve essere Heisenberg.
O meglio, lo fa fino quando è ancora possibile distinguere il confine tra le due personalità: dalla seconda metà della quinta stagione, invece, questa dicotomia sparisce, proprio a evidenziare quanto ormai Walt sia Heisenberg. L’utilizzo del cappello, dunque, prelude sempre ad azioni strategiche, malvagie, differenzianti. Ma, almeno all’inizio, può anche sembrare lo strumento attraverso cui Walt adotta un sistema di difesa contro i criminali con cui va a relazionarsi: gli incontri con Tuco e quelli con Gus sono tutti caratterizzati dalla presenza del cappello. E sono tutti momenti in cui Walt sa di essere potenzialmente in pericolo.

Ma spostiamoci momentaneamente sull’anello di Saul in Breaking Bad e, a partire dalla fine della prima stagione, anche di Jimmy in Better Call Saul.

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Come è ovvio e noto, indossare un anello non è affatto privo di significato, da secoli. Se negli ultimi decenni è più visto come una scelta di moda e accessoriale, fino a non molto tempo fa ogni anello, abbinato al dito sul quale è indossato, assumeva e racchiudeva una simbologia precisamente individuabile. La più famosa è, senza dubbio, quella legata alla fede nuziale indossata all’anulare della mano sinistra.
Ma, come sappiamo, Saul/Jimmy indossa un anello di poco valore, di colore dorato (ma senza dubbio non d’oro) e con una piccola pietra nera incastonata al centro: ma ciò che ci interessa è dove lo indossa. L’anello è infilato nel mignolo della mano sinistra. Non ci sono molti dubbi sul significato: storicamente, questa posizione di un anello individuava i mafiosi italo-americani e, più in generale, i delinquenti.

Non dimentichiamo, infatti, l’origine di questo anello. Marco, il compagno di truffe di Jimmy, lo indossava fino alla sua morte nel finale della prima stagione di Better Call Saul e, dopo il funerale dell’amico, vediamo che è Jimmy ad averlo preso. Possiamo notare (più grazie allo spin-off che a Breaking Bad) che, per quanto il concetto di simbolismo alla base sia lo stesso, l’anello per Jimmy ha una sfumatura leggermente diversa rispetto al cappello per Walt.

Il momento in cui Jimmy si impossessa dell’anello coincide con quello in cui decide che mai più la sua anima votata alla legalità gli impedirà di ottenere un tornaconto personale, lecito o illecito che sia. Il modo in cui l’anello viene sfruttato, visivamente e registicamente, è facilmente individuabile come l’anticamera dei momenti topici che Jimmy si trova ad affrontare. Anche solo il guardarlo, lo sfregarlo, prelude sempre a un momento in cui l’anima truffaldina del defunto amico Marco lo guiderà verso decisioni sbagliate.

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Il peso visivo che viene dato all’anello in Better Call Saul è coerente con il momento narrativo: nella serie, Jimmy è spesso attraversato da tempeste emotive e morali che lo spingono a volte a fare la cosa giusta, e spesso a fare quella deviata. In Breaking Bad l’oggetto è parte integrante del personaggio Saul Goodman, senza che se ne dia un’attenzione con primi o primissimi piani sulla mano sinistra: questo perché in Breaking Bad c’è l’automatismo al crimine di Saul, che ancora non c’è in Jimmy.

C’è, tuttavia, un momento in cui Jimmy non ha più l’anello: quando, dopo gli eventi di Breaking Bad, diventa Gene Takovic. Sicuramente il principale motivo è che l’uomo deve eliminare ogni genere di possibile identificazione con il suo essere stato Saul. Ma, se volessimo trovare una motivazione simbolica, ritorniamo allo stesso motivo per cui Walt, nella seconda parte della quinta stagione, non indossa più il cappello: non ce ne è più bisogno. Il simbolo è talmente parte dell’essere del personaggio che non ha più la necessità di rappresentare qualcosa che è e basta. Heisenberg è tale anche senza cappello, sia quando viene arrestato che quando compie la sua vendetta in Felina. Gene è Saul, e non ha bisogno di ricordarselo, non solo non guardando più l’oggetto, ma addirittura non avendo più bisogno di indossarlo. È questa la magia di Vince Gilligan: 

“Creazione e dissoluzione, poi di nuovo creazione poi ancora dissoluzione, è crescita poi decadimento, poi trasformazione! Ed è affascinante, davvero!”

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