Vai al contenuto
Home » Black Mirror

Black Mirror e il karma: tutti hanno ciò che si meritano

Un abbonamento che cambia il tuo modo di guardare le Serie Tv

Con così tante piattaforme e poco tempo a disposizione, scegliere cosa vedere è diventato complicato. Noi vogliamo aiutarti ad andare a colpo sicuro.

Arriva Hall of Series Discover, il nostro nuovo servizio pensato per chi vuole scoprire le serie perfette i propri gusti, senza perdersi in infinite ricerche. Ogni settimana riceverai direttamente sulla tua email guide e storie che non troverai altrove:

  • ✓ Articoli esclusivi su serie nascoste e poco conosciute in Italia
  • ✓ Pagelle e guide settimanali sulle serie tv attualmente in onda
  • ✓ Classifiche mensili sulle migliori serie tv e i migliori film del mese
  • ✓ Consigli di visione personalizzati e curati dalla nostra redazione (e non un altro algoritmo)
  • ✓ Zero pubblicità su tutto il sito

Scopri di più Hall of Series Discover

“Shut up and dance” è il terzo episodio della terza stagione di Black Mirror.
L’episodio tratta come tema principale quello dell’hackeraggio. Il protagonista, a causa di un malware, viene hackerato da un gruppo di sconosciuti che iniziano a ricattarlo minacciandolo di rendere pubblico un video registrato di nascosto dalla webcam del suo computer- in cui il protagonista si masturba.
Da qui partono le vicende i quest’ultimo che deve assecondare ogni richiesta dei ricattatori, da stupidaggini come recapitare una torta in una camera d’albergo a cose molto più serie come rapinare una banca a mano armata.
L’episodio mi ha messo parecchia ansia, non posso negarlo, ma non mi ha fatto impazzire come i due precedenti.
Black Mirror, da me amato principalemente perchè svolge tutto sotto forma di metafora, questa volta è rimasto parecchio ancorato alla realtà. Ma non è un male, perchè fondamentalmente è riuscito nel suo scopo: mettere in quardia dai criminali informatici.
Quanto crediamo di essere sicuri? Molto spesso non pensiamo al fatto che con dispositivi informatici non esiste la privacy. Che la nostra vita, racchiusa dentro uno smartphone o dentro un pc, è fondamentalmente alla portata di tutti.
Quante volte sui social iniziano a girare fotografie hackerate di gente famosa i cui Cloud sono stati presi d’assalto da criminali informatici? Eppure non ci pensiamo: se capitasse a noi? Se la nostra vita, le nostre cose più intime fossero prese e spiattellate sul web? E sappiamo benissimo che una volta messa online qualcosa questa è destinata a rimanerci per sempre.
Abbiamo provato empatia con Kenny: lo abbiamo visto come il ragazzino un po’ sfigato, bullizzato, che viene preso di mira senza motivo. Abbiamo sperato che giustizia fosse fatta, che ne uscisse illeso. Poi abbiamo scoperto l’arcano: in realtà non era innocente come credevamo che fosse. In realtà quelli che l’hanno hackerto cercavano di fare giustizia: infatti tutto ciò che che Kenny ha fatto per uscirne lo hanno portato solo a incriminarsi di più.
Alla fine dell’episodio, quando ovviamente i ricattatori se ne sono fregati del fatto che il ragazzo aveva rispettato tutte le loro richieste in cambio della salvezza e hanno ugualmente reso pubblico il video, Kenny è incriminato non più solo di pedopornografia ma anche di rapina e omicidio.
Insomma, giustizia è stata fatta.
La morale di questo episodio è abbastanza chiara ed evidente: internet non è un posto sicuro, da nessun punto di vista. E noi, coscienti di questo, dovremmo accettarne la pericolosità e viverla in maniera distaccata.