Better Call Saul è (finalmente) ricominciato e le prime 3 puntate hanno ripreso lo stile che conoscevamo, sia dal punto di vista narrativo che da quello tecnico-strutturale. Come è noto, Vince Gilligan (insieme a Peter Gould) è il creatore della Serie e, almeno per ora, regista delle prime due puntate. “Sunk costs”, infatti, è diretta da John Shiban, mentre è scritta Thomas Shnauz.
Come abbiamo ammirato in Breaking Bad, la regia di Vince Gilligan è riconoscibile, visto che attraverso citazioni e tecniche più volte usate è stato in grado di creare un “marchio“, inteso come simbolo del suo modo di stare dietro la telecamera. In questo articolo ci soffermeremo proprio su queste caratteristiche del regista e su quanto incide la sua presenza rispetto ai casi in cui alla regia ci siano altri autori.
Innanzitutto, partiamo da un dato molto più rilevante di quanto si possa credere: chi è il direttore della fotografia. Parliamo di Arthur Albert, uno dei componenti della crew fotografica di Breaking Bad, che era invece capitanata da Michael Slovis. In un’intervista a Wired, Slovis aveva affermato un suo dogma operativo che è utile per capire la strada che vogliamo percorrere nell’articolo:
“Il mio lavoro è interpretare la sceneggiatura. Non si tratta soltanto di mettere in scena la realtà, ma si tratta di elevare un’emozione”.
Proprio come in Breaking Bad, anche in Better Call Saul l’utilizzo di determinati colori è fondamentale per Gilligan; infatti, l’utilizzo degli stupendi paesaggi del New Mexico pieni del colore marrone del deserto viene valorizzato da quello che per Gilligan è la doverosa riconoscenza a un maestro come Sergio Leone: il campo lungo. Infatti, Gilligan consigliò a Slovis per Breaking Bad di vedere “Il buono, il brutto, il cattivo” per capire che cosa volesse dalla sua fotografia.
Del resto, e lo stesso avviene in Better Call Saul, l’utilizzo di colori più accesi (come il giallo, il marrone e il celeste nelle esterne) corrisponde a una maggiore dinamicità della scena; allo stesso modo, sfruttare colori più scuri (soprattutto negli interni) permette di trasmettere la drammaticità della sequenza mostrata. In pratica, si tratta sempre di colori che “non vanno spiegati” agli spettatori, sono intuitivi.
Oltre al citato utilizzo del campo lungo, che ha un centro di interesse ma qualsiasi esso sia è comunque inglobato nel paesaggio, Vince Gilligan ha due tecniche in particolare di cui ha fatto un utilizzo talmente elevato che si finisce per riconoscerle come il suo marchio di fabbrica nella Serie: il time-lapse (che non è propriamente una tecnica di ripresa) e il POV shot (Point Of View).
Il time-lapse, come anticipato, non è propriamente una tecnica di ripresa, ma un’accelerazione di una determinata sequenza: si posiziona la telecamera in un luogo che riprende per un certo lasso di tempo lo stesso paesaggio; poi, in fase di modifiche della sequenza, la si accelera. Così si ottiene un’intera giornata (con alba e tramonto del sole) in 15 secondi. In Breaking Bad e in Better Call Saul Vince Gilligan fa un uso frequente delle scene in time-lapse per motivi narrativi: far capire che è trascorsa un’intera giornata, dare dinamismo e ritmo ad alcune scene in interni (si pensi alla fabbricazione della bomba per uccidere Fring).
L’altro elemento invece è una particolare tecnica che vede la telecamera posizionata spesso o in luoghi che permettano di riprendere gli attori dal basso (l’esempio classico è quello nel bagagliaio di una macchina) oppure su determinati oggetti, mobili e immobili. Vince Gilligan inflaziona decisamente l’utilizzo del POV shot, visto che oltre a essere frequentissimo, lo troviamo nei posti più improbabili: sotto la padella trasparente per cuocere un uovo al tegamino è l’esempio più estremo a cui poter fare riferimento. Questa tecnica ci porta all’ultimo passaggio, che si è evidenziato nella seconda puntata di Better Call Saul, “Witness“: l’incontro fra Jimmy e Gus Fring.
La scena del recupero dell’orologio dalla pattumiera, oltre ad avere una rilevanza importantissima rispetto alla trama (essa in realtà inizia già nel momento in cui vediamo Gus, non a fuoco, girare per il locale), ha una costruzione perfetta; ci sono due diversi POV, uno sul bordo della pattumiera e uno sul fondo della stessa e tre telecamere, una in alto che riprende l’intera scena di Jimmy che rovista nei rifiuti del locale, una in basso che si concentra su Jimmy e una invece che si concentra su Gus.
Queste posizioni sono funzionali al graduale avvicinamento di Gus e soprattutto giocano sulla consapevolezza che lo spettatore ha del personaggio di Gus, e questo crea un’inaspettata suspense fondata sul pensiero che da un momento all’altro possa succedere o possa essere detto qualcosa di rilevante. Se l’obiettivo era quello, la scena è stata un successo.