Tacciata di non essere espressiva e dalla voce fastidiosamente monocorde, Maggie Siff viene spesso poco considerata per le sue qualità artistiche, nonostante abbia portato a casa parti importanti in serie che vengono ricordate come eccezionali. È Tara in Sons of Anarchy, Rachel in Mad Men e Wendy in Billions. Negli ultimi anni Maggie Siff è stata capace di accaparrarsi la parte della donna forte e indipendente, ma con qualche segreto ben nascosto nell’armadio e questo vuol dire che come attrice non può essere così male.
Probabilmente la faccia pulita e da brava ragazza l’ha aiutata anche dove, a quanto pare, l’espressività non arrivava, ma d’altra parte recitare in una serie per diverse puntate non è come avere una parte in un film. Se dal punto di vista cinematografico i risultati per Maggie scarseggiano, annoverando solo qualche ruolo minore e ancora più raramente da protagonista, (in pellicole per altro trascurabili), al contrario, ha collezionato diverse partecipazioni nel mondo della televisione.
L’inizio della sua carriera risale ai primi anni Duemila e la vede partecipare in diversi episodi di serie piuttosto in voga all’epoca: paziente deturpata dalle ustioni in Nip/Tuck, malata di osteoporosi in una delle prime stagioni di Grey’s Anatomy, un paio di ruoli in qualche episodio di Law and Order. Negli stessi anni, come si è già detto, conquista anche dei ruoli in film di moderato successo, in particolare Fratelli in erba con Edward Norton o Michael Clayton al fianco di George Clooney.
Ovviamente però le cose cambiano una volta ottenuto il ruolo di Rachel Menken, momento che sancisce per l’attrice il passaggio da: “Io questa l’ho vista, ma non mi ricordo dove” a ” Ah si, Maggie Siff me la ricordo in Mad Men“. Per non parlare di Sons of Anarchy, in cui ha interpretato un ruolo centralissimo e a dir poco intenso.
Le serie tv si sviluppano nel tempo e questo sottolinea l’importanza non solo di avere una trama capace di restare in piedi lungo diversi episodi, ma implica anche la necessità di una buona caratterizzazione dei vari protagonisti. Forse il dare la possibilità di vedere lo sviluppo di un personaggio rientra proprio fra gli aspetti più interessanti delle serie tv. La personalità, l’aspetto, le esperienze formative, tutto concorre a un’evoluzione del personaggio e se il lavoro di scrittura è sicuramente determinante in questo aspetto, allo stesso tempo un attore ha il compito di risultare credibile nel suo sviluppo.
Le capacità di Maggie Siff si vedono sulla lunga distanza. Tutti abbiamo pensato che Wendy Rhoades fosse troppo perfetta: la psicologa e life coach di Billions è professionale, empatica, brillante, ordinata, elegante, seria senza essere fredda, intelligente, ma non calcolatrice. Si fa rispettare dai clienti, spesso arroganti uomini d’affari, cosa che la fa spiccare nel suo ambito lavorativo, ma trova anche la maniera di far funzionare le cose nella sfera privata e familiare. L’espressività così semplice e quasi incolore di Maggie Siff si adatta benissimo a questi aspetti della personalità di Wendy, assicurandoci anche una certa credibilità quando invece si scoprono lati decisamente meno limpidi della sua natura. È con il susseguirsi delle puntate che emerge la parte più furba, egoista e quasi dominante del personaggio. Solo chi è capace di mantenere una faccia pulita al limite dell’asettico è plausibile in parti così ambigue, parti che devono mantenere una facciata per poterci veramente sconvolgere con la loro reale indole.
Il discorso non è poi così diverso se si parla di Mad Men. Rachel Menken sa che non è da poco essere una donna nel mondo degli affari di New York, alla fine degli anni cinquanta. Rachel ha l’obbligo di dover dimostrare di essere molto più intelligente, fredda, lungimirante e spietata di quanto non sia, per riuscire a stare a galla in una società fortemente maschilista come quella in cui vive Don Draper. Il personaggio riuscirà a farsi prendere sul serio, troverà il mondo di riuscire a conquistare prima l’attenzione e poi il rispetto di tutti i pubblicitari impegnati alla Sterling & Cooper e nel caso di Draper anche qualcosa di più. Maggie Siff anche in questo caso sfrutta quella freddezza, quella capacità di distacco, per rendere perfettamente l’idea della donna che deve far carriera, deve dimostrarsi inarrivabile, insensibile quasi distaccata. Il susseguirsi delle vicende lungo tutta la prima stagione di Mad Men ci dimostrerà che Rachel Menken non è solo risoluta e determinata, ma sarà anche capace di aprirsi a Don in maniera intima e sincera, ottenendo dal pubblicitario lo stesso trattamento.
E poi c’è il personaggio a cui Maggie Siff deve moltissimo: Tara Knowles Teller. La faccia da brava ragazza, seria e impegnata, la rende perfetta fra le corsie d’ospedale di Charming, ma al tempo stesso è credibile come perennemente innamorata del fidanzatino del liceo, Jackson, il classico bad boy. Ancora meglio se Tara risulta costantemente impegnata nel tentativo di redimerlo e salvarlo: dalle sue scelte, dalle cattive compagnie, da sé stesso in generale. Tara funziona se dotata di una bellezza pulita e discreta, che per altro ben si contrappone a quella di Wendy, madre del primogenito di Jackson, ben più appariscente.
L’evoluzione del personaggio sarà evidente nei cambiamenti di stile e di atteggiamento, ma va dato il merito all’attrice di permetterci di riconoscere sempre la stessa Tara dei primi episodi, anche quando perderà il lavoro, anche quando accetterà il distorto codice d’onore della banda di motociclisti, anche quando si ritroverà a dover affrontare i diverbi con Gemma o i tradimenti di Jackson. Dietro alla facciata da fidanzatina, nasconde un’indole forte, determinata e indipendente, in particolare sarà disposta a qualsiasi cosa pur di salvare la sua famiglia e alla fine di Sons of Anarchy quel “qualsiasi cosa” andrà preso alla lettera, in una delle scene più disturbanti delle serie tv ( leggi qui per maggiori dettagli). Va ammesso anche che, dopo la sua uscita di scena, la serie dedicata ai Samcro non sarà più la stessa e l’ultima stagione si rivelerà come una sorta di ultimo congedo generale. Forse l’apporto di Maggie Siff era decisamente di più che una faccia poco espressiva. L’attrice inoltre ha dichiarato di essere particolarmente affezionata al personaggio di Tara, non solo perché l’ha accompagnata per ben 6 anni, ma perché è proprio grazie a questa parte che l’attrice ha raggiunto la definitiva consacrazione.
Al netto delle critiche questa quasi cinquantenne è ancora capace di inscenare personaggi enigmatici e sorprendenti, sexy, ma discreti. Donne che quando meno ce lo aspettiamo riescono a cambiare l’andamento di una storia sorprendendo lo spettatore (e Don Draper, cosa decisamente da non sottovalutare) neanche fossero loro le vere registe della storia, le burattinaie che tirano fili sottili dell’emotività di altri personaggi.
Se Maggie Siff è davvero un’attrice poco espressiva allora ha capito come sfruttare la staticità del suo viso trasformandolo in un punto di forza, come una maschera rassicurante dietro alla quale nascondere intenzioni che non sempre lo sono.