“Looks like a girl, but she’s a flame So bright, she can burn your eyes” (Girl on fire – Alicia Keys). Ecco, questa è Rhea Seehorn: una fiamma che entra nei personaggi. Rhea Seehorn per molti anni ha ricoperto ruoli da gregario. Cito due serie, più recenti dove ha recitato. Whitney (2011-2013), una sitcom trasmessa con due sole stagioni che l’ha vista ricoprire il ruolo di Roxanne Harris un’ imprenditrice divorziata che cerca un centro di gravità permanente affettiva. Franklyn & Bash (2011-2014), un comedy-drama a sfondo legale che l’ha vista interprete nel ruolo ricorrente di Ellen Swatello, un Procuratore Distrettuale, l’antitesi del suo successivo ruolo, finalmente, da coprotagonista di Kim Wexler, l’avvocato partner in crime di Better Call Saul fiore all’occhiello di Netflix Potrebbero essere stati i suoi natali artistici in produzioni non di rilievo a pesare ancora sul giudizio dei membri degli Emmy Award?
Less is more
Quando Rhea Seehorn ha incontrato il personaggio Kim Wexler aveva un’infinita possibilità d’interpretazione anche seguendo le linee guida degli autori e della sceneggiatura, come ogni attore davanti a un nuovo personaggio. La sua ricca esperienza di attrice in ruoli secondari le ha dato paradossalmente una marcia in più, la possibilità di vestire un ruolo che nell’intenzione originale degli autori non doveva essere centrale e soffiarci dentro un anima, una storia, una vita. Da un personaggio con poche battute alla figura complessa e affascinante di Kim Wexler, partner di un uomo che vive la sua vita su due livelli, Jimmy McGill e Saul Goodman, destinati a fondersi non generando una terza personalità ma prendendo parti dell’uno e dell’altro, creatura non orrifica come il mostro di Frankenstein ma perversa nella sua commistione. Il rischio per Kim/Rhea era di fare la fine di Skyler, la moglie di Walter White nella serie di Netflix che ha dato origine a tutto, Breaking Bad, percepita esclusivamente come ostacolo alla crescita del personaggio principale. Essere credibile, bilanciata nella parte della compagna di un uomo che vive di espedienti, avvocato che gioca con l’illegalità come un elettricista coi fili di una scatola di derivazione per trovare il proprio posto nella vita e riscattarsi dalla mancata affermazione professionale e personale, un uomo che non vogliamo sia fermato perché ha le sue ragioni e una capacità di montare imbrogli che in fondo invidiamo.
Rhea Seehorn assieme agli autori, che hanno capito tramite la sua interpretazione che Kim Wexler era lì per restare e non per riempire qualche episodio di Better Call Saul, è riuscita a farsi amare, rispettare ma anche spaventare in alcuni momenti. Stella Adler, una delle più famose e importanti insegnanti di recitazione in America, aveva un mantra per i suoi discepoli “Act is reacting”. Act ha il doppio significato di recitazione e azione, reacting è una contro recitazione, una reazione alle battute di altri attori. Rhea-Kim ruba la scena in maniera sottile, con un sorriso accennato di soddisfazione, di piacere, di apprezzamento o un semplice sguardo. Nella maggior parte delle scene ha modo di recitare senza dire nulla oppure aggiungendo a battute di poco conto piccole espressioni che raccontano il non detto come nella scena in cui Jimmy legge dopo la morte del fratello Chuck l’ultima sua lettera. La sua lettura è noncurante (mentre legge mangia dei cereali), Kim seduta accanto lo ascolta. La scena era di Jimmy-Bob Odenkirk sulla carta ma Kim-Rhea recita le sue battute non scritte nel silenzio delle sue espressioni. Guarda la lettera nelle mani di Jim, annuisce ad alcune frasi, dimostra anche il suo disagio nel vedere come Jimmy non stia reagendo.
Nel passaggio in cui parla di quando la loro madre ha portato a casa il piccolo Jimmy appena nato dall’ospedale alza lo sguardo dalla lettera e lo fissa su Jimmy che continua a restare impassibile e a leggere con lo stesso pathos che può suscitare una lista della spesa. Da quel punto in poi le lacrime di Kim-Rhea non restano più trattenute. Senza dire una parola si è aperta alla nostra lettura e ci ha raccontato molto di più di quello che le parole (non) hanno detto come quando stringe le labbra perché indecisa, sotto pressione oppure trattiene quello che vorrebbe dire. Le labbra lottano con le parole che non trova o non vuole/può dire, si ritraggono come le sue spalle chiuse nella sua posa professionale che fa di tutto per essere come quella dei suoi colleghi uomini. Lei è una donna trattenuta per il suo vissuto, per poter vivere/sopravvivere nel mondo della legge al 90 per cento maschile ma le sue emozioni affiorano sempre in superficie, un inizio di ebollizione che viene subito spento ma facciamo in tempo a vedere. La sua apparente durezza nasconde la più profonda vulnerabilità che è tutta nelle sfumature della voce (per chi non lo avesse già fatto, sentitela in originale).
La maledizione di Kim Wexler
La pregiata tequila Zafiro Añejo a quanto pare non porta fortuna a Kim Wexler e di conseguenza a Rhea Seehorn, una maledizione piuttosto. Ha dovuto aspettare la sesta e ultima serie di Better Call Saul per ricevere una candidatura agli Emmy Award ma la maledizione non si è infranta del tutto e non ha vinto. L’attrice che ha superato tutte le altre candidate come migliori attrici non protagoniste in una serie drammatica è stata Julia Garner in Ozark che per lo stesso ruolo aveva già ricevuto 2 Emmy Award. Non sapremo mai cosa ha fatto pendere l’ago della bilancia verso l’una piuttosto che l’altra ma resta la profonda sensazione che il giudizio finale non abbia scelto l’attrice giusta questa volta e Rhea Seehorn sia stata iniquamente penalizzata per l’interpretazione di un ruolo che è cresciuto con lei. I membri che votano per le categorie attoriali sono interpreti loro stessi e si fa fatica a capire le motivazioni oggettive dietro questa scelta se non che il pedigree artistico di Rhea Seehorn, che non vantava grossi titoli, sia stato determinante. La speranza è che la maledizione di Kim Wexler si dissolva completamente con il passaggio da Netflix a Apple TV+ con la nuova serie in produzione di Vince Gilligan che la vedrà protagonista indiscussa. “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci” (Mahatma Gandhi).