Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su Big Boys.
Nel fitto marasma del mercato dell’intrattenimento audiovisivo, ormai, con tutte le piattaforme e i broadcaster che producono e rilasciano un quantitativo spropositato di titoli, è complesso orientarsi nella scelta delle serie tv a cui dedicarsi. Ogni settimana, siamo tempestati di rilasci, rinnovi, ritorni e cancellazioni. Trovare il titolo giusto sembra semplice ma, in realtà, non è tanto scontato come appare. Soprattutto, trovare il proprio spazio e lasciare un qualche tipo di segno è, oggi più che mai, una sfida ardua per qualsivoglia show per il piccolo schermo. Ed è per questo che molte serie tv di modeste dimensioni fanno spesso fatica a ritagliarsi una dimensione autonoma. Eppure, è nei racconti più semplici e sottovalutati che possiamo trovare nuova linfa. E’ il caso di una delle commedie britanniche più tenere degli ultimi anni, Big Boys.
Big Boys è la serie tv che cercate per il più tradizionale dei binge watch.
Approcciatami alla sitcom inglese senza particolari aspettative e alla ricerca di un’intrattenimento rapido e disimpegnato, ho invece trovato una delle serie tv più delicate e piacevoli dell’ultimo periodo. Big Boys è una commedia creata e scritta dall’autore comico britannico Jack Rooke, andata in onda sull’emittente Channel4 nella primavera del 2022. Attualmente composta soltanto da una stagione, la serie tv è purtroppo passata inosservata a livello internazionale, pur avendo conquistato la critica e il pubblico inglese con la sua toccante carica empatica e con l’umorismo accattivante che la contraddistingue.
Ambientata tra il 2014 e il 2015, Big Boys è raccontata dal punto di vista del goffo protagonista Jack (Dylan Llewellyn, già adorato nella comedy irlandese Derry Girls), studente diciannovenne con il sogno di diventare un giornalista. Le aspirazioni del giovane sul punto di sbocciare sono però ostacolate dal lutto per l’improvvisa scomparsa paterna, accadimento che lo fa piombare nel momento più grigio della sua vita e per la quale posticipa di un anno l’inizio del college. Nel tentativo di tenere nascosta la sua omosessualità all’esuberante madre Peggy (Camille Coduri), con cui ha un delizioso e sdolcinato rapporto, Jack fa il suo debutto nel mondo universitario. A metterlo alla prova, oltre al lutto e alle prime maldestre esperienze sessuali, si sommano la nuova indipendenza da studente lontano dal nido materno e Danny (Jon Pointing), il suo insolito coinquilino. Venticinquenne ma comunque anch’esso al primo anno all’Università di Brent, Danny è la spalla che il protagonista non avrebbe mai potuto immaginare. Disinvolto, emancipato, fisicato, eterosessuale e apparentemente senza filtri, il suo vicino di stanza sembra all’opposto di Jack. Ma in Big Boys gli opposti danno origine a un’alchimia irresistibile: l’amicizia platonica tra Jack e Danny, due giovani uomini, è il cuore pulsante di una serie tv che assume l’empatia a proprio punto di forza. Il tenero e formativo rapporto tra Jack e Danny sorregge con forza la sitcom: diversi in tutto, i due riescono a trovare in fretta un modo per completarsi. Senza malizie e con un sensibile riguardo l’uno per l’altro, si spalleggiano e sostengono in ogni occasione, dalla più dolorosa alla più bizzarra.
Varcando la soglia della maturità, Jack deve fare i conti con una moltitudine di riti di passaggio, ma non è solo, e nemmeno il solo.
Dai primi appuntamenti alle esperienze con alcool e club, Jack affronta i primi problemi del cambio d’età. Insicuro, maldestro e arrapato, il protagonista si butta a capofitto nelle nuove esperienze, accompagnato soprattutto dall’immancabile braccio destro. Dal canto suo, anche la vita di Danny non è tutta rose e fiori come sembra. Dietro alla splendente corazza di sicurezza ed estroversione si nasconde un giovane fragile, che cerca di districarsi tra problemi familiari e mentali. Con tono leggero, premuroso e malinconico, Big Boys racconta i suoi due protagonisti attraverso la prospettiva e voce narrante di Jack, molto più semplice da decifrare e veicolo parziale dell’esperienza autobiografica del creatore Rooke. Tra esagerazioni, assurdità e continue references alla cultura pop degli anni, la sitcom si rende estremamente godibile, ironica e dalla facilissima immedesimazione, nonostante la specifica e personale cura nel dettaglio. Ciò nonostante, complici tematiche come il lutto e la depressione, la storia non si riserva dal proporre momenti di riflessione, maturazione e catarsi per i suoi inesperti protagonisti, caratterizzandosi per un sottotono dolceamaro.
Big Boys è un coming-of-age toccante sulla sessualità, sulla salute mentale e sull’amicizia.
Nello show, la tridimensionalità dei personaggi è portata in primo piano soprattutto grazie alla carica empatica di cui ciascuno è rivestito. La relazione tra ognuna delle figure coinvolte nel racconto è portante per il dispiegarsi della storia. E, in questo, Big Boys potrebbe far strizzare l’occhio alle prime stagioni della colorata Sex Education, oltre per la delicata franchezza con cui rappresenta le giovani generazioni. Ritmata, stravagante e commuovente, la sitcom di Rooke ha un’emotività enorme, che abbraccia i suoi personaggi all’interno di un racconto di formazione per tutte le età. Senza particolari filtri e con il brio dello stravagante umorismo britannico, lo show rappresenta le bizzarrie della crescita in un modo che guarda, parallelamente, al passato e al presente. In aggiunta, il lungo flashback della prima maturazione del protagonista è accompagnato dalla voce narrante dello stesso Jack che sembra costantemente preannunciare dei risvolti aspri, seppur non ancora risolti fino a questo momento. Ma il continuo tono nostalgico, che aleggia nel dispiegarsi della storia, contribuisce ad attribuire un certo velo di mistero e amarezza. Questi sono l’ideale per smorzare e supportare brillantemente la parte più leggera ed eccentrica della serie tv.
La prima stagione attualmente disponibile si compone soltanto di sei episodi dalla durata di venticinque minuti circa.
Il che non lascia scampo a scuse. Che si sia appassionati di binge watching, o di una visione più dilazionata nel tempo, Big Boys è l’ideale. Il limitato numero di puntate, e l’altrettanto ridotta durata di ciascuna di esse, non fa che renderlo appetibile e facilmente recuperabile.
Dopo essermene abbuffata famelicamente e inaspettatamente, non posso che ribadire la rilevanza di una commedia così piacevole e delicata. E, fortunatamente, non rimarremo a lungo senza un’ulteriore dose di Big Boys. Infatti, la sitcom è stata rinnovata per una seconda stagione, le cui puntate saranno rilasciate, settimanalmente, proprio a gennaio, sempre su Channel 4. E’ l’occasione giusta per recuperare una delle serie tv più leggere, sottovalutate ed emozionanti del 2022.