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Il messaggio di speranza di Black Mirror

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 3×04 di Black Mirror 

“La morte non esiste più. Non parla più, non vende più, mio folle amore. La vita non uccide più i nostri baci, i nostri sogni e le parole”. Se pensate che quel poeta di Francesco Bianconi non abbia niente a che vedere con quel genio di Charlie Brooker, non conoscete la storia di Kelly e Yorkie. Se non riuscite ad associare in alcun modo le note dei Baustelle alle suggestioni di Black Mirror, non avete mai visto San Junipero, quarto episodio della terza stagione di una serie tv che ci stupisce sempre.

Secondo Belinda Carlisle il Paradiso non è altro che un posto sulla Terra, e talvolta sembra strano pensarlo. Ma erano i ruggenti anni Ottanta, e ogni sogno era un’illusione che faceva dell’apparenza una filosofia di vita. Si esagerava, al punto da congiungere Inferno e Paradiso in un processo antropocentrico che trasformava ogni uomo in una sfida col destino da affrontare con sfrontatezza.

San Junipero è uno dei migliori episodi nella storia di Black Mirror ma, paradossalmente, è uno dei capitoli più distaccati dalla filosofia e dalla poetica dell’opera di Brooker. Qui c’è una speranza, un happy ending ed un utilizzo della tecnologia che, per una volta, non rappresenta una deriva della tecnologia che ci allontana dalla vita. San Junipero è un mezzo per mandare a quel paese la morte, e non esiste niente di più bello. A patto che l’amore allarghi i confini e faccia di una piccola città un mondo intero. Sennò ci si ritroverà intrappolati per sempre negli anni Ottanta.

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Questo episodio ci ha spiazzato fin dal primo momento. Stavolta non ci siamo trovati in un futuro indefinito, ma in un passato fin troppo delineato e dai contorni stereotipati, con il solito locale, l’abituale fauna umanoide, i drink e i deliri degli anni Ottanta. Avremmo potuto immaginare i volti dei nostri genitori indistinti in mezzo alla folla, ma la nostra attenzione è ricaduta subito su una ragazza bellissima e impacciata, timida e malinconicamente incapace di inserirsi nel contesto. È rimasta sullo sfondo, guadagnando così il nostro primo piano. Poi ne abbiamo vista un’altra, sensuale e inafferrabile: l’anima della festa, il deus ex machina che ha restituito agli 80’s un sorriso malizioso e illeggibile, banale solo all’apparenza. Già, l’apparenza: ognuno ha indossato una maschera, tranne loro due. L’attrazione, immediata e dirompente, ha celato una storia da raccontare inimmaginabile.

Le due ragazze, antitetiche, si sono scoperte uguali e allo stesso tempo diversamente differenti, legate da un filo sottile che abbiamo scoperto passo dopo passo attraverso un viaggio nel tempo che ci ha permesso di capire quanto la storia non sia altro che una questione di corsi e ricorsi. L’uomo è sempre uguale, cambiano solo le leggi dell’adattamento. L’amore è sempre uguale, senza regole. Abbiamo ritrovato Black Mirror in un letto d’ospedale, grazie agli occhi di Yorkie e il sorriso di Kelly. Le abbiamo viste in bilico tra una vita che non aveva più nulla da dare ed una morte che rappresentava una nuova occasione. Sono state nude di fronte all’immane cinismo di una vita che scorre senza mai degnarci di uno sguardo. Una era malata terminale, l’altra era morta, quasi da sempre. Ma si sono riscoperte giovani, grazie a San Junipero. Un software avveniristico è infatti capace di donare alle coscienze un mondo virtuale nel quale essere semplicemente libere, anche dopo la morte. Sensi e controsensi, in fondo: quando ci si sente liberi, lo si è realmente. Quando si percepisce il realismo di un universo fittizio, prende vita.

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San Junipero non è altro che un mezzo, l’amore fa il resto. Travolge tutto, senza compromessi. La passione non cancella le esperienze pregresse: scrive una nuova storia evitando qualunque sovrascrittura. Yorkie, purtroppo, non ha avuto bisogno di capirlo, Kelly sì. Si è trovata di fronte ad un bivio: tenere fede alle promesse di una vita a costo di non viverne una seconda, oppure far convivere due esistenze distinte in un unico abbraccio. Ha scelto di trasferirsi definitivamente a San Junipero con Yorki, ed è probabile che ognuno di noi avrebbe fatto la stessa cosa. Abbiamo sorriso, quando abbiamo sentito le note di Heaven Is a Place on Earth per l’ultima volta. Ci siamo lasciati andare ad un’espressione stupita, nel momento in cui ci siamo resi conto che Black Mirror sia stupendo anche quando stravolge le proprie regole, un po’ come fa un sentimento profondo con ognuno di noi. Anche se è solo una tenera illusione. La morte non è esistita più, sui titoli di coda. E abbiamo capito che l’amore è, talvolta, un rimedio ad ogni male.

Antonio Casu 

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