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10 cose che Black Mirror ci ha insegnato su chi siamo

Black Mirror

La tecnologia è religione? Ormai non c’è più alcun dubbio. I fedeli aumentano in maniera vertiginosa, accrescendo la popolazione di una piattaforma sempre più adatta a crociate anonime, sempre più cruente e ingiustamente giustificate.

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È risaputo, la fede è un dubbio esaltato a certezza. Ma la tecnologia esiste, è concreta, riusciamo ad usarla ogni giorno. Cos’è allora che la rende così vicina alla religione? Probabilmente è proprio la fede, o la fedeltà che riponiamo in qualcosa che ci appartiene, anche se non riusciamo a capire fino a che punto. Black Mirror è la spiegazione che ci viene fornita per comprendere almeno uno, dei tanti punti di vista sulla tecnologia. Forse il più complesso, il più distopico e temporalmente lontanissimo, ma pur sempre denso di contenuti potenzialmente reali. La verità di Black Mirror sta infatti nei dettagli, quelli visibili e facilmente comprensibili e quelli nascosti, soggettivi e rivolti ad ognuno di noi come singolo utente.

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Cosa avrei fatto io?
È Black Mirror a chiedercelo, a renderci partecipi di un futuro ipotetico che forse non vedremo mai, ma che in ogni caso riesce a far paura e fa riflettere. Questa serie ci ha aperto gli occhi, sbattendoci in faccia infinite volte la verità su chi siamo.

1) Se un albero cade in una foresta deserta, fa rumore?

black mirror

Non esistiamo quando siamo soli, o meglio, siamo noi, ma nessuno può osservarci. Black Mirror ci ha mostrato quanto ci sentiamo inutili e invisibili quando nessuno ci vede. Abbiamo bisogno di sentirci osservati e giudicati. Ormai tutto ciò su cui è costruita la tecnologia è niente eccetto la dipendenza dal sociale. Senza connessione la nostra vita è solo nostra, l’interazione sociale è più difficile e più lenta ed è tutto più pesante. A Black Mirror è bastato metterci davanti ad una puntata come Nosedive (Caduta Libera), la prima della terza stagione, per dimostrare come tutto questo sia possibile. Il giudizio degli altri veicola le nostre scelte, peccato che l’opinione delle persone non ha nulla di oggettivo. Un albero che cade in una foresta deserta, non fa rumore. Non c’è nessuno che possa sentirlo, nessuno può avvertire il suono di un albero che muore. È la sintesi brutale e terrificante che la psicologia ci dà delle percezioni umane. Siamo noi a dare senso alle situazioni, e purtroppo siamo sempre noi a dare senso alle persone.

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