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5 cose che hai pensato dopo aver guardato White Christmas (Black Mirror)

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2) Distopia quasi contemporanea

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Se cercate sul dizionario, alla voce Distopia, leggerete più o meno questo :”Utopia al contrario; situazione, condizione futura presentata e descritta come negativa, sgradevole e non auspicabile in alcun modo“. Ormai siamo abituati a leggere e guardare distopie molto frequentemente, quindi dovremmo considerarci abbastanza abituati. Il punto è che abbiamo sempre fisso in mente che: a. non si tratta di cose reali; b. si tratta, appunto, di un immaginario collocato in un futuro – spesso – distante. Per quanto riguarda Black Mirror, in generale, e, nello specifico, White Christmas, il punto è proprio questo: la storia che ci viene raccontata è più vicina a noi, al nostro modo d’essere, alle nostre abitudini di quanto non lo siano quelle mostrate da altri prodotti. E, allora, ci si spaventa di più, si riflette di più, il dardo arriva più facilmente al centro del bersaglio. Quello che ci viene raccontato sembra un futuro tanto vicino da essere sconcertante; ogni “assurdità” tecnologica che ci si presenta non è poi così “assurda”; ogni personaggio potremmo essere noi spostati solo di qualche decennio più avanti.

3) Il blocco è un concetto tremendo

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Proprio per quanto detto nel punto precedente, ci scopriamo spaventati di fronte a quanto ci viene mostrato. Personalmente, mi ha sconcertato molto la questione del “blocco”, che forse si fa solo espediente per riflettere su alcune dinamiche cui ci hanno (mal)abituato i social network e i nostri modi tecnologici di comunicare. Se ogni puntata di Black Mirror ci induce a riflettere su un diverso aspetto del nostro modo di comunicare e di vivere, lo speciale di Natale approfondisce diversi temi. Vediamo un po’ di quali si tratta. Va beh, ma se vuoi che smetta di scriverti bloccalo! Quante volte vi è capitato di dire o ascoltare una frase simile? Spesso, credo. Bene, White Christmas ci mostra l’esasperazione di questo sistema, di questo concetto. La puntata racconta la degenerazione dell’ossessione derivante da un possibile “blocco” esistenziale. Quando blocchiamo (o veniamo bloccati) su WhatsApp o Facebook cosa succede? Non è più possibile, per la persona bloccata, vedere il nostro profilo né contattarci e interagire con noi. Beh, nulla di diverso da quello che è sempre avvenuto quando due persone litigano e rompono un rapporto e una delle due decide di non aver più nulla da spartire con l’altra: è dall’alba dei tempi che funziona così, no? Più o meno. Ora la comunicazione è talmente pervasiva e immediata che la sensazione è amplificata: ci sembra di non esistere più per l’altra persona. Il “blocco” è una morte prima del tempo, se vogliamo metterla giù proprio dura. Tutto questo è ben rappresentato visivamente in Bianco Natale. L’ “invisibilità” cui si è condannati da un “blocco” è a dir poco tremenda: l’altro non ti vede più, non ti sente più. Si crea un muro comunicativo che da virtuale diviene reale. E non è forse questa la cosa da cui fuggiamo per tutta la vita: il sentirci invisibili agli altri?

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