La qualità e l’acutezza interpretativa di Black Mirror sono unanimemente riconosciute dalla critica. La capacità che la Serie ha di sollevare questioni irrisolte e mettere in luce le problematiche del presente in una patina futuristica rappresentano i motivi del suo successo globale.
In ogni episodio la distopia di un futuro drammaticamente reale ci proietta nelle viscere del nostro tempo e ci induce alla riflessione. I contenuti sublimemente esposti passano soprattutto dalle immagini, spesso angosciose e stranianti. Ma, a ben guardare, anche nelle parole degli interpreti possiamo leggere sprazzi di genialità, espressione delle considerazioni sociali che Charlie Brooker è maestro nel presentare. Non c’è mai un giudizio univoco, una critica unidirezionale, una considerazione moralistica. Tutto è lasciato allo spettatore che ricava da sé il messaggio nascosto tra le pieghe della trama. Un messaggio che emerge qua e là in alcune frasi, architravi costruttive dell’acuta critica sociale -e umana- che Black Mirror ci restituisce.
Passiamo allora in rassegna alcuni pensieri esposti dai personaggi che si susseguono negli episodi antologici della Serie. Fermi nella convinzione che dietro queste parole si nasconde il più autentico e profondo messaggio di Black Mirror.
1) Desideriamo stronzate che neanche esistono! […] Siamo talmente apatici che potremmo impazzire. C’è un limite alla nostra capacità di meravigliarci. Ecco perché fate a pezzi qualunque cosa bella che vedete e solo a quel punto la gonfiate, la impacchettate e la fate passare attraverso una serie di stupidi filtri finché di quella cosa non rimane che un mucchio di inutili luci (Bingham “Bing” Madsen, 1×02)
Iniziamo da uno degli episodi meglio riusciti e più amati della Serie. Protagonista è Bing Madsen, apatico e indifferente a qualunque stimolo. La frase in questione viene pronunciata dallo stesso protagonista in un momento particolarmente drammatico. In queste parole è racchiuso tutto il senso dell’episodio. La società prospettata è un totalitarismo fondato sul consumo di programmi televisivi spazzatura che annichiliscono l’originalità di ogni individuo, privandolo dell’emozione. Anche l’amore, l’inaspettato sentimento che ridesta Bing, viene a essere banalizzato, riconvertito, involgarito e dato in pasto al consumatore. Fatto a brandelli da una società che non ammette la profondità di un’emozione ma solo l’esteriorità indolente di una massa lobotomizzata da porno e tv spazzatura. Dice niente?