(N.B. Questa lettera è stata immaginata per il Jimmy McGill ancora non al corrente della scena finale della terza stagione.)
Ehi Chuck,
sfrutto al massimo questo mio buon momento ora che sono nel pieno della seconda fase. Devi sapere che dal nostro ultimo incontro sto attraversando diverse fasi. Parlo di momenti nella giornata, attimi che diventano lunghi e interminabili, che hanno te al centro dei miei pensieri. Mi sei entrato nella testa, complimenti professor Moriarty, scommetto che con il tuo ultimo discorso era proprio quello che volevi.
Dicevamo, le fasi. Sostanzialmente posso ridurle a due, per non farla troppo lunga. La prima: rabbia. La seconda: compassione.
Quando mi ritrovo nella prima, e non sono io a deciderlo, giuro, non hai idea di quanto arrivi a odiarti. Il rimorso che ti ho detto di provare? Puff, sparito. Come se non ci fosse mai stato. In quei momenti dentro di me provo solo rancore, misto a una sommessa soddisfazione per averti battuto, di cui non vado fiero. È lo Sturm und Drang della mia anima, sono istanti in cui la sola cosa che voglio è dimenticare per sempre la tua faccia spocchiosa e giudicante. Poi però, purtroppo o per fortuna, arriva la seconda fase. E lì cambia tutto, in peggio se possibile. Torna il rammarico, vero e autentico, che tu ci creda o no.
Sono attimi in cui realizzo che non posso e non potrò mai cancellarti dalla mia vita Chuck. Ripenso al nostro ultimo incontro, al sollievo di non vederti più avvolto in quell’assurda coperta spaziale. La musica, il frigo acceso, le luci. È stato come se l’ultimo periodo non ci fosse mai stato, come fosse stato un brutto sogno, o come se fossimo tornati indietro nel tempo. Vederti tornare alla normalità è stato bello, sul serio. Uno degli arcobaleni più colorati che io ricordi, dopo mesi e mesi di sola tempesta. Poi la mente torna inevitabilmente alle tue ultime parole, al male che ancora una volta non hai esitato a inferirmi con gratuità e leggerezza. E lì per lì, sono combattuto. Da una parte lo accetto credendo di meritarmelo, almeno in parte. Dall’altra, torna il rancore ed ecco che ripiombo a bomba nella prima fase.
Questo è il limbo in cui mi ritrovo ora. So che se tornassi a parlarti magari mi scacceresti come hai fatto l’ultima volta.
Scriverti credo sia la mia ultima chance di togliermi qualche sassolino e farti sapere ciò che penso davvero.
Siamo davvero arrivati a questo punto? A doverci scrivere come due estranei, o come due amici di penna degli anni cinquanta? Nemmeno gli anziani con cui ho a che fare al lavoro scrivono lettere ormai, ma tu sei sempre stato un uomo d’altri tempi dopotutto. Una corrispondenza ti si addice proprio. Forse mi conviene fare come nella Serie degli anni ’60 di Mission Impossibile. Devo mettere alla conclusione di questa lettera “questo messaggio si autodistruggerà tra 10 secondi”. Potresti usarlo contro di me in qualche modo, ormai ne saresti capace. So per certo che la tua curiosità farà sì che tu legga queste righe fino alla fine. Perciò bando alle ciance e andiamo al sodo.
Sono dispiaciuto per come siano naufragate le cose tra noi due negli ultimi tempi. Te l’ho già detto, ci tengo a ribadirtelo. Tornassi indietro, probabilmente non farei alcune cose che ho fatto.
Non ho voluto io questa faida, Chuck. Faida che non è certo cominciata in tribunale, no. Sappiamo bene entrambi che questa storia va avanti da anni, più o meno da quando ho memoria.
Al tuo meglio mi hai sempre riservato più pietà e commiserazione che affetto. Mi hai sempre guardato dall’alto in basso, e come darti torto visto il disastro che ero. Il problema è che hai sempre mal sopportato i momenti in cui la vita mi sorrideva. Ho sempre intravisto nei tuoi occhi un’inspiegabile amarezza ogni volta che raggiungevo qualche effimero successo, specie se paragonato ai tuoi. Ogni volta che provavo a rialzarmi non ho mai potuto contare sulla tua fiducia incondizionata. E questo, davvero, non riesco a spiegarmelo.
Tu hai sempre avuto tutto, Chuck. Tu sei Chuck McGill, uno degli avvocati più rispettati e osannati di tutta Albuquerque. Perché mai dovresti dannarti l’anima nel vedere tuo fratello, una nullità come me, provare e riuscire per una volta a fare qualcosa di buono? Qualunque cosa io provi a fare non sarò mai noto come Jimmy McGill, ma come il fratello di Chuck McGill. Tu sarai sempre il Groucho della famiglia Marx. Quindi perché non riesci ad accettare che tuo fratello provi diventare qualcosa di più di un fallito da compatire o biasimare?
Le persone cambiano, Chuck. Possono cambiare in meglio. Sei l’uomo più intelligente che conosca, eppure sei così stupido da non capirlo.
Ce la sto mettendo tutta per mettermi il vecchio Jimmy McGill alle spalle. Pensi che non sia il primo a soffrire per gli sbagli che ho fatto? Che non sia il primo a odiarmi per tutto il male ho arrecato alla nostra famiglia? Io voglio cambiare il mio futuro in meglio. Sono un bravo avvocato, e tu lo sai bene.
Comincio a pensare che sia questo ciò che ti dà realmente fastidio. Pensi che la Legge sia solo tua, che io stia in qualche modo sconfinando nel tuo campo, mirando a toglierti qualcosa a cui tieni. Cristo Chuck, non sei più un ragazzino. Io volevo lavorare fianco a fianco con te alla HHM, saremmo stati imbattibili insieme. Avremmo fatto soldi a palate, tutto sarebbe andato finalmente alla grande. Il lieto fine delle avventure che leggevamo da piccoli. Ma no, tu hai deciso che il giocattolo è solo tuo, che se me lo avessi fatto anche solo tenere in mano avrei finito per lasciarlo cadere e rompertelo.
Io non sarò mai alla tua altezza. Non avrò mai il tuo curriculum, la tua integrità morale, la tua dedizione. Non puoi privarmi però della possibilità di essere un buon avvocato solo per ripicca o per una malcelata e puerile gelosia. Anche se spesso inciampo e faccio solo a modo mio, sono bravo in questo lavoro.
Ricordi cosa ti ho detto mentre aspettavo che venissero ad arrestarmi dopo la tua bella trappola? Sono stato estremamente duro, e di questo ti chiedo scusa. Però il messaggio di fondo mi sento di ribadirtelo, vecchio mio.
Se non fai qualcosa per cambiare anche tu in meglio, finirai solo per il resto dei tuoi giorni.
Non ti sei mai reso conto nemmeno per un momento di quanto tu sia stato scortese e indisponente in questi mesi di malattia. Non solo con me, con tutti. Hai usato Ernesto come una pedina per il tuo sporco piano, senza curarti minimamente del fatto che lui stesse solo facendo il suo lavoro. Credimi Chuck, sei stato un vero stronzo per tanto, tanto tempo. Chi ti rimane ora che mi hai cacciato via? Howard? Sappiamo bene entrambi che quel pomposo museo rigonfio di ipocrisia ti vede solo come un patrimonio da salvaguardare e non come un vero amico. Ti liquiderà alla prima occasione buona, stanne certo. Sarai pur guarito dalla tua condizione, ma devi scavare a fondo in te stesso per guarire la tua anima, fratello. Suona un po’ hippy come cosa, ma è la verità.
Anche se per noi due forse è troppo tardi, non permettere al tuo orgoglio e alla tua arroganza di farti fare terra bruciata intorno. Non sei mai stato un asso con le persone, hai sempre invidiato la mia affabilità con gli altri. So che fa male sentirtelo dire, ma è così e basta, inutile negarlo. Vedi? I motivi per cui mi odi vanno ben oltre la sacralità della Legge, il mio modo di fare autodistruttivo. Menti a te stesso ma sai che ho ragione. Metti da parte il rancore per me come ho fatto scrivendoti questa lettera e accetta il mio consiglio. Scendi dal tuo piedistallo e vedrai che le persone ti guarderanno con un occhio differente.
Credo che sia tutto quello che avevo da dirti. Spero davvero che la tua convalescenza proceda al meglio e abbia un lieto fine, proprio come Le avventure di Mabel. Quando tutto tra noi, anche se per poco, era pace ed armonia. Stammi bene Chuck, fumo l’ultima sigaretta prima di tornare a odiarti.
Tuo fratello,
Jimmy McGill
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