È sufficiente la perfetta analisi della psicologia di un serial killer a rendere Black Bird la nuova Mindhunter? Sicuramente no, ma sarebbe altrettanto sbagliato non considerare le affinità esistenti tra le due serie crime.
Disponibile a partire dall’8 luglio sulla piattaforma Apple Tv+, Black Bird è la serie true crime che mostra le vicende del carismatico spacciatore Jimmy Keene (Taron Egerton) a cui, in seguito alla condanna a dieci anni di reclusione, viene offerta la possibilità di libertà totale a patto di riuscire a estorcere una confessione al sospettato serial killer Larry Hall (Paul Walter Hauser) in merito al luogo in cui ha nascosto i corpi delle sue vittime. La mancanza di prove a carico di Hall, infatti, rende molto plausibile la sua scarcerazione nonostante la sua confessione alla polizia, insufficiente per una condanna definitiva (anche) a causa del suo profilo psicologico; Hall era già noto alle forze dell’ordine in quanto bugiardo patologico che in più di un’occasione ha confessato crimini mai commessi, confondendo la realtà con quelli che riteneva essere sogni. Inoltre, l’aver condiviso il grembo materno con un gemello che si è nutrito di lui è stato causa di un lieve ritardo cognitivo, sufficiente però a rendere inattendibile qualunque sua dichiarazione agli occhi di una giuria. Jimmy Keene diviene dunque l’unico mezzo a disposizione della polizia per incastrare Larry Hall, con tutte le implicazioni che questo avvicinamento comporta, biforcando la narrazione da un lato nel dramma personale di Keene in carcere sotto copertura, e dall’altro nei momenti di dialogo tra Keene e Hall. Se in quest’ultimo aspetto risiede il maggiore punto di forza della serie, nonché il trait d’union tra Black Bird e Mindhunter, è nel filone narrativo dedicato a Keene che Black Bird perde invece di intensità rendendo indegno il paragone, nonostante la prova attoriale assolutamente perfetta di Taron Egerton, a cui non corrisponde però un ritratto sufficientemente realistico della vita in un carcere di massima sicurezza (probabilmente fin troppo semplificata al fine di rientrare nei tempi ristretti di una miniserie in sei episodi).
Tornando al punto di forza della narrazione, un discorso a parte va fatto per la rappresentazione impeccabile di Larry Hall da parte dell’attore Paul Walter Hauser. Un aspetto decisamente interessante sollevato da molti spettatori è la somiglianza tra Hall e il serial killer Ed Kemper (Cameron Britton), protagonista di Mindhunter. Ironicamente, Britton è stato anche protagonista della seconda stagione della serie antologica Manhunt:Deadly Games vestendo i panni di Richard Jewell, personaggio interpretato a sua volta anche da Hauser nell’omonimo film di Clint Eastwood. Il confluire dei due simili attori in un unico protagonista rende ancor più evidenti i tratti che differenziano il Jewell di entrambi dal Larry Hall di Hauser; mentre il primo nascondeva la sua intelligenza e il suo eroismo nella sua eccentricità e goffaggine, il secondo cela, nelle stesse caratteristiche fisiche, una natura idiosincratica e diabolica che esercita tuttavia una forte attrazione a chi gli sta attorno, rendendo difficile allo spettatore considerarlo l’antagonista della serie. In questo macabro gioco di contrasti, il killer Hall risulta quasi goliardico, per quanto agghiaccianti siano le sue parole (caratteristica in comune con Ed Kemper, di cui vi ricordiamo un articolo di approfondimento che potete leggere qui).
La scrittura perfetta del personaggio di Larry Hall finisce quasi per oscurare il vero protagonista Jimmy Keene, dal cui punto di vista è filtrata l’intera serie, tratta proprio dal suo romanzo autobiografico “In with the Devil: a Fallen Hero, a Serial Killer, and a Dangerous Bargain for Redemption“. Questo lieve squilibrio nelle parti narrative non deve però trarre in inganno: la nuova serie Apple Tv è pressoché perfetta, soprattutto per chi è alla ricerca di un prodotto simile a Mindhunter (simile, ma non sostituibile, nella misura in cui l’impianto narrativo costruito in 6 episodi risulterà necessariamente impari a fronte dei 19 episodi della serie di David Fincher).
Ad aumentare il peso drammatico di Black Bird è inoltre la toccante interpretazione dell’attore Ray Liotta nel suo ultimo ruolo, alla cui memoria viene dedicato il terzo episodio della serie. Il suo personaggio è quello di Big Jim Keene, padre del protagonista che viene colpito da un ictus proprio in seguito al forte trauma scaturito dalla condanna di suo figlio. Sarà proprio il desiderio di uscire in tempo di galera per salutare suo padre a spingere Jimmy a tentare di diventare amico di Larry Hall, almeno quel tanto che basta per meritarsi la sua fiducia (e la sua confessione), studiandone minuziosamente il profilo psicologico e regalandoci un tête-à-tête tra pari che mancava all’universo televisivo, e che rende Black Bird la serie del momento che, in fondo, non necessita di alcun paragone per essere apprezzata.