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La giustizia secondo Black Mirror

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Black Mirror è una Serie che illude. Ci racconta delle storie, e si prende gioco di noi mostrandoci un punto di vista diverso, dove il carnefice inizialmente sembra essere la vittima, per poi sbatterci in faccia la realtà. Non ci dà il modo né il tempo di pensare a un inganno, fino a quando non decide che è il momento di farcelo capire. È come se sapessero esattamente i nostri pensieri mentre guardiamo un episodio. Ci accompagnano passo passo nella visione, senza darci modo di poter immaginare la fine della storia, perché il finale non è mai così banale.

Ogni episodio racconta una storia diversa e affronta temi diversi. In questa circostanza, voglio concentrarmi su quattro episodi della Serie: Orso Bianco (2×2), Bianco Natale (episodio speciale), Zitto e balla (3×3) e Odio universale (3×6). Cosa hanno in comune? Il senso di giustizia.

Il secondo episodio della seconda stagione (Orso Bianco) è sicuramente uno degli episodi più scioccanti. La protagonista sembra essere una povera vittima ai nostri occhi. Vittima di esperimenti forse, visto che non riesce a ricordare nulla. Vittima di molestie da quelle persone che continuano a seguirla e riprenderla con i telefoni, senza rivolgerle mezza parola. E vittima di violenza fisica, da persone mascherate che vogliono ucciderla. Siamo spaventati per lei, con lei. Non capiamo molto di quella situazione, ma vogliamo che lei sopravviva. Fino a quando non scopriamo la verità. Colei che credevamo essere una povera vittima, è in realtà un’assassina senza scrupoli. Ci sentiamo arrabbiati, e anche un po’ stupidi per aver provato compassione per lei.

Finalmente capiamo tutto, e un senso di soddisfazione ci pervade nel vedere quell’assassina soffrire così a lungo e in quelle condizioni brutali. Ogni giorno la stessa sofferenza. Ogni giorno tutto si cancella, e tutto ricomincia. Un modo di fare giustizia singolare, crudele, ma a mio parere, più che giusto.

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La stessa sensazione di inganno l’abbiamo anche negli altri tre episodi citati. In Bianco Natale però, l’odio verso il protagonista è meno intenso, e non manca la compassione. Non giustifichiamo il suo gesto, ma comprendiamo la sua sofferenza, che lo ha portato a compiere l’omicidio. Una fine quasi peggiore della precedente, in quanto l’uomo in carne e ossa viene condannato, mentre il suo cookie è costretto a vivere per sempre in quel limbo, con la musica incessante, che lo porterà alla pazzia.

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In Zitto e Balla, è il colpo di scena finale a fare la differenza. Insomma, per quasi tutto l’episodio pensiamo che Kenny – il protagonista –  sia solo un ingenuo ragazzo vittima di hacker crudeli. Invece no, alla fine dell’episodio scopriamo che Kenny è in realtà un pedofilo. L’intento di quegli hacker quindi, è di intrappolare e smascherare coloro che hanno compiuto un gesto sbagliato, prendendosi prima gioco di loro, e assicurarsi poi che ricevano una giusta punizione per ciò che hanno fatto. Per l’uomo che ha tradito la moglie con una escort, la punizione è far scoprire tutto alla moglie. Per Kenny invece,  la punizione è ben peggiore, essendo accusato anche di rapina ed omicidio. Si può usare un mezzo sbagliato per arrivare al fine giusto? Secondo Black Mirror sì.

L’ultimo episodio che prendiamo in considerazione è l’ultimo della terza stagione, Odio Universale. In questo episodio è un uomo che decide di farsi giustizia da solo. Dopo aver visto quanto l’odio tramite web possa far male ad una persona – la sua coinquilina, che ha tentato il suicidio per questo motivo – escogita un piano tragico per avere giustizia. O se vogliamo, in questo caso si tratta di giustizia personale, quindi una vendetta vera e propria. Ad ogni modo anche qui veniamo ingannati, in quanto quest’uomo sembra incitare all’odio e successivamente uccidere le povere vittime di questi messaggi. Ma il suo scopo è un altro: vuole far fuori tutti coloro che hanno contribuito a incrementare l’odio verso queste persone, che per un motivo o per un altro, si sono ritrovate al centro di questi messaggi di morte.

Il suo intento riesce perfettamente: grazie alle api meccaniche, riesce a far fuori più di 380 mila persone, dando una lezione – con un epilogo crudele – a chi non comprende quanto potenti possano essere dei messaggi di odio. Anche se scritti tramite un social.

Quattro episodi, quattro modi diversi di fare giustizia.

La giustizia secondo Black Mirror è se fai del male, riceverai del male. Vige il principio dell’occhio per occhio. Perché in fondo, essere rinchiusi in una cella per qualche anno – dopo aver ucciso o distrutto la vita di qualcuno – non è giustizia. Per Black Mirror, se sbagli, devi pagare con gli interessi. Semplicemente, si restituisce il male che uno ha fatto. La legge è uguale per tutti è un principio che non vale per questa Serie, che invece dà ad ognuno ciò che si merita. Ogni colpa ha il suo prezzo da pagare, e il prezzo è sempre diverso. Ma sempre meritato. Ed è per questo che punizioni come quelle dell’episodio Orso Bianco potrebbero davvero funzionare anche nella realtà.

Una sofferenza lunga, crudele, ma giusta. Dove il carnefice è rinchiuso in una cella molto più forte di quella di un carcere: la sua stessa vita. È una cella da cui non può fuggire. E la giustizia sarebbe degna di chiamarsi tale.

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