Black Mirror 6 è arrivata su Netflix dopo la lunga attesa di chi le è rimasto fedele sin dal lontano 2016. Tuttavia, in questa stagione qualcosa non è andato proprio come tutti si aspettavano. La serie distopica ci ha infatti mostrato contenuti molto diversi da quelli che eravamo abituati a vedere, lontani dagli standard qualitativi e molto vicini alla piattaforma stessa.
La nuova stagione abbandona dunque in parte le vecchie fondamenta, offrendo 5 episodi discutibili che mettono in gioco i più attuali argomenti: dalla mania per il true crime a allo streaming e ai diritti dello spettatore, che spesso non è neanche consapevole di averli.
La true crime mania di Netflix attraverso Black Mirror
Da amante del genere true crime (e del crime in generale), gli ultimi anni sono stati davvero molto interessanti dal punto di vista dei contenuti offerti dalle varie piattaforme di streaming. Guardare i concorrenti è sempre cosa buona, e Netflix non solo si è basato sull’andamento dei suoi prodotti interni, ma ha guardato anche a piattaforme diverse: i social. Gli amanti del crime sapranno infatti che Youtube è una sorta di mondo incantato per quel che riguarda la fruizione di contenuti del genere, il canale di Elisa True Crime ne è sicuramente un ottimo esempio italiano.
Dunque la nota piattaforma di streaming si è dedicata sempre di più alla creazione di serie che potessero tenerci incollati allo schermo. Dal true crime con la famosissima Dahmer, che racconta la storia del terribile serial killer Jeffrey Dahmer al crime con Inside Man e tante altre. Netflix decide dunque di analizzare proprio questo fenomeno dedicando una intera puntata a una storia davvero agghiacciante. Sto parlando appunto di Loch Henry, con un episodio moralista che ci tiene incollati allo schermo. La puntata riguarda Davis e Pia, una coppia che ritorna nella città natale di Davis, dove si è verificato un terribile crimine. Su suggerimento soprattutto di Pia, i due decidono di cambiare l’argomento del documentario che stavano per girare. Inizialmente, il tema era un collezionista di uova rare, con l’importanza della biodiversità come punto focale. Invece, ora si concentreranno sul macabro episodio che coinvolge la cittadina deserta a causa di questo evento orribile. La riflessione del regista su questo episodio è più ovvia che mai: condanna chi sceglie di ricavare profitto dalla sofferenza di molte persone.
Black Mirror e la corsa contro il tempo
Le critiche nel primo episodio di Black Mirror sono tantissime e non sono solo rivolte alla piattaforma di streaming in sé. Prima di soffermarci sulla questione dei diritti e della privacy, l’altro tema che viene affrontato è sicuramente quello della viralità e della fuga di notizie in tempo reale. In passato le notizie circolavano con estrema lentezza, a volte quando lo scandalo era dichiarato in realtà era già passato. Ad oggi non è più così, pensiamo solo ad alcuni documentari su disastri naturali e pandemie, talvolta vengono fatte uscire le puntate che il disastro è ancora in corso.
Un esempio significativo di questa evoluzione è rappresentato dalla serie televisiva Black Mirror con Joan è terribile. La trama si basa su contenuti personalizzati generati dall’intelligenza artificiale con l’utilizzo di deepfake di attori famosi che interpretano persone normali. Joan, interpretata da Annie Murphy di Schitt’s Creek, è una dirigente di medio livello di una startup, e si ritrova a scoprire che i suoi eventi quotidiani sono diventati uno spettacolo televisivo patinato, con Salma Hayek nel ruolo principale. Da questo momento in poi, la situazione diventa sempre più complessa, con sovrapposizioni di livelli pieni di contenuti. La sua vita inizia una corsa contro il tempo, in cui la stessa Joan non si trova persa senza riuscire a controllare gli eventi le accadono intorno.
La pigrizia è un’arma a doppio taglio
Anche in questo episodio spicca comunque l’autocritica e dunque le famose autorizzazione che concediamo alla maggior parte dei contratti senza neanche leggerli. Quante volte abbiamo acconsentito a delle condizioni sui siti senza leggere neanche quali diritti stavamo concedendo?
Ecco Joan si ritrova in una situazione terribile proprio per questo motivo, la pigrizia la porta a firmare delle condizioni che essenzialmente le portavano via ogni diritto di privacy, ma lei lo scopre ormai quando è troppo tardi. A nulla serve dunque un avvocato, in quanto lei stessa ha acconsentito alla creazione di un programma che purtroppo si basa interamente sulla sua vita in tempo reale. Netflix con Black Mirror 6 fa dunque un grosso buco nell’acqua, ma riesce tuttavia a riemergere grazie a tre (anche il terzo episodio merita) episodi che mettono in gioco proprio il produttore di questa nuova stagione. Si autocritica, o forse lancia agli spettatori un messaggio forte: “siete voi i primi responsabili“.
Black Mirror è destinata a cambiare
Insomma, Black Mirror 6 è ben lontana dalle meraviglie di San Junipero o Ricordi Pericolosi, per non parlare di Bianco Natale (ne parliamo in questo articolo), puntate indelebili e che meriterebbero di essere viste e riviste in loop. Purtroppo però anche Netflix adegua i contenuti della serie al suo andamento standard, fatto di bassa qualità per favorire episodi più lunghi e a budget più limitati.
La tecnologia diventa dunque solo uno sfondo, a favore di messaggi più introspettivi, che non mostrano più i danni della tecnologia, ma quelli che l’uomo può compiere anche facendo a meno di essa, oppure prendendola decisamente sotto gamba.