Black Mirror è uno show televisivo che è cambiato molto negli ultimi anni, talmente tanto da diventare anche un film interattivo, per il quale tutti hanno discusso agli inizi di quest’anno. Tuttavia questo primo prototipo interattivo per il piccolo schermo è servito, come di consueto, allo scopo primordiale di Black Mirror: la distopia. In questo caso noi stessi eravamo dentro il film. Eravamo la realtà di ciò che vedevamo, contribuivamo alla realizzazione di quel circo degli orrori nel quale il protagonista era destinato a recitare.
Come se ciò non bastasse, risale al 16 gennaio l’evento lanciato da Netflix Italia con il titolo di “Black Game”. Parliamo di un gioco in cui un ragazzo come tanti, per un’intera giornata, viene comandato da noi e ripreso tramite Stories su Instagram (qui nel dettaglio). La campagna pubblicitaria di Netflix con questo “gioco” ha raggiunto il punto di non ritorno, causando la frattura definitiva tra lo show che conoscevamo, prodotto da Channel 4, e quello che ormai conoscono tutti, prodotto da Netflix.
Esistono elementi, in alcuni casi abbastanza evidenti, di come il prodotto sia fortemente cambiato e si sia adattato ad un pubblico di massa. Pur mantenendo la sua struttura tecnica e il tema della distopia, Black Mirror rischia, con sempre maggior frequenza, di inabissarsi nel baratro della macchietta e dell’auto celebrazione. Per i nuovi fan probabilmente è difficile comprendere appieno quello di cui vogliamo parlare oggi, tuttavia con un occhio attento, siamo certi che ognuno di voi ha colto delle differenze fondamentali.
Oggi ve ne proponiamo cinque, probabilmente le più importanti: stile, attenzione verso le minoranze, budget, product placement e ovviamente il concetto di distopia.
1) Stile
Channel 4 è una casa di produzione britannica, e come tale ha un impostazione ben diversa dal colosso dello streaming americano. Il suo stile tecnico e narrativo è ben diverso, così come è diverso il messaggio che vuole veicolare al pubblico. Le riprese sono più ricercate, l’attenzione è rivolta ai dettagli, con fotografie più crude. Dalla terza stagione di Black Mirror si percepisce un cambio di rotta, probabilmente più orientato al pubblico di massa che all’occhio critico e alla riflessione.
Ne abbiamo esempi in episodi come Black Museum e U.S.S. Callister. Per quanto concerne Black Museum, abbiamo la più grande espressione di auto celebrazione di tutto lo show. Un episodio saturo di avvenimenti e personaggi (mal caratterizzati) con medesime tematiche già trattate in larga scala dalla stessa Black Mirror.
Parlando invece del primo episodio, U.S.S. Callister, il quadro che ne esce è una narrazione parodistica a tratti caricaturale dell’impostazione tecnica e narrativa a cui ci aveva abituato Channel 4, con colori accesi e una fotografia fluo del tutto decontestualizzata, che propone un’estetica di un mondo virtuale con chiari riferimenti a colossi della fantascienza quali Star Trek.